PREMESSA

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PREMESSA
 
 
Un documento chiacchieratoPergamena “di mm. 360×650, guasta da piccole lacerazioni nelle righe 1, 9, 16, 28, e da una grande lacerazione che ha asportato tutto il lato inferiore destro … dalla riga 34 alla riga 36”. Così nel 1957 Cesare Manaresi descrive il Placito Feretrano, un documento conservato nell’Archivio della Repubblica di San Marino. E lo giudica una “copia semplice piuttosto scorretta della fine del sec. XI”. Copia di un documento relativo ad una vertenza, del IX secolo, per il possesso di alcuni ‘fondi’ fra Deltone, vescovo di Rimini, e Stefano, “presbiter abbas monasterii Sancti Marini”. Ancor più severo del Manaresi era stato, nel 1913, Giuseppe Pochettino: “il documento è spurio”, cioè falso. Paul Aebischer nel 1962 scrive che il Placito “non è un originale e nemmeno una copia esatta e fedele dell’originale”. Carlo Dolcini nel 1981 adombra una “ipotesi di origine settecentesca” e, comunque, nel 1988 esprime “dubbi su eventuali interpolazioni del testo”. Si conosce inoltre il parere, vicino a quello del Pochettino, di Francesco Vittorio Lombardi.
Currado Curradi, nel 1981, esclude il Placito dalle “Carte del Montefeltro nell’alto medioevo”, di cui ha curato la edizione unitamente a Mario Mazzotti: “L’unico documento del secolo IX, che riguardi direttamente il Montefeltro, è il ‘Placito Feretrano’ dell’885, ma la sua autenticità è messa talmente in dubbio da ricerche più recenti che è sembrato non opportuno inserirlo nella raccolta”.
In conclusione, il Placito è un documento molto chiacchierato. E non solo in questo secolo. Già a qualche anno di distanza dal suo rinvenimento, nel 1749, sono emerse delle perplessità come si evince leggendo fra le righe del Contareni e dello Zucchi Travagli, contemporanei dello scopritore. E qualche grattacapo, fin dall’inizio, il Placito lo ha procurato addirittura al suo stesso scopritore, punto sul vivo, proprio a causa del Placito, da un suo giovanissimo allievo, in fase di lancio verso una brillantissima carriera: Giuseppe Garampi.
 
Il rinvenimentoLo scopritore del Placito è Annibale degli Abbati Olivieri: lo “rinvenni – si legge in un suo libro – io fortunatamente nell’Archivio della Repubblica di San Marino”. Di suo pugno egli ha scritto l’“Indice di tutte le Pergamene esistenti nell’Archivio Segreto della Repubblica di San Marino cominciato il dì 25. Agosto 1749. sotto il Capitanato dell’Ill.mo Sig. Giuseppe Onofri”, dove il Placito occupa il primo posto.
Il “Ch. Sig. Annibale degli Abbati Olivieri Patrizio Pesarese”, non essendo sammarinese, non avrebbe nemmeno potuto entrare nell’archivio della Repubblica. L’eccezione è stata spiegata con l’aver egli sposato una Belluzzi: famiglia antichissima e da sempre – ed anche in quel periodo – all’apice della comunità del Titano.
Nel 1749 il degli Abbati Olivieri (di qui in avanti, solo ‘Olivieri’) è uno studioso, quarantenne, di chiara fama. Ancor giovanissimo si era imposto all’attenzione della ‘Repubblica Letteraria’ con le sue ricerche sull’antichità. Poi aveva esteso il suo interesse anche al periodo medioevale. Ha già visionato archivi, trascritto – e fatto trascrivere – una quantità impressionante di documenti. Ha collezionato in proprio documenti, fra cui centinaia di pergamene, verso le quali non è fuori luogo parlare, in quell’epoca, di un atteggiamento feticistico. Corrispondono con lui i grandi, Ludovico Antonio Muratori, Apostolo Zeno, gli eruditi delle zone viciniori, Luc’Antonio Gentili, Anton Maria Zucchi Travagli, Giambattista Marini, e tanti altri “prodighi di ricerche, notizie, trascrizioni”. Fra questi gli archivisti di Ravenna e di Rimini, dati i suoi rapporti, rispettivamente, di parentela coi Fantuzzi e di amicizia coi Garampi.
Eppure anche l’Olivieri, pur così esperto, incappa in una seria difficoltà proprio all’inizio del suo “Indice”, proprio sul quel primo documento, sul Placito, che – seguendo un ordine cronologico – egli mette per primo essendo il più antico in assoluto di tutto l’archivio. Trova difficoltà a datarlo. Nel testo del Placito la data è espressa direttamente per quanto riguarda il giorno ed il mese, die vigesimo mense februario, mentre l’anno viene indicato attraverso i nomi del papa e dell’imperatore in carica in quel momento seguiti dall’ordinale, rispettivamente, dell’anno di pontificato e di ‘imperio’: atriani …  pontifice …  anno  consecrationis … tertio e Karolo … magno imperatore anno quinto.
Perciò per individuare l’anno di stesura del Placito bisogna anzitutto cercare nella storia il periodo in cui, in contemporanea, si è avuto sulla Cattedra di San Pietro un papa di nome Adriano e sul trono un imperatore di nome Carlo. Individuato questo Adriano (o questo Carlo), si desume dalla storia l’anno di inizio del suo pontificato (del suo ‘imperio’): l’anno tertio di tale pontificato (l’anno quinto di tale ‘imperio’) è l’anno di stesura del Placito.

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