Rimini. La ferita dell’anfiteatro: chiuso e nel degrado

Rimini. La ferita dell’anfiteatro: chiuso e nel degrado

La ferita dell’anfiteatro: chiuso e nel degrado Il Comune promette: «Lo riqualificheremo» Mezzo milione per fare nuovi scavi archeologici e rendere l’area fruibile

Vieni oltre e vedrai anche l’anfiteatro romano. È uno degli interventi previsti dal Comune e messi, nero su bianco, nel corposo dossier di 64 pagine per la candidatura di Rimini capitale italiana della cultura 2026: la nuova campagna di scavi archeologici e (finalmente) la valorizzazione dell’antica arena. Era ora. Perché tra i monumenti romani in città l’ anfiteatro, uno dei più grandi in Italia, è l’unico abbandonato a sé stesso. Non è mai aperto al pubblico. Non sono previste visite guidate, le poche che si fanno avvengono col contagocce ma vanno richieste con ampio anticipo. Qui i turisti non possono entrare, eppure in compenso ogni giorno si vedono entrare ragazzini, sbandati e spacciatori. Scavalcano la staccionata di legno e il gioco è fatto. «Ma questo è stato il Colosseo di Rimini? E perché allora si trova chiuso al pubblico, in queste condizioni?», chiedevano ai passanti l’altro ieri tre turisti del Belgio. Mappa di Rimini alla mano, pensavano di essere arrivati nel luogo sbagliato trovando tutto sbarrato e tre cartelli in croce con pochi cenni di storia dell’antica arena. Pensare che l’anfiteatro di Rimini, eretto tra il 119 e il 138 dopo Cristo, fu uno dei più grandi all’epoca. E poteva ospitare fino a 15mila persone (…)

Articolo tratto da Resto del Carlino

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