San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 17 gennaio 2023

San Marino. Consiglio Grande e Generale, resoconto seduta mattutina 17 gennaio 2023

CONSIGLIO GRANDE E GENERALE, SESSIONE 16-23 GENNAIO 2023

MARTEDÌ 17 GENNAIO –   Seduta della mattina

 

            Al centro dei lavori odierni del Consiglio Grande e Generale è il progetto di legge sul Des, “Disciplina del Distretto Economico a fiscalità Speciale”, presentato in prima lettura dal Segretario di Stato per le Finanze e il Bilancio, Marco Gatti. Il dibattito è molto partecipato: sono 61 infatti gli iscritti a intervenire. In mattinata emergono fin da subito posizioni trasversali sul progetto di legge, dubbi e richieste di approfondimenti ulteriori prima dell’approdo del testo in seconda lettura.

Di seguito un estratto degli interventi della mattina.

 

Comma n. 2. Progetto di legge “Disciplina del Distretto Economico a fiscalità Speciale” (presentato dalla Segreteria di Stato per le Finanze e il Bilancio) (I lettura)

Marco Gatti, Sds Finanze dà lettura della relazione illustrativa al Pdl
Con il presente progetto di legge viene introdotto nel nostro ordinamento e nel nostro sistema economico un provvedimento di ordine fiscale che istituisce i Distretti Economici Speciali (brevemente DES), che rappresenta un’importante innovazione strutturale, quale piattaforma e volano per un ulteriore rilancio e sviluppo dell’economia del Paese, in particolare del settore turistico e ricettivo. Il presente progetto di legge ricalca ed introduce nel nostro Paese ciò che in altre realtà esterne è già stato posto In essere, tra l’altro da diversi anni.
Trattandosi di una novità per il nostro ordinamento è doveroso fare un breve excursus storico su tali forme di incentivazione dello sviluppo e dell’economia di uno Stato. In Asia, nel Pacifico e nelle Americhe, ma anche in Europa e nella vicina Italia, esistono da tempo le cosiddette Zone Economiche speciali (brevemente ZES). Oggi sono oltre 130 i Paesi che contano di oltre 4000 aree ZES. La ZES è una regione geografica dotata di una legislazione economica differente dalla legislazione in atto nella nazione di appartenenza. Le Zone Economiche Speciali vengono solitamente create per attrarre maggiori investimenti stranieri. Sono aree geografiche nell’ambito delle quali sono offerti incentivi a beneficio delle aziende che vi operano, attraverso strumenti e agevolazioni che agiscono in un regime derogatorio, relativamente a specifici ambiti ed aspetti, rispetto a quelli vigenti per le ordinarie politiche nazionali . Queste zone hanno come obiettivo fondamentale l’aumento della competitività delle imprese insediate, l’attrazione di investimenti diretti, soprattutto da parte di soggetti stranieri. L’obiettivo e finalità, dunque, di queste zone speciali è quello di attrarre investimenti, favorire la crescita economica e la creazione di occupazione e rafforzare il tessuto produttivo e commerciale di uno Stato. Molti Paesi hanno dunque sperimentato negli ultimi decenni la creazione di “zone di vantaggio”, in cui, oltre ad agevolazioni fiscali, sono generalmente anche presenti misure di sostegno finanziario, infrastrutturale e logistico, oltre alla previsione di aspetti normativi e iter procedurali differenti da quelli in vigore in regime ordinario. Rappresentano stimoli alla crescita industriale e commerciale e all’innovazione in quanto si tratta di aree in cui addirittura tariffe, quote, dazi, imposte, essendo diversi dal resto del territorio nazionale, offrono un maggiore appeal agli investitori e migliori possibilità di sviluppo. Le Zone Economiche Speciali, oltre a offrire gli Incentivi sopra menzionati, possono declinarsi in modo diverso, dando vita a forme e strumenti specifici di supporto, tra cui ad esempio: i parchi Industriali, definiti come aree sviluppate e divise in lotti sulla base di un piano generale che comprenda infrastrutture, trasporti, utilities, con o senza unità produttive, in taluni casi con servizi di uso comune a beneficio delle imprese insediate, che siano esse manifatturiere e di servizi, ma comunque alla ricerca di migliori performance dal punto di vista economico e ambientale attraverso la collaborazione nella gestione di elementi quali energia, ciclo delle acque, riciclo di materie prime e così via.
Il fenomeno delle Zone Economiche Speciali, avviatosi nel lontano 1937, ha registrato un trend in continua crescita, che non si è arrestato durante il periodo della globalizzazione, né nel corso della crisi finanziaria mondiale degli anni scorsi: questo fenomeno, dunque, ha raggiunto ormai valori di grande rilevanza per il sistema produttivo globale. Nella prima ZES stabilita in Cina, risalente agli anni ’80, all’interno della quale si sono insediate prevalentemente imprese manifatturiere, in circa 25 anni dalla sua creazione gli scambi commerciali sono cresciuti quasi di 17 volte. Le aree in questione, oltre a beneficiare di regimi fiscali speciali, hanno altresì rappresentato un esperimento di “policy innovation”, laddove il governo centrale ha anche acconsentito ampi margini di flessibilità e autonomia in termini di politica del lavoro, pianificazione territoriale, prezzi, ecc.

È proprio nell’ottica di evoluzione e ammodernamento del nostro sistema economico, con una visione e slancio innovatori, che il Governo si è approcciato a tali forme sistemiche esistenti e per così dire già “rodate” da tempo in altri Paesi, eseguendo una attenta analisi e valutazione della forma e struttura giuridica e normativa, soprattutto tenendo ben presente le caratteristiche del nostro Stato, del suo territorio, per di più enclave di un altro Stato, e della sua realtà economica tradizionale esistente. L’Esecutivo ritiene che uno slancio significativo ed importante per il nostro Paese e il suo sistema economico non possa prescindere, anzi abbia quasi una strada obbligata, nel o sviluppo ed incentivo degli investimenti esteri, e lo strumento e l‘Istituto delle cosiddette Zone Economiche Speciali si ritiene che sia adeguato per raggiungere tali obiettivi, ovviamente con i necessari ed opportuni adattamenti alla nostra realtà economica e dimensionale, alla nostra caratteristica di Paese comunque votato al turismo e all’accoglienza, ed al commercio. Il principale obiettivo quindi che si è perseguito nella stesura delle norme che disciplinano e regolano il DES è stato proprio di incentivare gli Investimenti nei settori innanzi citati, anche nell’ottica di una riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, ma al contempo prestando la massima attenzione per non creare elementi distorsivi, e far sì che tale strumento di sviluppo non falsi, o minacci di falsare, la concorrenza, la realtà economica del territorio esterna al DES ed Il comune Interesse dei cittadini . Per questo il Distretto Economico Speciale che si vuole introdurre ed istituire nel nostro Paese, a differenza dei modelli esistenti esterni e già operativi in altri Stati, è sostanzialmente soggetto alle norme ordinarie e caratterizzato da norme fiscali speciali.

Dopo la necessaria superiore premessa di seguito si illustra più dettagliatamente il DES e il presente progetto di legge, composto da n. 8 articoli Il DES rappresenta un nuovo modello di economia, anche fiscale, costituito da un insieme sistemico di aziende, strutture, attività economiche ricettive, turistiche, commerciali e di servizi alle imprese e alle persone. Nel DES soggiornano con specifico permesso temporaneo le persone fisiche le quali, in forza del predetto permesso temporaneo, sono del residenti fiscali non domiciliati, ossia persone fisiche assoggettate in territorio sammarinese al regime fiscale speciale previsto dal presente progetto ancorché Il loro centro di interessi vitali ed economici non sia in Repubblica. Si chiarisce e sottolinea che possono essere costituiti più DES, purché abbiano i requisiti e le caratteristiche di cui alle norme che di seguito si illustrano.
All’articolo 1 sono indicate le finalità del progetto di legge mentre all’articolo 2 è definito il DES. Il DES è un insieme di imprese e attività economiche; è geograficamente diffuso sul territorio sammarinese, e fanno parte del DES (o meglio di ogni singolo DES):- in primis la società di gestione del medesimo DES e le imprese costituite dalla società di gestione e partecipate dalla stessa nella misura minima del 51 %, aventi lo scopo e funzione di effettuare rilevanti Investimenti in infrastrutture turistiche, ricettive e di servizio, di alto livello qualitativo e che svolgono attività funzionali all’operatività ed alla clientela ideale del DES; – le imprese clienti del DES che si stabiliscono a San Marino, previa domanda di annessione al DES, con le modalità, le condizioni e limiti previsti dall’articolo 1 del presente progetto di legge; – Infine, le persone fisiche, clienti del DES, di cui agli articoli 4, 5 e 6 del progetto di legge. Le imprese e le persone fisiche aderenti al DES sono soggette alle norme ordinarie vigenti a San Marino, ma altresì alle disposizioni speciali fiscali stabilite dagli articoli del presente progetto di legge. Il DES è dunque progettato, sviluppato e gestito da una società di gestione che fornisce ed eroga, anche per il tramite delle società dalla stessa controllate, i servizi alle imprese clienti ed alle persone fisiche clienti del DES, sulla base di requisiti e di procedure autorizzative ben precise. Il promotore della società di gestione per ottenere la qualifica di società di gestione del DES deve in primis presentare, per il tramite dell’Ufficio Attività Economiche, domanda di autorizzazione alla Commissione Consiliare Permanente Finanze, Bilancio e Programmazione; Artigianato, Industria, Commercio; Turismo, Servizi, Trasporti e Telecomunicazioni, Lavoro e Cooperazione (brevemente Commissione Finanze), corredando la stessa di un puntuale e strutturato piano Industriale.

Ai fini dell’ottenimento della qualifica di società di gestione del DES, la società di gestione deve essere costituita nella forma di società per azioni con capitale sociale iniziale minimo, interamente versato con conferimenti in denaro, di euro 50.000.000,00; inoltre il patrimonio netto deve essere incrementato fino ad un minimo di euro 100.000.000,00 entro i tre esercizi successivi alla costituzione o trasformazione e fino ad un minimo di euro 200.000.000,00 entro i sei esercizi successivi alla costituzione o trasformazione.
La società che intende avere la funzione ed autorizzazione ad essere la società di gestione del DES deve presentare un piano industriale esaustivo, completo e dettagliato, che abbia le seguenti caratteristiche: – indicare l’assetto partecipativo della stessa società di gestione con indicazione dei titolari effettivi; prevedere l’Impegno a realizzare investimenti in nuove infrastrutture del settore ricettivo, turistico, commerciale e servizi connessi che offrono livelli inquadrabili nelle primarie classi di categoria di settore per una clientela ideale di elevata fascia economica, quanto precede per non originare un’offerta che possa creare concorrenza diretta a quella esistente al momento dell’entrata in vigore della presente legge, garantendo almeno 1000 posti letto; – favorire il recupero di immobili mediante la loro riqualificazione tesa ad accrescerne la funzionalità e Il valore patrimoniale, nei limiti delle disposizioni del piano regolatore generale vigente. Il progetto di investimento deve essere realizzato in 7 anni dal ricevimento dell’autorizzazione, salvo proroghe per eventi non dipendenti dalla volontà degli investitori, e deve essere di importo complessivo uguale o superiore ad euro 300.000.000,00. La Commissione Finanze decide in merito all’istanza presentata con propria deliberazione riservandosi la possibilità di autorizzare il piano industriale anche parzialmente e la deliberazione della Commissione Finanze è condizionata agli adempimenti in capo ai promotori previsti al comma 5. Il comma 6 dell’articolo 2 invece disciplina le eventuali modifiche o integrazioni al piano Industriale. Al comma 7 dell’articolo 2 si prevede che gli immobili che possono essere acquisiti dalla società di gestione o dalle sue partecipate siano esclusivamente quelli funzionali alle attività proprie attività economiche a favore dei clienti del DES e che l’autorizzazione all’acquisto è subordinata alla coerenza per destinazione d’uso al progetto industriale.
Di seguito il focus su quello che è il regime fiscale del DES in riferimento alla società di gestione e delle sue società controllate. Tutti i redditi prodotti dalla società di gestione e dalle sue società controllate sono determinati secondo quanto disposto dal Capo II del Titolo III della Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche. Sui predetti redditi, anziché l’aliquota proporzionale ordinaria prevista per le persone giuridiche dalla predetta legge può essere applicata, su opzione del contribuente esercitata esclusivamente in fase di domanda di rilascio di licenza di ogni società, un’aliquota proporzionale nella misura del 5%, con una imposta annuale minima dovuta e stabilita in euro 10.000,00. Si evidenzia che il predetto regime fiscale speciale (che è su opzione del contribuente) è incompatibile con ulteriori benefici fiscali in materie di imposte dirette ed altresì con qualsiasi tipo di beneficio In materia di contributo in conto interessi o agevolazioni anche di carattere non fiscale. Sempre a livello di disposizioni fiscali, ma in materia di imposte indirette, la società di gestione del DES e le sue società controllate aderenti al DES, che svolgono attività di commercio di beni al dettaglio all’interno del DES, esclusivamente sulle materie prime, sono soggette all’applicazione di una imposta sostitutiva dell’imposta sulle Importazioni di cui alla Legge 22 dicembre 1972 n.40 e successive modifiche nella misura del 17% calcolata sul valore delle vendite. SI applicano altresì le disposizioni di cui alla Legge 14 marzo 1991 n.43, senza importo minimo di spesa. In capo alle società predette permangono comunque tutti i vigenti obblighi ordinari di certificazione delle cessioni dei beni e prestazioni di servizi tramite il circuito fiscale della SMaC Card. L’articolo 2 ha altresì ben dettagliato il controllo sul possesso e permanenza dei requisiti e delle condizioni sopra riepilogate. Le condizioni e requisiti sono verificati, anche periodicamente, dall’Ufficio Attività Economiche che relaziona al 30 settembre di ogni anno alla Commissione Finanze. Al verificarsi della mancanza anche di uno dei requisiti, l’Ufficio Attività Economiche assegna alla società inadempiente un termine perentorio per il ripristino dei requisiti, da un minimo di 30 ad un massimo di 90 giorni, decorsi infruttuosamente i quali si verifica la perdita dello status di società aderente al DES. L’Ufficio Attività Economiche procede alla comunicazione alla società di gestione e alla Commissione Finanze della perdita dello status e della perdita di tutti i benefici con effetto dall’inizio del periodo in cui si è verificata la decadenza. Entro 30 giorni correnti dalla predetta comunicazione la società decaduta deve procedere al pagamento dell’Imposta sulle importazioni di cui alla Legge 22 dicembre 1972 n. 40 e successive modifiche sui beni importati ed acquistati e non ancora ceduti ed altresì deve procedere al pagamento del le imposte dirette dovute secondo il regime ordinario di cui alla Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche ed integrazioni. Il Governo, inoltre, nel predisporre la norma e sviluppare questo nuovo “sistema” economico e fiscale, in una ottica prospettica doverosa, si è posto Il problema della continuità del progetto, ed al riguardo è stato previsto che la società di gestione del DES deve comunicare alla Commissione Finanze ogni passaggio di azioni del capitale sociale nonché chiedere, alla Commissione, preventivo parere vincolante per il passaggio di azioni che determina una nuova partecipazione rilevante come definita dal comma 2 dell’articolo 43 della Legge 21 dicembre 2016 n.144; deve essere chiesto alla Commissione Finanze il gradimento per la nomina del Presidente del Collegio Sindacale, che deve essere iscritto all’apposito albo sammarinese dei revisori contabili; deve essere chiesto alla Commissione Finanze, In deroga a quanto previsto dalla normativa vigente, l’autorizzazione all’acquisto di Immobili; inoltre la società di gestione del DES può chiedere al Presidente della Commissione Finanze audizione straordinaria qualora ne ravveda la necessità e contestualmente al deposito del bilancio annuale e comunque non oltre li 30 settembre di ogni anno, relaziona alla Commissione Finanze sull’andamento delle attività del DES. In breve, trattasi di una golden share esterna. Sulle richieste la Commissione Finanze è tenuta ad esprimersi entro 30 giorni dal ricevimento dell’istanza; ha facoltà di richiedere ulteriori informazioni o integrazioni; ha facoltà di chiedere controlli fiscali o legali agli uffici competenti laddove ne ravveda la necessità. All’articolo 3 sono state disciplinate le imprese clienti localizzate nel DES. Per l’esercizio dell’attività economica e il regime fiscale delle imprese clienti localizzate nel DES si applicano tutte le disposizioni dell’ordinamento sammarinese (v. comma 1), fatte salve le disposizioni speciali previste dall’articolo medesimo. Le imprese in trattazione possono operare esclusivamente nei settori come individuati alle lettere a), b), c), d), e), f), g) ed i) dell’articolo 1 del Decreto Delegato 11 marzo 2014 n.29 ed in regime di non concorrenza con le imprese presenti e operanti nella Repubblica di San Marino. Sono stati posti I seguenti vincoli e limiti specifici, per motivi sistemici: non è ammessa l’adesione al DES di imprese già residenti nella Repubblica di San Marino o nella Repubblica Italiana nei dieci anni precedenti qualora optino per li regime fiscale speciale previsto al comma 6 dello stesso articolo, e tale disposizione si appl ica altresì alle filiali, succursali o stabili organizzazioni di dette imprese. Non è comunque ammessa l’adesione al DES con l’opzione del regime fiscale speciale di imprese controllate, direttamente o indirettamente anche per interposta persona o tramite società fiduciaria, da soggetti residenti nella Repubblica di San Marino o nella Repubblica Italiana od in paesi che non applicano obblighi equivalenti previsti dalla Legge 17 giugno 2008 n.92 e s.m.i .. La richiesta di adesione nel DES delle imprese clienti che richiedono Il regime fiscale speciale di cui al comma 6 dell’articolo 3, è soggetta al parere vincolante della Commissione Finanze. Il regime fiscale previsto per le imprese clienti localizzate nel DES è il seguente: tutti i redditi prodotti dall’impresa cliente, che ha ottenuto autorizzazione di adesione al DES, sono determinati secondo quanto disposto dal Capo II del Titolo III della Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche, sui quali, anziché l’aliquota proporzionale ordinaria prevista per le persone giuridiche dalla predetta legge, su opzione del contribuente esercitata esclusivamente in fase di domanda di annessione al DES, può essere applicata un’aliquota  proporzionale fissata nella misura del 5%, con una Imposta annuale minima stabilita in euro 10.000,00. L’imposta minima è versata entro 30 giorni dalla data di rilascio della licenza e non sono dovute ulteriori imposte di rilascio licenza o imposte di bollo. Per gli anni successivi l’imposta minima deve essere versata entro il 31 marzo dell’esercizio in corso. È fatto divieto di cumulare i predetti benefici fiscali con qualsiasi tipo di ulteriori benefici fiscali sulle imposte dirette, contributi In conto interessi o agevolazioni anche di carattere non fiscale. Alle imprese che hanno optato per il regime fiscale speciale innanzi citato (dell’aliquota del 5% , ma con imposta minima di euro 10.000,00) ) e che svolgono attività di commercio di beni al dettaglio all’interno del DES si applicano le disposizioni di cui al comma 11 dell’articolo 2, ossia in luogo dell’imposta monofase viene applicata sulle materie prime cedute al dettaglio una aliquota del 17% sul valore delle vendite effettuate; si applicano altresì le disposizioni del regime fiscale speciale sulle esportazioni commerciali di cui alla Legge n. 43 del 1991 e le disposizioni in materia di certificazione telematica dei ricavi mediante il circuito SmAC. Il possesso e la permanenza dei requisiti richiesti per le imprese clienti andranno verificati, anche periodicamente, dall’Ufficio Attività Economiche. Al verificarsi della mancanza dei requisiti l’Ufficio assegna all’impresa cliente un termine per il ripristino dei requisiti, decorsi infruttuosamente i quali si verifica la perdita dello status di impresa aderente al DES. Conseguentemente l’Ufficio Attività Economiche Informa la Commissione Finanze, la società di gestione del DES e procede alla comunicazione all’impresa cliente della perdita dello status e della perdita dei benefici usufruiti di cui al presente articolo con effetto dall’inizio del periodo in cui si è verificata la decadenza. Entro 30 giorni correnti dalla predetta comunicazione l’impresa cliente decaduta deve procedere al pagamento dell’imposta sulle importazioni di cui alla Legge 22 dicembre 1972 n. 40 e successive modifiche sui beni importati ed acquistati e non ancora ceduti e deve procedere al pagamento delle imposte dirette dovute secondo il regime ordinario di cui alla Legge n.166/2013 e successive modifiche. All’articolo 4 viene disciplinata la residenza fiscale non domiciliata, per le persone fisiche clienti del DES. La residenza fiscale non domiciliata è un permesso temporaneo di soggiorno in territorio sammarinese per un minimo di 30 giorni ed un massimo di 150 giorni durante l’anno e può essere rilasciato solo per il soggiorno di persone fisiche all’interno del Distretto Economico Speciale. Al predetto permesso temporaneo di soggiorno non si applicano le disposizioni della Legge 28 giugno 2010 n.118 e successive modifiche. L’introduzione nell’ordinamento della residenza fiscale non domiciliata è stata oggetto di significativi approfondimenti. In primls questo permesso di soggiorno non deve prestarsi ad utilizzi distorsivi od elusivi. Pertanto, si è ritenuto, a differenza di altri Paesi, anche europei, che hanno nel loro ordinamento la residenza fiscale non domiciliata, contenere la permanenza in territorio al di sotto del 183 giorni che determinano la residenza fiscale con l’attrazione di tutti i redditi mondiali del soggetto. È stato pertanto previsto che questo speciale permesso consenta un soggiorno in territorio da un minimo di 30 ad un massimo di 150 giorni. Eventuali redditi prodotti in territorio sammarinese saranno pertanto tassati con il principio della tassazione territoriale. Questa scelta inoltre consente di escludere tali soggiornanti dal poter usufruire di tutti gli istituti che l’ordinamento prevede per le residenze ed i soggiorni rilasciati ai sensi della Legge n. 118/2010. Pertanto, la dizione ” … fiscale non domiciliata” chiarisce oggettivamente e senza dubbio interpretativo che il centro di interessi famigliari ed economici del soggetto non è in territorio sammarinese. La residenza fiscale non domiciliata è concessa dalla Gendarmeria-Ufficio Stranieri alle persone fisiche che soddisfino precise condizioni e requisiti previsti dall’articolo 4 medesimo. La prima caratteristica è che i residenti fiscali non domicil iati devono soggiornare all’interno del Distretto Economico Speciale per un minimo di 30 giorni ed un massimo di 150 giorni durante l’anno. Tal i soggetti devono inoltre pagare annualmente un’Imposta Generale sui Redditi sostitutiva, specificata all’articolo 6, comma 1, nella misura di euro 10.000,00. Devono altresì possedere anche tutta una serie di requisiti espressamente elencati nell’articolo 4 che ricalcano sostanzialmente i requisiti delle norme vigenti di cui alla Legge n.118/2010 e s. m., e In particolare non devono avere la propria residenza anagrafica nella Repubblica di San Marino o In Italia e non possono essere state fiscalmente residenti a San Marino o in Italia negli ultimi sette anni precedenti alla presentazione della domanda. La residenza fiscale non domiciliata viene rilasciata con riferimento ad ogni singolo anno e scade il 31 dicembre di ogni anno, indipendentemente dalla data di presentazione della domanda e il richiedente la residenza fi scale non domiciliata può presentare richiesta di estensione della stessa per i figli legittimi, naturali o adottivi, minori di età. Il richiedente la residenza fiscale non domiciliata deve presentare, nelle modalità previste da circolare del Dipartimento Affari Esteri, apposita domanda alla Gendarmeria-Ufficio Stranieri allegando i documenti specificati dalla norma. La Gendarmeria-Ufficio Stranieri rilascia apposito documento attestante il permesso di residenza fiscale non domiciliata a seguito dell’istruttoria di idoneità sul richiedente predisposta dalla società di gestione del Distretto Economico Speciale. L’attività di Istruttoria è atta a verificare il possesso dei requisiti previsti dall’articolo 4 nonché l’onorabilità e il profilo del richiedente avendo come riferimenti i principi di adeguata verifica previsti dalla normativa vigente, inclusa la normativa antiriciclaggio e nel rispetto della normativa sulla privacy. L’insussistenza o la violazione dei doveri o il venir meno dei requisiti di cui al comma 8 dell’articolo 4 comporta il diniego o la revoca immediata della residenza fiscale non domiciliata al soggetto a cui è stata accordata. Coloro i quali abbiano dichiarato il falso o abbiano prodotto atti e documenti rivelatasi falsi, ferme restando le sanzioni penali vigenti, sono soggetti all’immediata revoca della residenza fiscale non domiciliata. Il provvedimento di revoca è adottato dalla Gendarmeria – Ufficio Stranieri, viene trasmesso oltre che all’interessato anche alla società di gestione del Distretto Economico Speciale e preclude l’ottenimento di nuovi permessi negli anni successivi. L’imposta annuale di cui ali’ articolo 6 è in ogni caso dovuta, senza condizione alcuna di rimborso. Si evidenzia altresì che rispetto alle disposizioni di cui agli articoli 4, 5 e 6, sono fatte salve le disposizioni previste dagli accordi internazionali vigenti nella Repubblica di San Marino contro le doppie imposizioni ed in materia di scambio di informazioni. L’articolo 5 prevede ulteriori disposizioni sulla residenza fiscale non domiciliata, stabilendo che i residenti fiscali non domiciliati non possono accedere ad alcun tipo di rapporto di lavoro dipendente nel Settore Pubblico Allargato ed in enti che, di diritto pubblico o privato, siano partecipati dall’Eccellentissima Camera; e non hanno diritto di percepire provvidenze, contributi, assegni ed erogazioni pubbliche comunque denominati legati al possesso di residenza o soggiorno. Altresì non hanno diritto ad alcuna assistenza sanitaria gratuita erogata dall’Istituto Sicurezza Sociale; non hanno diritto di accesso alla previdenza sammarinese, non devono provvedere al versamento di alcun onere previdenziale e devono gestire in autonomia Il proprio regime previdenziale; non hanno diritto di accesso a nessuno strumento di ammortizzatore e protezione sociale. Secondo quanto previsto dal comma 2 dell’articolo 5 i residenti fiscali non domiciliati possono intrattenere rapporti di lavoro subordinato nelle imprese del DES, ancorché imprese cl ienti, limitatamente al periodo di permanenza in Repubblica e secondo le disposizioni fiscali di cui all’articolo 6 del progetto di legge. In linea con quanto previsto al comma 1 dell’articolo 5 non sono dovuti in questo caso contributi previdenziali né sono riconosciute prestazioni previdenziali. Per i residenti fiscali non domiciliati i salari e gli stipendi così percepiti sono soggetti al regime fiscale speciale di cui ali’ articolo 6. Il comma 3 dell’articolo 5 prevede che i residenti fiscali non domiciliati, in deroga alla normativa vigente in materia, possono ottenere il rilascio da parte dell’Ufficio Attività Economiche di apposito Codice Operatore Economico per l’esercizio di attività economica limitatamente al periodo di residenza fiscale non domiciliata nel DES. L’attività economica svolta nel DES è soggetta al regime fiscale di cui al comma 3 dell’articolo 6. Non sono dovuti contributi previdenziali ne sono riconosciute prestazioni previdenziali. All’articolo 6 è disciplinato Il regime fiscale speciale per i residenti fiscali non domiciliati. Ogni soggetto autorizzato al regime di residenza fiscale non domiciliata è tenuto al pagamento di una imposta annuale pari ad euro 10.000,00 (diecimila) da versare al momento dell’ammissione nella struttura ricettiva e comunque entro 30 giorni dal rilascio dell’autorizzazione della residenza fiscale non domiciliata. Ad esclusione dei redditi di cui ai commi 3 e 4 dell’articolo 6 la predetta imposta è sostitutiva: a) di eventuali tasse, imposte, diritti dovuti per l’ottenimento del permesso temporaneo di soggiorno; b) di eventuali imposte dovute a San Marino in qualità di persona fisica sui redditi prodotti o percepiti nel DES, ad esclusione di quelli prodotti nell’ambito dell’esercizio di attività economica o professionale. L’imposta sostitutiva annuale è dovuta per ogni persona fisica che ha richiesto ed ottenuto il regime di residenza fiscale non domiciliata, mentre non è dovuta per i minori di anni 18. Tutti i redditi prodotti dai residenti fiscali non domiciliati derivanti dall’esercizio all’interno delle strutture del DES dalle attività di cui al comma 3, dell’articolo 5, nel periodo di soggiorno, sono determinati secondo quanto disposto dagli articoli 27 e 28 del Capo IV e del Capo V del Titolo II dalla Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche e deve essere applicata una aliquota proporzionale fissa nella misura del 5% secondo le formalità e procedure dichiarative della Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche. Eventual i redditi prodotti a San Marino dai residenti fiscali non domiciliati al di fuori del DES sono soggetti alla tassazione ed alle formalità previste dalla normativa fiscale sammarinese ordinaria di cui alla Legge 16 dicembre 2013 n.166 e successive modifiche. Alle attività economiche svolte dai residenti fiscali non domiciliati di commercio di beni al dettaglio all’interno del DES si applicano le disposizioni di cui al comma 11 dell’articolo 2. Fatto salvo quanto previsto per i redd iti di cui ai commi 3 e 4 dell’articolo 6, i titolari di residenza fiscale non domiciliata non hanno obbl igo di presentazione della dichiarazione dei redditi In ogni caso la produzione di redditi nel DES o in territorio sammarinese da parte dei residenti fiscali non domiciliati non costituisce presupposto per l’applicazione del World Wide Principle. Con Circolari della Segretaria di Stato per le Finanze e il Bilancio o dell’Ufficio Tributario o dell’Ufficio Attività Economiche possono essere disciplinate le procedure amministrative relative agli adempimenti fiscali ed autorizzativi previsti nell’articolo 6. L’importo corrispondente all’imposta sostitutiva incassata di cui al comma 1 dell’articolo 6 è stanziato su apposito capitolo di bilancio ed è trasferito al Fondo Sovrano Titano di cui al all’articolo 7 del progetto di legge. Con l’articolo 7, infine, è istituito il Fondo Sovrano Titano. Il predetto Fondo è un fondo in cui sono trasferite le risorse rinvenienti dall’imposta di cui al comma 1 dell’articolo 6. Le finalità del Fondo sono: contribuire alla sostenibilità delle riforme strutturali per la salvaguardia dello stato sociale ; contribuire finanziariamente, anche a fondo perduto, alla realizzazione di opere pubbliche, investimenti ed infrastrutture strategiche da parte dello Stato; valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico e delle partecipate in cui Ecc.ma Camera della Repubblica di San Marino è socio; sostenere finanziariamente progetti per lo sviluppo e l’innovazione ritenuti idonei a generare benefici per la collettività; favorire interventi tesi alla stabilità del sistema economico e finanziario sammarinese, la solidità dei conti pubblici e la liquidità dello Stato; supportare lo sviluppo del sistema economico nazionale e il suo fabbisogno finanziario e di liquidità anche con la concessione di garanzie in favore di banche, Istituzioni finanziarie nazionali e internazionali e altri soggetti abilitati all’esercizio del credito in Repubblica, per finanziamenti sotto qualsiasi forma alle imprese sammarinesi. Il Fondo ha patrimonio autonomo, distinto a tutti gli effetti da quello del Gestore del Fondo. Sul patrimonio autonomo non sono ammesse azioni di creditori del Gestore del Fondo, né quelle dei creditori dell’eventuale soggetto presso il quale le somme di denaro sono depositate. Si applicano per quanto compatibili le disposizioni dell’articolo 73-bis della Legge 17 novembre 2005 n.165 e successive modifiche. Le attività e gli investimenti del Fondo possono essere finanziate anche da: ulteriori trasferimenti operati dal Bi lancio dello Stato oltre a quelli di cui al comma 9 dell’articolo 6; attività remunerate riconducibili alle finalità del Fondo; contribuzioni o donazioni da parte di soggetti privati.  Si evidenzia, infine, che nell’articolo 2 che definisce Il DES e nell’articolo 7 che istituisce il Fondo Sovrano Titano, è stata prevista la possibilità di disciplinare con appositi decreti delegati ulteriori aspetti normativi del DES e l’organizzazione e la struttura gestionale del Fondo Sovrano. Eccellentissimi Capitani Reggenti, Illustrissimi Consiglieri, li Governo tutto ritiene che questo progetto di legge sia molto importante per il disegno dello sviluppo e della crescita del nostro Paese; l’evoluzione delle economie, la concorrenzialità e i mutati contesti esterni, rendono necessario che anche la nostra Repubblica, seppur mantenendo e preservando le sue caratteristiche e prerogative di autonomia ed indipendenza, debba necessariamente aprirsi a nuovi strumenti e scenari, senza timori ma con cognizione di causa e cautele appropriate, con coraggio ma anche attenzione ed è ciò che si è cercato di fare con questo progetto di legge.

Pasquale Valentini, Pdcs
Il Des non è una novità neanche per San Marino. L’Università, con il Rettore Petroni, aveva già parlato proprio di Distretto economico speciale, collegando l’Ateneo ai territori limitrofi e anche a fondi europei. La prima cosa da fare è mettere a fuoco che cosa lo Stato mette nel progetto. Quali sono i beni che lo Stato intende fare entrare. Mi sembra importante chiarire che la gestione del Des non deve essere dell’investitore, ma dello Stato, che deve dotarsi dello strumento amministrativo per gestire il Des e dire con chiarezza quali sono le condizioni per entrarci.
Qui ci vuole un progetto che dica cosa, per cosa in quali tempi e in quali condizioni. Serve una normativa per regolamentare questo. Fuori di San Marino c’è un Des, il Distretto economico solidale di Bolzano, che ha finalità diverse dal nostro, ed è amministrato dal pubblico. E’ importante anche la modalità con cui lo Stato sceglie l’investitore. Altrove si sceglie per bandi. La legge dà alla Commissione finanze dei poteri di autorizzazione. Secondo me è sbagliato: la commissione può dire qualcosa sul progetto iniziale, ma non può esaminare le richieste dei singoli imprenditori. E’ un compito tecnico che non deve fare la commissione. La gestione quindi deve essere dello Stato attraverso i suoi organi amministrativi. Altro tema è la residenza fiscale senza domicilio: può essere uno strumento, ma bisogna chiarire bene cosa significa.

Giuseppe Maria Morganti, Libera
Il Segretario dice che il Des è una pratica presente in molte parti del mondo. Effettivamente si vede come queste zone economiche speciali ne esistano parecchie, ma le caratteristiche sono ben lungi da quelle proposte in questo Pdl. Non da ultimo il problema sollevato dal consigliere Valentini sulle residenze fiscali non domiciliate che hanno una valenza strategica.
Dovremmo poi parlare dell’investitore intorno al quale si è costruito il Pdl: un progetto viene confezionato intorno alle esigenze di un imprenditore. Questo spaventa, torna in auge il pensiero del ‘cavaliere bianco’ che solleva le sorti della Repubblica di San Marino. Le residenze fiscali ai non  domiciliati è un problema. In questo caso non si passa per la Commissione esteri, ma è sufficiente passare dalla Gendarmeria e dal gestore del Des. Ci ritroveremo a dover interagire con figure che usano e risiedono nel nostro Stato per 150 giorni massimo, ma su cui non abbiamo preso noi una decisione, né abbiamo modo di valutarne gli interessi. Poi c’è il grande propblema dell’uso del territorio. Quando si tratta di interventi su aree pubbliche infatti la questione cambia. Ringraziamo i Segretari alle Finanze e agli Esteri che ci hanno invitato a dei colloqui per chiarire i nostri dubbi. Ma bisogna chiarire gli interessi di questo investitore sui beni dello Stato nel centro storico. Ci sono tante cose da dire, in particolare sulla gestione privata del Des. Noi deleghiamo la gestione di componenti fondamentali del nostro territorio a un soggetto privato e spogliamo lo Stato di queste prerogative, togliamo sovranità. Facciamo invece in modo che sia lo Stato a gestire e scegliere le nuove imprese. Qui avviene l’esatto contrario. E ci ritroveremo presto in un paese demolito.

Matteo Rossi, Npr
Se avessimo fatto questo dibattito in Finanziaria ci saremo già potuti confrontare sulle perplessità che ci sono nel Paese e ne partiti. Riguardo al mio partito, la prima considerazione che mi viene da fare: il progetto è stato un po’ viziato perché è stato incanalato su una figura, su una persona. Se si fosse costruito un progetto al di là delle persone, saremmo qui più a discutere del progetto in sé e delle sue potenzialità di sviluppo, piuttosto che esprimere dubbi sul promotore.
Il progetto ci era stato presentato l’estate scorsa, è stato fatto nel frattempo un lavoro di raccordo tra i partiti, guardo alla Dc e a Rete. Ci sono aspetti su cui si deve discutere, ma che non devono andare contro alle potenzialità di progetti di sviluppo che devono dare uno slancio, dopo una fase in cui il governo si è impegnato a mettere in equilibrio i conti e ora a mettere in campo politiche di sviluppo. Per cui boicottare e porsi aprioristicamente contro politiche di sviluppo è un errore madornale. Abbiamo visto in passato quando si è cercato di mettere in campo politiche di innovazione: si sono persi dei treni e ne abbiamo pagato le conseguenze, sia per l’economia, sia per i rapporti bilaterali. Sono stati persi treni sempre per battaglie politiche sullo sviluppo economico. Da una parte porti persone che hanno interessi per il Paese e dall’altra hai persone che le contestano. Ricordo in passato i progetti McKinsey e Ambrosetti, sempre bloccati dal vaglio della politica.  Approfittiamo dei dibattiti e dei momenti pubblici per trovare equilibrio e la chiave giusta, ma non bocciamo aprioristicamente temi per lo sviluppo. Affrontiamo tutto senza posizioni ideologiche ma guardando allo sviluppo dell’economia del Paese.

Carlotta Andruccioli, Dml
Ribadisco le considerazioni che ho già avuto modo di fare nelle varie sedi di confronto politico. E’ un tema di impatto economico-sociale, ma anche politico da non sottovalutare. Mi risulta per questo difficile comprendere la fretta di deposito del Pdl che, come è formulato, non è condiviso da tutte le forze di governo. Nel merito del testo presentato: non c’è contrarietà allo strumento del Distreyto economico, non è nulla di nuovo, ma va inserito in una visione di sviluppo più ampia e progettato un altro modo. I potere di indirizzo e di controllo e gestione del Des deve rimanere in capo allo Stato, non a soggetti privati, chiunque siano. E solo lo Stato che può scegliere i settori su cui puntare. D’accordo sul settore alberghiero-ricettivo, ma allora si facciano bandi, non deve essere  una società terza a gestire.  In altri Des, presenti anche in Italia, il regime Des ha una temporaneità che qui non si prevede, in più è previsto un commissario straordinario che vigila contro le speculazioni. Poi c’è il problema della concorrenza: si prevede che le imprese clienti portate al Des possano operare in maniera agevolata in molti settori. In definitiva, non c’è contrarietà al Des come strumento di sviluppo, né a quello delle residenze fiscali, anche se vorremmo proiezioni numeriche, ma la perplessità riguarda la gestione dell’economia in mano a una società terza privata, già selezionata prima di fare la legge. Tali perplessità non le esprime solo Dml, sono espresse trasversalmente da altre forze politiche. Dovremmo ancora lavorare sulla proposta.

William Casali, Pdcs
Arriviamo a un progetto a seguito di molti lavori fatti che ci hanno dato visibilità internazionale. Il pdl arriva per capitalizzare investimenti da parte di imprenditori che hanno una visione più ampia delle attività economiche. Serve a San Marino? La risposta è sì. L’investimento è concentrato in un settore che dopo il covid ha avuto difficoltà, il comparto turistico-ricettivo. Il cambio di destinazione d’uso è incentrata anche al recupero di immobili presenti sul territorio e in questo momento sono fermi. Chiediamo agli investori di recuperare immobili e catalizzar einvestimenti in zone che hanno bisogno di essere riqualificate. E con l’acquisto di immobili da parte di nuovi imprenditori, anche il sistema finanziario ha beneficio.
Abbiamo risolto anche problemi con il nostro amico -alleato, la vicina Italia, e si è data disponibilità di andare avanti. E’ pun rogetto che conta 500 mln di euro, si chiede che i denari siano versati: è capitale fresco per un investimento e non si chiede al settore finanziario di metterlo. Sulla residenza fiscale non domiciliata: è un permesso di soggiorno da 150 giorni, non crea un fulcro di interessi del soggetto in territorio, non servono strumentalizzazioni. Sul discorso della concorrenza: abbiamo messo una serie di vincoli nei passaggi in commissione finanze, nel business plan..c’è anche necessità, dal momento che accogliamo investitori, di poter svolgere la loro attività, come fanno in altre parti del mondo.

Alessandro Bevitori, Libera
Noi come Libera abbiamo registrato anche in Finanziaria la necessità di affrontare questo tipo di tematiche. Se un albergo o un ristorante chiudono- e ce ne sono diversi- e non è che chiudono perché i titolari si sono stancati o vanno in pensione- significa che il sistema non è attrattivo. Bene dobbiamo intervenire e lo diciamo da tempo. Ma crediamo questo Des, così come formulato, non sia corretto. Qui si fanno sempre regali e ponti d’oro a chi deve partire con una nuova attività. Si regalano residenze temporanee. Sono le istituzioni sammarinesi che devono gestire questa cosa qua, non vogliamo attaccarci al curriculum della persona, gli elementi di criticità sono tutti nell’accentrare un simile potere su una persona.  Anche ammesso anche sia la migliore persona al mondo, ma accentrare un simile potere su una persona lo riteniamo pericoloso. Abbiamo dato disponibilità ad affrontare questo Pdl sul profilo tecnico, ma vediamo che dalla maggioranza e dal governo non c’è questa disponibilità a condividere questo percorso insieme. Giudicheremo ciò che viene portato avanti. Il governissimo che doveva salvare la Repubblica riesce a mettere in campo questo unico progetto di legge che è questa svendita.

Marco Nicolini, Rete
La discussione si è complicata sul nascere per un evidente problema di comunicazione di chi lo propone e dall’altra, di chi si oppone per contrarietà ideologica. Questo Pdl è stato legato dal primo momento a un personaggio, invece di vederci un eventuale valore per il proprio paese. E ognuno si sente libero di schierarsi contro il cavaliere bianco di turno e i miliardari e i grandi imprenditori. A me che sono povero può andare benissimo. Possiamo difendere le nostre origini di spaccapietre senza acqua, a cui risalgono le nostre origini, ma allora bisogna essere conseguenti alle nostre scelte. Dire sempre di ‘no’ porta a delle rinunce. La Repubblica di San Marino è fiera delle proprie istituzioni democratiche. Ma la democrazia è in grave pericolo quando si fa solo della contrapposizione. Posso capire la minoranza che in realtà teme che questa maggioranza, dopo la pandemia e la guerra, possa trovare azioni che sistemino i conti. Anche se non sto sostenendo che il Des metterebbe a posto tutto, ma da qualche parte bisogna cominciare. Non c’è da cedere una sovranità, è un provvedimento che dipende dalle nostre istituzioni, che può portarci un ritorno economico e liberarci delle mostruosità create nel momento del boom economico .C’è chi paragona il Des al Polo del lusso, ma lo Stato diversamente dal Des ci ha messo e continua a metterci denaro a palate. E comunque sono certo che ben pubblicizzato inizierà a funzionare.
Opporsi al Des sembra più il tentativo di qualcuno di opporsi alla formazione di un nuovo governo.

Nicola Renzi, Rf
Due temi: che cosa è il Des e quali possono essere le ripercussioni nella nostra realtà. E poi una questione eminentemente politica che non sfugge a nessuno, facendo intendere che dietro al Des ci siano chissà quali trattative per formare un nuovo governo. Noi abbiamo avuto modo di confrontarci due volte con la Segreteria Finanze e abbiamo ribadito le stesse cose. Abbiamo rappresentato con estrema limpidezza che Rf non è certo un partito contrario a progetti di investimento nel Paese, anche se possono essere considerati da taluno azzardati. Ma all’interno del Des vediamo dei pericoli lampanti. Riteniamo necessarie attenzioni particolari riassumibili nelle stesse preoccupazioni elencate dal consigliere Pasquale Valentini, il primo a intervenire e membro del Pdcs. Il problema è che appaltiamo lo sviluppo del Paese in maniera privata a un soggetto unico. Se qualcuno poi argomentando vuole dire che il Des è l’ultima carta che ci resta prima del disastro, questo dovrebbe portarci ad essere ancora più attenti. Non c’è una caccia alle streghe. Ma è evidente a tutti che non c’è una linea unica sugli investimenti portata avanti dal governo: ci sono progetti diversi che dovrebbero essere mediati e dovrebbero diventare un progetto di sviluppo Paese in maniera integrata. Chiedo solo una cosa: non perdiamo tempo, ciascun consigliere dica ‘facciamolo o non facciamolo in un mese’. Ci dica se è disposto a votare così il progetto come è, in prima lettura o meno.

Gino Giovagnoli, Pdcs
Va ricordato da dove siamo partiti. I sammarinesi si ricordano che Paese abbiamo ereditato nel 2020. L’esperienza devastante del governo di Adesso.sm ci ha consegnato un Paese sull’orlo del fallimento, in mano a un potentato esterno che era riuscito a conquistare le istituzioni democratiche. Non mi voglio dilungare sui risultati della commissione d’inchiesta di Banca Cis. Questo governo ha avuto l’onore di risollevare il Paese dalle sue ceneri e lo sta facendo bene, pur in tante difficoltà, ed stato riconosciuto anche da organismi come Fmi e Greco. Tra i progetti di sviluppo il governo ha individuato anche l’opportunità del Des. E’ veramente una opportunità che è onere del governo saper cogliere, giungendo a un punto di equilibrio. Il mio  richiamo è alla coesione di tutta l’Aula e alla maggioranza di portare a termine questa iniziativa. Sta a noi cogliere questa opportunità, ponendo attenzione ai presidi che il progetto individua, ma non si può, come tante volte in passato, voltare le spalle senza proporre alternative, come sta facendo l’opposizione. Ben vengano critiche costruttive, ma non è accettabile continuare ad assistere a chiusure e a insinuare terrore nei cittadini per investimenti stranieri, soprattutto se lo fa chi nella passata legislatura ha consgnato il paese a potentati stranieri.

Guerrino Zanotti Libera
L’opposizione aveva chiesto il raddoppio dei tempi in questo dibattito perché è necessario un maggiore approfondimento. purtroppo in Udp la richiesta non è stata accolta e siamo limitati a un intervento di 6 minuti. Chi mi ha preceduto, trasversalmente, ha evidenziato che ci sono timori e dubbi rispetto al testo normativo. Lasciamo stare i discorsi sul governo che ha messo in ordine i conti pubblici e ora guarda a un intervento per lo sviluppo economico: se si è messo a recuperare conti con 300 mln di debiti, siamo a posto. Ma guardiamo al futuro, con questo progetto di sviluppo che in pratica appalta a un soggetto terzo le decisioni più importanti e le gestioni del Distretto. E oltre a questo progetto non ne vengono avanti altri e gli affidiamo le sorti del nostro futuro. Ci è stato detto che il Des nasce su proposta di un imprenditore e non è l’opposizione che personalizza il dibattito. Si ritiene poi che il passaggio in Commissione finanze sia forma di garanzia, penso in realtà non lo sia affatto. Anzi è un altro elemento di preoccupazione.

Adele Tonnini, Rete
Rete ha sempre sostenuto progetti chiari e trasparenti e tutte le modifiche avanzate come gruppo hanno migliorato il testo, a partire dall gestione del territorio per evitare gli errori del passato. Sono stati inseriti aspetti anche per evitare l’accumulo patrimoniale, ovvero che gli imprenditori possano acquisire un patrimonio immobiliare esteso e praticare speculazioni. Quindi interventi per evitare che San Marino abbia un danno economico da un eventuale fallimento, poi su concorrenza sleale, sfruttamento lavoro, sui controlli. Quest’ultimo è uno degli aspetti più importanti che devono essere perseguiti proprio per evitare distorsioni e danni reputazionali. Uno dei nodi che deve essere scelto è quello di come si concilia il Des nei rapporti con Ue e con l’Italia. Su questo qualche punto non è molto chiaro. Altro punto: poter fare un bando. Qui si è proceduto un po’ al contrario. Non è un problema, il problema è creare un progetto ad hoc. Non mi straccio le vesti, ma dobbiamo tutelare  il Paese e Rete ha lavorato per questo.

Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia
Il congresso di Stato si è interrogato più volte su come intercettare nuovi settori di sviluppo economico e il pdl presentato oggi va nell’indirizzo di potenziare il settore della ricettività in territorio e la riqualificazione del patrimonio edilizio presente in territorio. Il Des è uno strumento già utilizzato in altre giurisdizioni. Il governo ha solo una possibilità di porre progetti all’attenzione del Consiglio, ovvero presentare dei Progetti di legge. E nel momento in cui arrivano in commissione o in seconda lettura sono apportati miglioramenti, non siamo mai stati contrari o indisposti su questo. Il Governo pone una opportunità che si può cogliere nel settore ricettivo e per la riqualificazione edilizia. Se emergono preoccupazioni lungo l’iter legislativo non ci sarà nessun atteggiamento ostruzionistico per migliorare le criticità evidenziate. Anzi, l’iter legislativo prevede proprio questo. Non lasciamo perdere un’opportunità di sviluppo.

Marica Monteaggi. Libera
Stanno venendo avanti posizioni un po’ eterogenee. Per questo Libera anche dalla Finanziaria ha cercato in tutti i modi di fermare l’iter consiliare di questo Pdl, proprio per sviscerare temi e contenuti e conseguenze di un progetto come questo. E’ vero che i distretti nel mondo ci sono, ma in un Paese come il nostro assunono rilevanza enorme. Non siamo d’accordo che chi deterrà potere concessorio sia una persona  o una società e non sarà lo Stato. Per noi significa svendere la sovranità . Per noi sì allo sviluppo, ma che sia sostenibile e non ci accontentiamo di qualcuno che può liberarci di qualche mostro di cemento, per lasciarci poi una cattedrale di mostri recuperati, ma vuoti. Non ci convince il principio della non concorrenza e invitiamo le categorie a questo discorso. Non riteniamo equo questo progetto per il nostro tessuto economico e non ci accontentiamo di avere una visione limitata, quando sappiamo che non nasce come progetto di coalizione, ma nasce intorno a qualcuno venuto qui e a cui gli si è cucito addosso questo distretto. Crediamo ci sia molto di più da fare partendo dalla tutela delle nostre imprese.

Paolo Rondelli, Rete
Già in sede di maggioranza alcune parti, la mia forza in primis, hanno portato delle riflessioni su questo progetto prima del deposito e dei contributi fattivi, in parte già riflessi in questo primo testo. E’ progetto di legge che è grande scommessa per Paese. Dovremo  tenere conto delle rassicurazioni che dovranno pervenire da Segreterie Esteri e Finanze in questo tempo in cui dovranno apportare interventi a garanzia sul rapporto con Italia e Ue, ma anche a garanzia di un tessuto finanziario ed economico già esistente. Credo anche che ci debbano essere riflessioni su alcune cose viste in commissione antimafia. Mi riferisco al decreto che sarà in ratifica dopo, proprio perché gli allarmi lanciati dalla Commissione antimafia dovranno essere tenuti in considerazione in tutti questi progetti che hanno una valenza economica alta e un impatto sul tessuto del paese e con sua interfaccia con finanziatori. Proprio perché i meccanismi di controllo che lo Stato deve mettere in piedi per evitare infiltrazioni deviate su tutto quello che è politica finanzaria ed economica devono essere al primo posto. Su questo il collega Valentini nel suo intervento ha già fornito degli elementi.  Penso che con un attento confronto si debba e si possa fare per tutto ciò che deve essere garanzia della sicurezza in ambito finanziario e nel campo degli investimenti.  Da ultimo: un impulso all’esecutivo, affinché ci siano altri progetti di sviluppo, proprio perché lo sviluppo non è monobinario, ma deve considerare diverse possibilità per essere articolato, sicuro e anche con stimoli diversi sotto un unico controllo che è l’apparato statale .

Federico Pedini Amati, Sds Turismo
Des sì  Des no, ancora una vota abbiamo dato una immagine negativa di San Marino all’esterno. Ogni volta che arriva un imprenditore, scatta la dinamica che per qualsiasi buon motivo appariamo come quelli che non vogliamo nessuno. Anche in commissione si è voluto fare il nome di Gabriele Burgio di Alpitour e ci poniamo sempre in contrapposizione maggioranza- opposizione, tanto per darci contro. Il Des: si poteva fare meglio? Può darsi, siamo in prima lettura, niente è blindato. Ma è meglio fare un bando, come quello dove hanno partecipato per esempio Alpitour e un’altra azienda, o fare una Regola – Des o Les, chiamatela come volete- che vale per tutti gli imprenditori che hanno quelle caratteristiche per venire a investire a San Marino? Quale è meglio? Andava bene la convenzione per il polo della Moda, andava bene Ali Turky che faceva 44 piani per un albergo…ma quanti sostenitori aveva Ali Turki? Va  bene o va male lo vedremo. Poi la dietrologia: qualcuno ci guadagna qualcosa, c’è la tangente…ma denunciamole queste cose se le sappiamo..
Però il Des alla fine è una legge che fissa regole uguali per tutti. E se non è il Des, è una convenzione, è un bando , è altra cosa. È meglio o peggio? Di certo abbiamo bisogno di investimenti a San Marino per la parte ricettiva. Da anni diciamo che non abbiamo alberghi. La tifoseria non aiuta nessuno. Dobbiamo ragionare nel merito del provvedimento su cosa va bene o male. Miglioriamolo, i suggerimenti Npr e altri partiti li hanno dati, ma non vale tutto o il contrario di tutto in politica.

Michela Pelliccioni, Dml
Ritengo che il dibattito stia dando spunti interessanti in termini di confronto. Il progetto: il Des è  un progetto che dà delle opportunità e la mia forza politica lo ha riconosciuto per prima. La differenza la fa la costruzione del progetto in un Paese, soprattutto in un territorio come il nostro. La differenza è la declinazione del progetto. Su questo dobbiamo partire dagli errori del passato e avere come obiettivo una visione di lungo periodo. La mia forza politica ha riconosciuto l’esigenza di fare più approfondimenti ed eravamo contrari alla fretta. Volevamo evitare un beneficio immediato nei bilanci, a cui poi dovesse conseguire un intervento dello Stato successivamente, come la storia ci ha insegnato. Siamo soddisfatti che in maggioranza ci sia stata apertura su un progetto per rivederlo anche nella parte strutturale e poterlo poi declinare nel modo più favorevole al Paese. Ho individuato 4 aspetti più critici sul testo: il primo è l’aspetto legato al Comitato di gestione che deve rimanere in capo allo Stato. Fondamentale poi il discorso dei bandi su chi viene a investire. Poi focus sulle persone interessate a investire in Repubblica.  L’articolo sulla residenza fiscale per non domiciliato va rivisto, i controlli devono essere stringenti. Poi attenzione al finanziamento interno. Bisogna fare attenzione alla liquidità.  Poi la divisione tra competenze tecniche e politiche, il richiamo alla commissione finanze deve essere politico, non ha competenze per valutare un piano industriale.

Stefano Giulianelli, Pdcs
Le zone economiche speciali non sono uno strumento originale sammarinese. Sono strumenti già collaudati in tutta Europa per favorire l’attrazione di investimenti e come incubatori dell’innovazione, capaci di promuovere sviluppo produttivo e occupazione. Non stiamo inventando nulla di nuovo, ma stiamo adottando un paradigma normativo già collaudato e utilizzato in tutte le parti del mondo. Diventa importante capire come un progetto di questo tipo diventi compatibile con un tessuto economico e sociale come quello sammarinese, rappresentato da circa 5 mila imprese, più di 3 mila società su un territorio limitato. Più che un pericolo per la sovranità del Paese, la maggiore preoccupazione che registro personalmente è quello di un progetto effettivamente compatibile e fattibile all’interno della nostra realtà economica. A prima analisi il progetto potrebbe essere troppo ambizioso e sfidante per la nostra realtà che si è sempre chiusa agli investimenti che possono arrivare dall’estero. Parlare del Des potrebbe essere complicato per il poco tempo a disposizione. Vorrei concentrarmi su uno dei punti sollevati dall’opposizione come criticità. In particolare mi riferisco a un quesito posto da Libera in un comunicato stampa in maniera legittima che si interrogava sul trattamento fiscale agevolato delle società del Des, rispetto alle attuali imprese in territorio. Dalla relazione tecnica presentata dalla Segreteria Finanze per arrivare alla riforma della legge Igr, in una tabella di questa relazione riscontriamo come il 46% delle società sammarinesi generano ricavi per circa 61 mln di euro, ma hanno una tassazione pari a zero. Il 46% delle società sammarinesi non paga imposte perché non ha reddito imponibile, i costi superano i ricavi. Altro elemento di attenzione: va ricordata la San Marino Innovation, con imprese con Igr pari allo 0%, esoneri sul pagamento delle tasse di licenza, capitale sociale pari a 1 euro, abbiamo co.co.pro. fino a 4 collaboratori, abbiamo i dipendenti che possono fare richiesta di residenza per sé e per i propri familiari. Anche in questo caso abbiamo una serie di agevolazioni fiscali e amministrative.

Eva Guidi, Libera
Fondamentalmente il Des è uno strumento utilizzato in particolare anche per il rilancio di zone particolarmente depresse, per fare distretti specializzati di prodotti. Qui viene portato come progetto di legge per lo sviluppo. Finalmente si parla di sviluppo, ma se dopo 3 anni è l’unico vero progetto portato avanti dal governo, mentre altri non lo sono stati, riterrei che comunque sulla parte relativa allo sviluppo si manifesta un relativo fallimento di governo e maggioranza. E lo dico sottolineando che è stato fatto un ricorso abbondante dei fondi che sarebbero stati necessari per promuovere questo sviluppo. Mi riferisco ai 300 mln di debito, di cui larga parte ha dato sostegno del sistema bancario. Chiaro che un uso in questo modo delle risorse ha tolto quello che doveva essere un significato forte dell’azione di indebitamento. Occorre per  un progetto del genere un confronto con il  Paese, con associazioni di categoria e sindacali, perché è un progetto sistemico. Rimangono forti perplessità, in particolare per il fatto che il Des, per come è presentato nell’articolato, dà l’impressione ci sia una cessione di sovranità e di potere nelle mani di un imprenditore, lo Stato viene esautorato dall’azione di controllo che dovrebbe essere la prima preoccupazione.

Gloria Arcangeloni, Rete
E’ inevitabile ci siano contrapposizioni in governo e maggioranza.  A chi chiedeva se oggi avrei votato questo Pdl, io rispondo che lo voterei, perché rispetto alla prima versione proposta, il testo è stato modificato e in questo momento non sono preoccupata di votarlo. Forse sarebbe stato meglio parlare di convenzioni ad personam? Io credo che un pdl con un iter chiaro e  norme uguali per tutti rappresenti garanzie per portare investitori nel paese. Io mi sento di dire tranquillamente che questo Pdl lo voterò, vedremo poi l’iter in seconda lettura. E’ uno strumento valido per tutti e utile allo sviluppo. Quando ci è stato presentato dal Segretario Gatti, questo progetto non era una delle priorità di Rete. Poi intorno ad un tavolo abbiamo iniziato a elaborare il testo di oggi che ritengo sia migliorativo rispetto quello orginario, perché ci sono una serie di tutele per l’interesse dello Stato. Sulla questione delle concessioni del territorio sulla tutela del territorio sono stati messi paletti scritti nero su bianco che danno garanzia su quello che si potrà o non potrà fare.

Lorenzo Bugli, Pdcs
Oggi siamo chiamati a dibattere su questa prima lettura che disciplina il pdl sul Des. Bene chiarire tre passaggi: il Des è una novità? Può essere una opportunità? Come regolamentarlo in maniera corretta? Non è una novità. ne parlava già il Rettore Petroni, ma nemmeno per l’economia nel mondo. Le Zes nascono negli anni ‘30, il prima paese ad utilizzarle fu l’Irlanda. Nel mondo sono 90 e il 40% in Asia e sono collegate in questo Paese per lo più nel manifatturiero. Sono zone che i paesi vanno a destinare per attirare investimenti in appositi capitoli del Pil del paese- turistico, manifatturiero, infrastrutture tecnologiche. L’Italia hai  Des: pensiamo ai porti, in cui investire e fare infrastrutture nel settore marittimo. I Zes esistono per sviluppare settori del paese in modo importante Il nostro Pdl fa questo e può essere una opportunità. Si parla di turismo. E oggi non abbiamo strutture per ospitare grandi eventi e convegni e intercettare grandi eventi internazionali. Investimenti in questo settore sono fondamentali e si crea una norma. Ovvio che dobbiamo saperla regolamentare bene, in maniera di creare una norma trasparente. Quello che è stato già fatto e che si potrà sviluppare è migliorarlo in commissione, e anche in chiave di uno Stato che regolamenti e controlli bene gli investimenti  che devono essere finalizzati allo sviluppo del settore turistico. Tra le priorità abbiamo messo l’Accordo Ue ed è bene armonizzare la norma il più possibile perché non vada in contrasto con tale percorso, vero giro di boa per lo sviluppo del Paese.

Andrea Zafferani, Rf
Si sono fatti paragoni con quanto avviene fuori dal Paese, in cui esistono diverse Zone economiche speciali legate quasi sempre ad aree territoriali, in questi casi riguarda tutto il paese e creerebbe una situazione molto peculiare. Poi c’è aspetto dell’armonizzazione con regole esistenti con l’Ue, ma soprattutto nei rapporti con il paese vicino, rispetto cui evidenziate preoccupazioni. Ammetto che anche io ne ho qualcuna. Il Segretario ha più volte rassicurato negli incontri su questo punto, ma di scritto non si è visto niente. Nel merito: l’argomento è legato a un progetto di sviluppo che manca. Ma non vedo niente di male nel decidere che uno Stato fa una legge dove dice che crea condizioni fiscali particolari per investimenti di un certo rilievo Si può definire quale sia il rilievo e l’area degli investimenti rilevanti possono essere quelli superiori alla soglia come è stato indicato nella legge e si dice: chi ha queste caratteristiche per fare investimenti ha un trattamento fiscale speciale. Non mi scandalizza, è una legge di settore, si pubblicizza all’estero e le regole diventano uguali per tutti. Qualcuno ha citato la San Marino Innovation, per le aziende tecnologiche c’è un trattamento fiscale specifico che si pubblicizza all’esterno. Niente di male. La grande problematica è il modo in cui viene realizzato: qui è un soggetto privato che decide chi può insediarsi nel Des e se  può o meno avere residenza fiscale. La commissione finanze non è garanzia perché può essere sottoposta a pressione da parte dell’investitore. Se si dicesse che si crea, come in altre aree, un comitato di gestione, non può essere un privato che decida chi può insediarsi nel Des, ma deve essere di controllo pubblico. Mi aspeyto una riflessione non tanto sull’idea, ma sul modo.

Luca Beccari, Sds Affari Esteri
Vorrei focalizzare l’attenzione su come si sviluppa l’idea del Des per dare anche elementi sul suo funzionamento. Mi pare infatti che si sia messo il carro davanti ai buoi. I Des funzionano diversamente a seconda delle caratteristiche dei Paesi. Un Des a San Marino come area geografica identificata è di difficile identificazione, vuoi per le dimensioni, sia perchè come Paese si è sempre ricercato uno sviluppo diffuso. Prima di tutto è un progetto che parte dall’idea di distretto non localizzato, ma diffuso. E’ un contenitore che serve a catalizzare una serie di investimenti esteri, legati in primis al settore di ricezione e turismo, che diversamente di altri hanno più difficoltà ad insediarsi a San Marino. Sono 10-20 anni che in questo settore investimenti nuovi non partono. Parliamo di alberghi, ristoranti di un certo tipo, ma senza un contenitore. The Market è un esempio di un’impresa che difficilmente riesce a sostenersi. L’albergo a 5 stelle non si è mai aperto a San Marino, non perché San Marino non possa essere interessante. Piuttosto; se a San Marno non ci sono negozi, ristoranti etc. che mantengono viva l’offerta, difficilmente un hotel 5 stelle si sostiene. Il turista medio a San Marino soggiorna 1-2 giorni. Le residenze fiscali non domiciliate, che sono dimore di breve periodo, creano massa critica perché investimenti esteri nel settore possano creare nuovo segmenti di ricettività e possano far crescere il sistema senza che se ne perdano i connotati. San Marino semplicemente si arricchirà di nuovi clienti e avventori. Non è che oggi a San Marino non possa fare investimenti di 10-20- 40 mln in un settore. La legge serve per creare una condizione generale perché questi investimenti possano concentrarsi nello stesso periodo e far parte di un unico progetto. Perché è lasciato ai privati? Perché lo Stato non investe risorse, é una iniziativa privata. Lo Stato deve dare una governance per l’avvio di progetto perché sia coerente agli obiettivi.

Alessandro Scarano, Pdcs
Viene presentato in Aula il progetto sul Des e abbiamo la possibilità in questa sede di discutere e di poterci confrontare. I distretti economici speciali sono realtà già residenti in altri Paesi, sono aree speciali che insistono in un determinato Paese e sono caratterizzati da una legislazione differente e specifica sotto determinati ambiti, rispetto al paese di appartenenza. Lo scopo è certamente quello di poter attrarre investitori esteri dal momento che in queste aree vigono regimi fiscali differenti. Ma non è l’unico aspetto, per cui un investitore decide di insediarsi. Si è valutato di presentare all’Aula tale progetto. Può essere una concreta e valida opportunità, quale volano per il rilancio e lo sviluppo economico del paese. Obiettivo primario è di poter andare a potenziare il comparto turistico-ricettivo valorizzando aree presenti a San Marino, che da anni necessitano di un intervento. Anche per riqualificare il patrimonio immobiliare presente. Il Pdl si compone di 8 articoli che vanno a disciplinare il Des.  Punto di partenza è la società di gestione che deve seguire un iter preciso con un piano industriale chiaro. E sarà oggetto di valutazioni da parte degli organismi competenti. L’aspetto sul capitale iniziale sociale e dei conferimenti successivi sono una garanzia per San Marino. Altro aspetto è che si debba riferire in Commissione Finanze, su tutti i possibili cambiamenti. Sulla residenza fiscale non domiciliata: è un vero permesso di soggiorno temporaneo, con limiti precisi per evitare distorsioni con altri Stati. Importante è che non si creino distorsioni con le realtà economiche già presenti sul territorio che vanno assolutamente preservate. Oggi viene presentato in prima lettura questo Pdl e ritengo ci sia il tempo necessairo per ogni confronto. E fondamentale è portare questo progetto alla cittadinanza. Mi augura lo politica lo porti avanti senza boicottare il progetto.

Luca Boschi, Libera
Fa piacere oggi smentire posizioni trasversali tra i partiti. Chi lo sostiene lo presenta come ‘il’ progetto di sviluppo. Questo è il primo vero progetto di sviluppo che il governo porta. Qualche tempo fa il Segretario Gatti parlavamo del ruolo del Direttore generale di una banca e mi convinse che, a fronte di un problema il Dg porta al consiglio di amministrazioni più soluzioni, in modo che che si abbia il tempo di scegliere.  Qui questo manca, il progetto è uno solo e i tempi sono strettissimi. Questo è un pdl che non è venuto in mente al governo che poi è andato a cercare un imprenditore. Qui un imprenditore è andato a cercare un governo che gli consentisse di realizzare un suo progetto . Noi oggi ci dobbiamo esprimere su questo pdl che per noi porta tanti dubbi. Il primo è la difesa dell’architrave del Paese, la sovranità. Andiamo a creare un macro-referente che ha il 51% delle opere realizzate. Non si tratta di un cavaliere bianco, ma di un principe. E ci spaventa. Poi il discorso dell’Europa: ci si dice che all’Europa va benissimo il discorso sulle residenze, ma siamo sicuri che abbia capito benissimo?

Francesco Mussoni, Pdcs
In questo dibattito ci sono due elementi: c’è un confronto tra le forze politiche sui contenuti. Qualcuno dall’opposizione si stupisce sul fatto che ci sia una dialettica. Noi dall’inizio abbiamo detto che è un pdl che va ancora lavorato ed è normale, tra prima e seconda lettura. Secondo punto politico: probabilmente avete letto il progetto di legge. Rispetto novembre- dicembre scorsi riconosco degli approfondimenti e una consapevolezza di un prodotto legislativo che può essere interessante. Noi abbiamo idee chiare: deve essere un acceleratore di investimenti esteri in territorio, deve essere un progetto privato, ma con governance pubblica, deve essere una serie di investimenti che vanno a ricreare la ristrutturazione di opere pubbliche che sono attorno a noi. Dobbiamo avere maturità come classe politica, non solo di maggioranza, di entrare nel merito di creare le garanzie per lo Stato e di funzionamento di un progetto che non deve essere distorsivo ed eccessivo e che garantisca una risorsa positiva per il Paese. Mi aspetto che questo dibattito abbia questo obiettivo, di andare avanti e fare in modo che sia un progetto utile e compatibile con l’Ue e che non ha ancora nome e cognome. Se, come mi pare di aver sentito, c’è consapevolezza maggiore anche da parte dell’opposizione sulla bontà del Pdl, credo che facciamo buon servizio alla collettività Siamo impegnati ad andare avanti, consapevoli che siamo in una fase che necessita di investimenti esteri sostenibili e collocabili nella nostra realtà. Quando c’è stata a San Marino Innovation, che è già un Des di per sé, nessuno ha detto niente. Cerchiamo di continuare questo confronto serio sui contenuti.

Alessandro Mancini. Npr
Dal punto di vista tecnico, la relazione introduttiva del Segretario e gli interventi dei suoi colleghi credo che abbiano ben spiegato obiettivi, criteri e quello che vuole portare a casa il governo tramite questo Pdl. E’ un progetto che si inserisce in quello che deve essere lo sviluppo del Paese. Una legge non esclusiva e non alternativa al modello economico, una legge che si presuppone l’obiettivo di adottare degli spazi di interesse economico di sviluppo, complementari a quello già in essere. Primo fra tutti un’offerta diversa commerciale e turistica. Bene ha fatto maggioranza ad accogliere la richiesta dell’opposizione di soprassedere all’esame di questa legge in prima lettura nel precedente Consiglio, per arrivare in Aula con un prodotto più analizzato e il dibattito di oggi ci dà questa sensazione. Si è detto che ci sono stati anche confronti con il govenro e deve essere messo in rilievo in modo positivo.
Il Des è un elemento che può qualificare l’economia sammarinese? Sì. E’ elemento che può attrarre nuovi investimenti? Sì. Ci sono criticità? Certo che ci sono a tutt’oggi, e credo che l’intervento del presidente Pdcs Pasquale Valentini a inizio dibattito sia stata la migliore sintesi politica che si poteva fare e dovrà essere la road map per accompagnare questo pdl fino alle sue battute finali. Quello che dice Valentini è corretto. Mette in evidenza aspetti positivi ma dice anche ‘attenzione su certe questioni, è bene ci sia ancora confronto’. E la politica responsabile deve adottare questa strada. Rispondo anche a Nicola Renzi: quando chiede oggi quali consiglieri sono a favore e quali sono contrari. Io le rispondo: se fossimo in seconda lettura direi sì, voto favorevolmente Ma siccome non lo siamo, e per le parole che mi hanno preceduto, servono approfondimenti, le dico che questa maggioranza e questo governo si prenderanno tutto il tempo necessario per portare a casa il miglior testo possibile.

Gaetano Troina, Dml
Da tempo si parla di questa iniziativa rispetto cui, ribadisco, come Dml non siamo contrari a priori ma riteniamo necessari ulteriori approfondimenti e che occorra una parziale revisione del testo.
La stessa Italia utilizza in diversi Regioni uno strumento simile, la Zes, che viene regolamentata in maniera differente, si palra di zone limitate, non dell’intero territorio nazionale, dove anche aziende già operative possono beneficiare di speciali condizioni per gli investimenti. Anche in Cina esistono Zes per consentire la ripresa e lo sviluppo in aree economiche depresse del Paese. Tutti sono concordi che per poter utilizzare questo strumento con successo sia necessario un preliminare e chiaro orientamento strategico nazionale che favorisca lo sviluppo delle filiere chiave del territorio che se, nel nostro caso, può essere quella ricettiva, non può però poi aprirsi anche a tutti gli altri settori dell’economia senza rischiare distorsione. In tutti questi casi l’individuazione dei settori strategici è sempre stata giustamente in capo alle classe politica e non a soggetti terzi. E’ per questo che insistiamo da sempre che è fondamentale puntare  su progetti coerenti con le ambizioni si sviluppo. Ecco perché è necessario inquadrare in maniera dettagliata e con regole precise uno strumento che può prestarsi a distorsioni. Il tutto senza dimenticare che se San Marino vuole entrare a piedi pari nel mercato globalizzato oltre che avvicinarsi all’ Ue, non possono passare in secondo piano la digitalizzazione, un implementazione del settore Tlc ed efficentamento energetico del Paese. Altrimenti con quale biglietto da visita ci presentiamo a chi vuole investire a San Marino?
Giusto dire ‘se vogliamo che San Marino cresca, non possiamo dire ‘no’ agli investitori e a opportunità di rilievo. Questo vale per il Des, ma non per Amazon? Qualcuno me lo spiega perché? Come Dml abbiamo espresso alcune perplessità sul testo richiedendo chiarimenti sia in maggioranza che in congresso prima del deposito e spiace non si sia giunti a maggiore sintesi prima del deposito in particolare su come è disciplinata la gestione del Des e sulla tematica della concorrenza e perché i controlli dello Stato siano effettivi. Riteniamo attuale formulazione non garantisca tutela necessaria sui controlli che va potenziata .Sicuramente questa sintesi di visione aiuterà a giungere testo condiviso e siamo in aula oggi per chiedere di approfondire aspetti critici segnalati da tutte le forze politiche. Confermiamo piena disponibilità a collaborare per un testo condiviso purché tenga conto delle peculiarità del nostro territorio e che lo scopo possa essere solo quello di arricchire l’ordinamento di strumenti utili e scongiurare possibile cessione del controllo del nostro Paese.

Roberto Ciavatta, Sds Sanità
L’Aula chiede in via trasversale un confronto su un progetto forte e  cogente. Il confronto che c’è oggi, ci sarà in commissione e in seconda lettura. Questo è il primo atto di un provvedimento che riguarda Aula e la prima lettura dovrebbe servire a chiedere spiegazioni sul testo.
Abbiamo a San Marino due macro aree su cui intervenire: una quella delle zone strategiche di proprietà dello Stato che abbiamo già tentato di mettere a bando. Avevamo tanti investitori in questa e nella precedente legislatura che dichiaravano di essere pronti a investire a San Marino, per progetti legati la turismo, ma quando abbiamo chiesto loro di aprire dei conti correnti non abbiamo avuto nessuna adesione. Lo dico perché il Des prevede che coloro che vengono vanno a versare immediatamente 50 mln di euro. Serve a vedere che hanno disponibilità economico e non vengono a investire chiedendo prestiti alle banche o allo Stato. E che queste siano di provenienza lecita perché vengono controllate da Aif, Antiriciclaggio etc. Poi abbiamo aree ‘depresse’ da riqualificare. L’Ex Symbol è solo un esempio, ma quante aree industriali abbiamo lì a marcire? Per lo più di proprietà delle banche. O abbiamo qualcuno che le compra dai proprietari, o quelle rimangono lì a marcire. E’ non è un bel biglietto da visita avere questi ecomostri nelle zone più belle di San Marino.  Aver qualcuno che si impegna- con questo Pdl- a un investimento da 300 mln per 7 anni a versare fino 200 mln nei primi sei anni come capitale all’interno di San Marino e si impegna ad acquistare e riqualificare zone che non saremmo i grado di riqualificare noi. E devo ribadirlo: i confronti su questo tema, nel momento in cui si è chiesto tempo per un approfondimento, sono stati accordati. Il testo che vediamo in discussione è enormemente differente rispetto quello di poco tempo fa. Dal nostro punto di vista ci deve essere rischio zero per San Marino. Le condizioni sono che nessuno venga a chiedere ulteriori adempimenti rispetto quelli che ci sono, la flat tax si allinea con tassazione media che versano le nostre società, è semplicemente semplificata ma lo Stato versa zero.
Se l’investitore arriva e versa i suoi 50 mln e acquista aree depresse e alla fine non ci fa niente, non avremo speso comunque niente. Non ci sarà alcuna concessione di aree di pregio, se non con un bando, come è stato fatto per l’ex Tiro a volo, siano coloro che vogliano partecipare siano parte del Des  o meno. Come abbiamo provato a fare tempo fa ma purtroppo senza successo. Proprio perché lo ha detto Beccari prima. Abbiamo un contesto in cui dopo 30 anni di mancati investitori manca tutto. Difficile fare hotel a 5 stelle quando l’ospite la sera non ha nulla da fare se non andare nei bar che abbiamo a San Marino. Dobbiamo creare un eco sistema. Questa non è la risposta ma una delle risposte che non escludono altre. Il Des è una proposta che arriva e ne arriveranno altre per trovare e liquidità di cui il Paese ha bisogna se volgiamo continuino servizi  per il Paese come oggi li conosciamo. Dobbiamo finanziarla  la spesa pubblica.

Franscesca Civerchia, Pdcs
Questo è un pdl sullo sviluppo importante per il Paese a averlo portato oggi, in prima lettura, è una scelta responsabile del governo. Alcune considerazioni generali: spiace aver letto molte strumentalizzazioni, prima ancora che il progetto arrivasse n Aula. Prima di giudicare a fare critiche, un progetto va conosciuto, invece è stato osteggiato a prescindere, senza conoscere le sue peculiarità. Non è questo il modo corretto della politica di porsi nei confronti di chi vuole invece investire a San Marino. Penso in Aula siamo tutti consapevoli che la nostra economia in questa fase ha bisogno di molte risorse per potersi sostenere.

E’ vero in passato sono arrivati fantomatici investitori, quando era ora di mettere mano al portafoglio si sono fatti nebbia o dietro i loro nomi c’era qualcosa di poco chiaro. Ma non ci sto a questo stillicidio e alla macchina del fango, comportamenti che non ci permetteranno mai di essere al passo con i tempi Ho sentito dire che il progetto è contro la nostra sovranità, che è progetto off.shore…non ravviso questi elementi. Allora perché, per assecondare fini politici, dobbiamo allontanare imprenditori che si affacciano sul nostro territorio e progetti così importanti? Questo non è un progetto che deve avere una bandierina politica, di una Segreteria o forza politica. Non mi risultano padri putativi dietro questo investitore.

Vladimiro Selva, Libera
Questo governo abbraccia questo elemento come unico elemento di novità da portare avanti. Non significa che è un progetto sbagliato perché arriva da fuori, non è detto, ci possono essere aspetti positivi. Di sicuro, vediamo che il nostro Stato scrive norme su misura di investitori esterni che hanno forti interessi su San Marino, mettendo a disposizione aree importanti del centro storico, gioielli che ciclicamente sono messi a disposizione degli investitori- mi riferisco alla cava Antica e alla cava degli umbri. Aree di interesse enorme e devono essere trattate nell’interesse della collettività, non di singoli che vengono a San Marino a fare il loro interesse. Altre aree meno di pregio- si è parlato di ex Symbol, ex Conceria di Acquaviva, edifici diventati eco mostri- se si parla di quelli allora scriviamolo e non restiamo vaghi. Oggi questo testo appare il viatico a uso impropri e a favore di pochi dei nostri gioielli.

 

San Marino News Agency

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