San Marino. Banca Centrale, stipendi medi e qualche dubbio sul bilancio

San Marino. Banca Centrale, stipendi medi e qualche dubbio sul bilancio

BCSM, stipendi medi da oltre 4200 euro al mese e qualche dubbio sul bilancio

Deroga di legge da brividi, in violazione ai principi contabili generalmente accettati” E 19 milioni potrebbero arrivare sul groppone dello Stato

Non esiste più la mezza stagione, si stava meglio quando si stava peggio, la frutta non ha più nessun sapore e… le banche di San Marino devono potersi aprire al mercato esterno, le banche estere devono poter venire a investire a San Marino, serve il memorandum di intesa con Banca d’Italia, sarebbe bello avere accordi con Bce per l’emissione di titoli del debito e Cassa di Risparmio deve tornare a fare utile…

 Ecco, il dibattito breve e povero quindi necessariamente pacato, sulla presa d’atto del bilancio 2019 di Banca centrale si è risolto in una accozzaglia di luoghi comuni sul sistema bancario, triti e ritriti da anni, ripetuti anche dai consiglieri più giovani, senza far mancare qualche complimento di piaggeria alla nuova governance e senza dare neppure una informazione concreta su questi ritrovati buoni rapporti con Via Nazionale, che però fanno il paio con il famigerato memorandum di intesa, del quale tuttavia non si vede l’ombra. 

Questo anche se il Segretario alle finanze Marco Gatti ha detto che “l’istituto è riuscito a riaprire il dialogo con Banca d’Italia e le interlocuzioni per giungere al Memorandum d’Intesa sono proseguite per tutto il 2020”. Ha poi aggiunto che i memorandum potranno essere più d’uno. Si vedrà.

Intanto Gerardo Giovagnoli di Npr auspica che la “dirigenza possa arrivare a termine del suo mandato, mai successo prima, quindi fino al 2023 per il presidente, e per il direttore un anno in più”. Il problema è che il Direttore non è stato ancora nominato, perché attualmente c’è un Vice-Direttore facente funzione.

Intervento degno di nota, perché improntato alla concretezza nella lettura del bilancio, quello del Consigliere del Pdcs, Stefano Giulianelli, che aveva già avuto modo di esprimersi criticamente in particolare sul mancato deposito dei bilanci del 2018 e 2019 di Banca nazionale sammarinese. Giulianelli nel valutare il documento contabile di Via del Voltone evidenzia gli elevati costi, ancora, per il personale e una deroga di legge che definisce “da brividi” capace di fare ricadere il buco da 19 milioni di euro di Bns sullo Stato .

“Il bilancio in estrema sintesi – dice Giulianelli – ha fatto registrare un utile di esercizio pari a circa 50 mila euro, prudenzialmente accantonato al fondo rischi finanziari al fine di una maggior patrimonializzazione della banca. E’ stato possibile ottenere il risultato positivo per aver abbattuto i costi amministrativi per circa 2,3 milioni di euro circa. La voce salari e stipendi ha fatto registrare infatti riduzione di 685.000 euro, nonostante ci siano ancora significativi margini di ottimizzazione per le voci di spesa del personale.

La retribuzione mensile netta per dipendente supera infatti di media i 4.200 euro. Tuttavia il contributo più significativo è rappresentato dalla gestione dei titoli di proprietà. I profitti da operazioni finanziarie sono stati di 5,8 milioni di euro, contro le perdite di 4 milioni di euro dell’anno 2018. Nel corso dell’esercizio 2019 la banca è riuscita ad azzerare il portafoglio titoli immobilizzato, cedendo i famosi titoli Demeter acquistati nel corso 2017 in violazione del regolamento interno di Bcsm, e iscritti nel bilancio 2018 per oltre 40 milioni di euro. A conti fatti l’operazione Demeter ha prodotto perdita di 1,8 milioni di euro, perdita spalmata in parte già nel bilancio 2018.

Fin qui l’analisi dei dati economici della banca potrebbe far pensare le cose non siano andate così male alla nostra Bcsm. Tuttavia ci si accorge presto della solita deroga di legge che ha consentito a Bcsm di iscrivere la propria partecipazione in Bns al valore nominale. Tale deroga di legge ha concesso al Consiglio direttivo di non procedere alle svalutazioni delle partecipazioni in Bns per perdite durevoli, e impedito di far emergere una perdita potenziale in bilancio di almeno 19 milioni di euro.

Una deroga di legge da brividi, in violazione ai principi contabili generalmente accettati, che ha consentito un risparmio solo virtuale di 19 milioni di euro, tale perdita si manifesterà infatti negli esercizi successivi, magari non in Bcsm vista la cessione della partecipazione dovrà avvenire presumibilmente all’Eccellentissima Camera”, ha detto il consigliere Giulianelli.

E mentre c’è chi propone che l’eccessiva dimensione di Bcsm per la realtà bancaria e finanziaria sammarinese potrebbe suggerire di trasferire i funzionari da Via del Voltone a supporto del Governo, il Segretario Gatti, con un ragionamento un po’ contorto, prova a rispondere alle problematiche sollevate dal suo collega di partito. “Bns: è un’esperienza vissuta nella scorsa legislatura, una risoluzione di una banca che avrebbe pesato su tutti i correntisti, come Stato abbiamo fatto la scelta di adottare una norma di differente spessore. Che fosse opportuno o meno che Bcsm fosse socio unico se ne può discutere, diversamente lo Stato avrebbe dovuto tirare fuori 19 milioni di euro da dare a Bcsm. Dovremo entrare a valore di patrimonio, è necessario chiudere la partita del bilancio 2019”. Anche se, secondo quanto ricostruito da Giulianelli, prima o poi quei 19 milioni di euro di perdita che la Bcsm, in deroga di legge, non considera nel proprio bilancio, rischiano di ricadere su quello dello Stato. Qualcuno, che sempre in Via del Voltone ha avuto ruoli in passato, definiva questo tipo di espedienti contabili “operazioni di elevata ingegneria finanziaria”.

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