San Marino. Fatture false per 3,3 milioni di euro e truffa allo Stato, condannata amministratrice

San Marino. Fatture false per 3,3 milioni di euro e truffa allo Stato, condannata amministratrice

Fatture false per 3,3 milioni e truffa allo Stato, condannata amministratrice. Due anni di prigionia e 3.000 euro di multa. La difesa aveva chiesto l’assoluzione. Già annunciato il ricorso in appello

ANTONIO FABBRI – È stata condannata a 2 anni e a una multa di 3000 euro, oltre al risarcimento del danno da quantificare in sede civile, Patrizia Retrosi, 61enne amministratrice della “Patty cuscinetti”, società che operava nella compravendita di componenti meccaniche.

Ieri l’udienza conclusiva davanti al Commissario della Legge Vico Valentini.

Evasione fiscale tramite l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per circa 3,3 milioni di euro e truffa aggravata ai danni dello Stato, le imputazioni di cui doveva rispondere. Imputazioni che, ha detto la parte civile Eccellentissima Camera rappresentata in giudizio dall’Avvocatura dello Stato con l’avvocato Alessandra Belardini, “sono risultate ampiamente provate”.

“Dalla corposa istruttoria emerge la colpevolezza dell’amministratore. La Retrosi ha tratto in inganno l’amministrazione finanziaria anche con fatture per operazioni inesistenti. Condotte che creano un vulnus nell’intera economia, aggravate da interessenze forti con società svizzere. Vi è quindi un danno reputazionale anche verso autorità degli di altri Stati”.

Ricostruito dall’Avvocatura come i componenti meccanici e i cuscinetti arrivassero dalla Cina, ma solo fittiziamente entravano a San Marino dove, aveva dichiarato l’imputata, venivano lavorati prima di essere riesportati. Tuttavia, è stato evidenziato, che la società non aveva né macchinari né dipendenti, risultando quindi impossibile una lavorazione in loco. L’Avvocatura dello Stato ha quindi chiesto il risarcimento del danno patrimoniale, 40mila euro di imposta diretta non versata, e non patrimoniale. Danno di immagine per lo Stato, dunque.

Il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, ha evidenziato come i pezzi che fittiziamente passavano per l’azienda sammarinese, venivano poi successivamente ceduto anche “a prezzi fino al 1000% in più”. “Tutta l’operatività che avveniva attraverso la società sammarinese era tesa a trarre in inganno non solo l’amministrazione sammarinese, ma anche quella italiana, se non addirittura quella svizzera. Quanto emerso dall’attività del nucleo antifrode – ha aggiunto il Pf – conferma l’esistenza di un piano illecito preordinato legato a una attività commerciale simulata a San Marino, con fatture gonfiate, costi fittizi, retrocessioni attraverso prelievi in contanti delle somme”. Di qui la richiesta del Pf che ha riscontrato la prescrizione per il primo capo di imputazione relativo alle fatture false, mentre per il secondo capo, truffa aggravata allo stato, ha chiesto la condanna a 3 anni e mezzo e a 6000 euro di multa. Ha specificato il Pf che, in alternativa alla multa, avrebbe chiesto la pena accessoria dell’interdizione, ma è risultato, nel corso processo, che l’attività della ditta che era finita nei guai giudiziari, ha visto un’altra concessione di società ed “è proseguita sotto l’amministrazione del convivente, quindi mi sembra quasi inutile chiedere l’interdizione” ha detto il Pf.

Ha contestato le conclusioni di parte civile e Procura fiscale l’avvocato difensore dell’imputata, Giampaolo Pasquali. Il legale ha inizialmente ribadito le eccezioni preliminari e costituzionali, già rigettate dal giudi-ce, “affinché non si ritenga che siano state rinunciate”, ha detto, anticipando che quindi verranno riproposte nei prossimi gradi di giudizio. L’avvocato Pasquali ha poi sottolineato come non si sia raggiunta la prova della colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio, quindi “va pronunciata l’assoluzione per entrambi i capi di imputazione”. Parlando poi dell’inesistenza delle operazioni, ha sottolineato che se le fatture false sono tali in entrata e in uscita, essendo l’operazione inesistente, neppure l’imposta sarebbe dovuta, venendo così a cadere la contestazione di evasione fiscale. Nelle accuse mosse “è stata fatta una semplificazione inaccettabile e comunque non è stata raggiunta la prova dell’inesistenza dell’operazione sottostante”. Il legale ha quindi chiesto l’assoluzione. Di diverso avviso evidentemente il giudice Valentini che ha emesso sentenza di condanna.

Già preannunciato appello.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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