La esclusione della Repubblica di San Marino dal Sepa, quale si è appreso questa mattina dalla lettura del quotidiano Libero – per tutta la giornata si è attesa in vano la rettifica del Governo – è l’emblema del disastro combinato da questa classe politica, che ha scommesso – c’è altra interpretazione? – sulla fine del Paese.
Tutta l’Europa vi partecipa. Tutta all’infuori di San Marino (e, forse, Andorra).
Una débâcle per San Marino, quale mai si è visto nella sua storia storia. Prodotta da una classe politica mediocre e peggio.
Ed anche per quanto riguarda gli effetti pratici.
Ricordava ieri il Sole 24 Ore citando l’intervento di Paola Giucca, direttore
dei sistemi di pagamento della Banca d’Italia: «Non ci sarà nessuna differenza
tra pagamenti nazionali e internazionali. Un consumatore potrà aprire un conto
in qualunque Stato ed effettuare pagamenti in tutti i Paesi».
«La Seba innova il concetto di mercato domestico – aggiungeva il capo del
Servizio Smp, Domenico Gammoldi -. Con Seba stiamo parlando di 32 nazioni non
solo dell’Unione europea» con oltre 500 milioni di abitanti, 9 mila soggetti
fornitori di servizi di pagamento armonizzati. Per tutti costoro tra sette mesi
scatta il termine ultimo per la migrazione ai bonifici e agli addebiti diretti
(come i Rid) Sepa e il divieto di richiedere il Bic (Codice identificativo
d’azienda) per i pagamenti nazionali. L’Iban resterà invariato.