Sulla gravità della esclusione della Repubblica di San Marino dal Sepa (notizia diffusa giovedì 27 giugno), già si era espresso chiaramente Giuseppe Maria Morganti, su La Tribuna Sammarinese, l’anno scorso.
Reazioni da partiti, movimenti, associazioni, cittadini.
30 giugno: Civico 10
28 giugno: Segretario di Stato alle Finanze, Claudio Felici
28 giugno: Ecso
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Il 26 novembre 2009 si è lanciato subito l’allarme appena si ebbe modo di scorrere il testo dell’accordo di collaborazione finanziaria. Anche quella stessa mattina a Palazzo Begni. Motivo? Il vulnus mortale inferto, con quella firma, alla sovranità della Repubblica di San Marino.
Ma i politici presenti reagirono con un sorriso di compatimento, come chi ha a che fare con persone di poco cervello, tutti presi a magnificare, spalleggiati dal direttore di Banca Centrale dr. Luca Papi, tutti presi ad illustrare il grande radioso avvenire che si sarebbe aperto per il sistema finanziario sammarinese entro quindici giorni, con possibilità garantita a tutti i soggetti sammarinesi, banche e finanziarie, di operare subito su tutte le piazze d’Italia. Tanto che dall’opposizione, coinvolta nell’atmosfera preparatoria, ci si era già spinti a preconizzare l’accesso, ormai a portato di mano, a tutte le piazze europee.
Si lanciò l’allarme perché quella firma avrebbe potuto rappresentare l’inizio della monachizzazione della Repubblica di San Marino.
Purtroppo le cose sono andate ancor peggio. La vicenda del Sepa ne è una amara prova, anche rispetto a Monaco.