Rimini. Ostetriche accusate di omicidio colposo, spunta l’opposizione all’archiviazione

Rimini. Ostetriche accusate di omicidio colposo, spunta l’opposizione all’archiviazione

Ostetriche accusate di omicidio colposo, arriva l’opposizione all’archiviazione. Lo scorso 5 novembre il bimbo che dovevano far nascere a casa venne alla luce morto in ospedale

ENRICO CHIAVEGATTI – “L’analisi della condotta delle professioniste ostetriche ha consentito di rilevare alcuni errori diagnostico-terapeutici, di seguito elencati: mancata diagnosi di prolungamento patologico della prima fase del parto, secondo l’ipotesi 2 (dilatazione completa avvenuta alle ore 00.00-00.30) e mancato trasferimento in ospedale per la somministrazione di ossitocina, mancata diagnosi di prolungamento patologico della seconda fase del parto, secondo l’ipotesi l (dilatazione completa avvenuta dalle ore 16 alle 18.30) e mancato riferimento a medico specialista oltre alla mancata somministrazione di terapia antibiotica dopo 18 ore dalla rottura delle membrane e al mancato trasporto in ospedale all’esatto momento di 24 ore dalla rottura prolungata delle membrane. E ancora il trasporto non corretto in auto privata anziché con chiamata del 118 e la mancata rilevazione dei parametri materno-fetali in tale trasporto”. Sono le osservazioni, messe nero su bianco, fatte dai periti nominati dalla procura della Repubblica, la dottoressa Arianna Giorgetti e il professor Pantaleo Greco, nell’inchiesta sulla tragedia di Alessandro, bimbo che doveva nascere in casa, venuto invece alla luce privo di vita lo scorso 5 novembre all’ospedale “Infermi” dopo un lunghissimo travaglio gestito da due ostetriche (una riminese di 26 anni e una 45enne faentina) indagate per omicidio colposo. (…)

“Quando i genitori di Alessandro hanno saputo della richiesta di archiviazione – sottolinea l’avvocato Venturi – sono rimasti sconvolti. Non solo. Sono stupiti dal fatto che non sia stato loro contestato il falso in atto pubblico per la stesura del doppio ‘Diario della nascita’ (ndr) e non sia stata considerata una azione dolosa: gli stessi periti scrivono di non aver potuto tenere in considerazione il secondo diario scritto in ospedale dopo il ricovero perché l’originale era stato dimenticato a casa”. (…)

Articolo tratto da Corriere Romagna

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