San Marino. Fusioni tra Carisp, Bns e Bsm, Antonio Vento smentisce

San Marino. Fusioni tra Carisp, Bns e Bsm, Antonio Vento smentisce

L’ad Vento: “Ignoro voci di fusioni a cui Carisp non è interessata”

L’amministratore di Cassa disponibile ad aggiornare le forze politiche sul piano industriale. Intanto anche Bsm smentisce ipotesi di fusione

Nei giorni scorsi Repubblica futura ha reso note voci circa possibili fusioni tra Carisp, Bns e Bsm, e su questo ha formulato una precisa interpellanza al Governo, anche per chiedere conto del piano industriale di Carisp, chiamando in causa l’Amministratore delegato di Cassa, Gianfranco Antonio Vento. Se la risposta all’interpellanza spetterà al Congresso di stato, sui dubbi sollevati interviene intanto l’Amministratore delegato di Carisp, con una presa di posizione inviata al nostro giornale nella quale replica e smentisce possibili fusioni.

LA NOTA DELL’AD VENTO

Gentile Direttore, con riferimento all’articolo che riprende un comunicato stampa di “Repubblica Futura” circa voci di fusioni tra banche, rappresento che il risanamento di Cassa di Risparmio sta procedendo secondo le linee guida previste nel Piano Industriale approvato ad ottobre 2020, che anche i Consiglieri di “Repubblica Futura” hanno avuto modo di disquisire lungamente in Commissione Finanze. Sono disponibile ad aggiornare le forze politiche che volessero sapere di più sul processo di risanamento, che sta procedendo molto bene e che consente oggi alla banca di operare in condizioni di equilibrio economico, finanziario e patrimoniale. Viceversa, non tollero illazioni calunniose circa il fatto che mi sia adoperato a far decadere le denunce di Carisp contro il Segretario Ciavatta.  La decisione di Carisp di ritirare quella denuncia è stata assunta dagli organi competenti (e non dall’Amministratore Delegato), sulla base di evidenti anomalie emerse nel procedimento di costituzione della banca quale parte in quella controversia. Ignoro qualsiasi voce di fusioni tra banche, alle quali Carisp non è interessata, e rassicuro la clientela di Carisp – che ringrazio per la fiducia crescente – circa il fatto che stiamo lavorando alacremente per offrire prodotti e servizi sempre più adeguati alle loro esigenze”, conclude Gianfranco Antonio Vento, Amministratore delegato di Carisp.

ANCHE BSM SMENTISCE POSSIBILI FUSIONI

Anche da Banca di San Marino vengono smentite le voci di fusione: “Le Governance di Ente Cassa di Faetano e Banca di San Marino Spa comunicano congiuntamente che, nell’ambito delle numerose attività svolte nell’esercizio dei rispettivi ruoli e funzioni, nessuna ipotesi circa fusioni o conferimenti con altri istituti bancari è stata in alcun modo assunta o esaminata. Le informazioni apparse recentemente sulla stampa sono dunque prive di ogni fondamento. Le due istituzioni assicurano, a tutela di soci e clienti, un serrato impegno nelle attività quotidiane e future e prendono le distanze da dinamiche che niente hanno a che vedere con i valori caratteristici del credito cooperativo propri dell’Ente che, insieme a Banca di San Marino, si appresta a celebrare il centenario della Cassa Rurale di Faetano”.

RIMBORSO DEGLI ZERO COUPON DA 98 MLN

Intanto, a proposito di risanamento di Carisp, non sfugge quanto questo sia legato al debito pubblico contratto dallo Stato sui mercati internazionali e di conseguenza gravi sulle spalle dei cittadini. E’ proprio del 30 aprile scorso, infatti, la notizia che sono stati rimborsati anzitempo – la scadenza era al 2023 – i titoli di Stato emessi per sostenere il capitale sociale di Cassa di Risparmio nel 2013. A renderlo noto è la Banca Centrale, che sul proprio sito pubblica, nella sezione dedicata all’emissione dei titoli di Stato, la conclusione dell’operazione con il rimborso con due anni di anticipo, da parte dell’Emittente, cioè l’Eccellentissima Camera, dei titoli “zero coupon” per un valore nominale di 98 milioni.

OPERAZIONE DEL 2013 PER L’AUMENTO DI CAPITALE DI CARISP

Si trattò di una operazione di cosiddetta ingegneria finanziaria, una sorta di partita di giro che, probabilmente, se fatta da qualsiasi altro soggetto vigilato avrebbe fatto sorgere delle perplessità. Infatti, con la Legge 153 del 2013 venne stabilito che lo Stato avrebbe emesso titoli del debito pubblico e, quanto ricavato dal piazzamento dei titoli, sarebbe servito per entrare nel capitale sociale della banca con il versamento immediato di un milione per l’acquisto di nuove azioni di Carisp e, la restante parte, sarebbe confluita in apposito fondo di futuro aumento di capitale di Carisp stessa. I titoli di Stato erano emessi per essere venduti sul mercato interno e vennero pressoché interamente sottoscritti dalla medesima Carisp.

Quindi, semplificando: Carisp acquistava titoli di Stato e con il ricavato lo Stato stesso entrava nel capitale sociale della medesima banca che gli aveva prestato i soldi acquistando i titoli e diventando quindi creditrice dello Stato che oggi, di quella banca, è diventato proprietario. Lo stesso Stato che, dopo aver contratto debito sul mercato internazionale, ne utilizza una parte cospicua per rimborsare quegli zero coupon coi quali aveva finanziato la stessa banca che oggi rimborsa anticipatamente. Operazione cui si aggiunge l’altra ingegneria finanziaria del titolo irredimibile.

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