Conto Mazzini, in attesa della sentenza
MARINO CECCHETTI. Abbiamo un bilancio statale con un deficit strutturale di oltre 50 milioni di euro (c’è chi dice 70) e un debito pubblico che supera abbondantemente il miliardo di euro, pari, secondo il Fondo Monetario Internazionale, al 105% del Pil. Il tutto causato dalla famigerata piazza finanziaria creata a inizio secolo senza un contesto di adeguate professionalità in grado di gestirla o almeno di controllarla. Il Paese per oltre un decennio è stato in balia di un gruppo criminale, quale emerso nel processo Conto Mazzini. Fra le 21 persone rinviate a giudizio, 8 ex Segretari di Stato e 5 ex Capitani Reggenti. Forse in realtà coinvolte 100-150 persone per un giro fra gli 800 e i 1100 milioni di euro. Di detto processo, terminato il 23 settembre scorso, si è in attesa della sentenza di secondo grado
Nella vicenda, che riguarda il sistema bancario e finanziario arrivato a contare fino a 12 banche e 60 finanziarie, il sottobosco politico affaristico ha impelagato lo Stato attraverso Banca Centrale col credito d’imposta. Da cui il debito che affonda lo Stato. Invano si è chiesto alla politica di rendere pubblici gli atti in cui c’è di mezzo il finanziamento statale. Tutte le deliberazioni in tal senso approvate dal Consiglio Grande e Generale via via negli anni sono state -tutte! – disattese dai vari governi. E in tribunale è successo di tutto e di più fra il primo e il secondo grado del processo Conto Mazzini.
Ultimamente un consigliere ha denunciato un rapporto allarmante fra un giudice, già magistrato dirigente, e gli attuali governanti. In questo contesto, tutt’altro che rassicurante, si aspetta la sentenza d’appello del Conto Mazzini, cioè la conclusione giudiziaria della tangentopoli nostrana che ha portato il Paese al collasso.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato intero dopo le 23
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