San Marino. Galassia Cis, titoli di privati dati a garanzia. Testimonianza di Bonfatti scagiona Grandoni

San Marino. Galassia Cis, titoli di privati dati a garanzia. Testimonianza di Bonfatti scagiona Grandoni

Rassegna Stampa – “Non aveva in nessun modo un ruolo gestorio”. Secondo Bonfatti i Pct dell’Iss potevano essere dati in pegno per il finanziamento

ANTONIO FABBRI. E’ stata la volta dell’audizione come testimone, ieri, di Sido Bonfatti, già amministratore straordinario di BancaCis, prima, e poi liquidatore di Bns-Cis, nell’ambito del processo davanti al Commissario delle legge Vico Valentini, che vede imputati Daniele Guidi e Marco Mularoni, ex direttore ed ex vicedirettore della banca, e l’azionista Marino Grandoni.

Secondo le prospettazioni dell’accusa, la banca aveva ottenuto dei finanziamenti da istituti esteri per circa 9 milioni e, a garanzia di questi, aveva posto dei titoli propri, ma anche titoli di proprietà della clientela che erano stati utilizzati dalla banca e dai suoi amministratori come propri e messi a garanzia, appunto, per ottenere i finanziamenti.

A vario titolo le accuse vanno da appropriazione indebita a frode nell’esecuzione di contratti e violazione della normativa bancaria sul beneficiario effettivo. Proprio questo procedimento era nato da un esposto dello stesso Bonfatti. Tra i titoli dati a pegno per ottenere il finanziamento, c’erano anche i Pronti contro termine (Pct) dell’Iss.

Bonfatti ha sottolineato di dubitare che sull’utilizzo di questi ultimi come garanzia vi fossero delle irregolarità. Diverso il caso dei titoli di privati. “L’esposto – ha detto Bonfatti – dava conto di irregolarità discutibili per i Pronti contro termine e altre indiscutibili come quelle per l’utilizzo dei titoli di terzi”.

In sostanza ha spiegato di pensarla diversamente rispetto alla spiegazione che Wikipedia dà dei Pct e dall’interpretazione che ne dà la una certa giurisprudenza sammarinese: questi restano di proprietà della banca, che si assume il rischio dei titoli sottostanti, garantendo alla scadenza quanto pattuito con il cliente. Se quindi, secondo l’interpretazione di Bonfatti, i Pct restano di proprietà della banca, questa ne può disporre, dandoli anche a pegno per ottenere finanziamenti.

“Se fossero del cliente, i Pct sarebbero in un deposito titoli del cliente stesso e non è così”, ha detto riferendosi al caso specifico.

Per le parti civili l’interpretazione di Bonfatti sarebbe più attinente all’ordinamento italiano, ma queste sono deduzioni che faranno in sede di discussione.

“La differenza è che se diamo retta a Wikipedia – ha aggiunto Bonfatti – il risparmio del cliente dovrebbe seguire le eventuali sorti del Pct sottostante, e non è così. Il rischio del Pct ricade sull’istituto che, comunque, alla fine dovrà rifondere quanto pattuito alla scadenza. E’ dimostrato in modo oggettivo che, se i Pct fossero rimasti di proprietà del cliente, sarebbero risultati nel suo bilancio e invece erano nel bilancio della banca”. Il danno del cliente si avrà, quindi, se la banca diventa insolvente. “Il cliente riceve un danno dall’insolvenza della banca, ma non dipende dal possesso del Pct, o dall’utilizzo di questo”.

Diverso, invece, il discorso sulla gestione dei titoli diversi dai Pct e di proprietà di privati, che non potevano essere dati in pegno come propri secondo Bonfatti. Proprio sulla gestione dei Pct Bonfatti ha specificato: “Io mi meravigliai molto che la crisi di una banca fosse provocata da un altro istituto pubblico, l’Iss. La mia convinzione è che Banca Centrale fosse anch’essa convinta che i Pct dovessero rimanere nella titolarità del cliente e non della banca.

Che ragione c’è per insistere su una pretesa che mette i crisi una banca, quando c’è un interlocutore istituzionale al quale si potrebbe chiedere pazientare per la restituzione? Se c’è un soggetto di carattere istituzionale, mi sarei aspettato che Banca centrale dicesse: fermati un attimo, pazienta, perché fare fallire BancaCis non conviene a nessuno”, ha rilevato Bonfatti.

Invece, “l’Iss chiedeva che le venissero consegnati materialmente questi titoli per trasferirli in altro istituto di credito. Il problema è sorto quando Efg – la società Lussemburghese che aveva concesso il finanziamento a Cis e aveva in pegno i titoli, ndr. – non rinnovò le linee di credito. Ci si rese conto che in parte erano titoli dei clienti e in parte oggetto di rapporti diversi, e altri erano della banca. Credo che l’aspettativa di Iss fosse quella di tornare in possesso dei Pct per metterli al sicuro. Invece vennero incamerati da Efg”.

Alle domande sul ruolo di Marino Grandoni in Banca- Cis, Bonfatti ha escluso un suo coinvolgimento nella gestione. “Grandoni non aveva in nessun modo un ruolo gestorio rispetto a BancaCis. Questo è il motivo per cui non sono state attivate azioni di responsabilità nei suoi confronti”, ha detto Bonfatti.

Quanto al documento che ha segnato il coinvolgimento in questo processo dello stesso Grandoni, Bonfatti ha specificato che il modulo con la dichiarazione non è riferito alla proprietà dei titoli dati a pegno, bensì alla titolarità della banca.

“Con questi moduli Efg intendeva capire l’assetto proprietario di BancaCis, individuare il titolare effettivo della banca”, ha specificato Bonfatti.

Anche l’ex direttore facente funzione di Banca Centrale, Giuseppe Ucci, che ha testimoniato subito dopo Bonfatti, ha affermato di non avere constatato un ruolo di Grandoni nella gestione della banca.

“L’impressione – ha detto Ucci – è che tutte le operazioni venissero gestite da Guidi. La posizione degli altri, anche di Mularoni, erano abbastanza sfumate. Le altre persone danno l’impressione di essere degli esecutori”, ha detto Ucci.

Prossima udienza il 21 maggio.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

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