San Marino. Giovanni Giardi: “Quale speranza per questo povero Paese?”

San Marino. Giovanni Giardi: “Quale speranza per questo povero Paese?”

“QUALE SPERANZA PER QUESTO POVERO PAESE?”

Riceviamo e pubblichiamo

Mi è passata la voglia di scrivere sui social. Si incrociano discorsi meschini e faziosi che fanno passare la voglia, però trovo anche alcuni interventi di uomini e donne che, con saggezza, ci aiutano a ragionare per dare speranza e prospettive al Paese prima che sia troppo tardi. Il guaio è che, mi sembra, siamo in mano a personaggi che fanno politica (mi dispiace per i pochi che tentano di distinguersi) pensando che avere la maggioranza vuol dire essere autorizzati a “comandare” non a “governare”. Politici che hanno anche studiato, ma che sembrano senza un’idea del concetto dello Stato democratico e del “contratto sociale” di Rousseau, e nemmeno della Carta europea sulla condivisione delle responsabilità sociali approvata nella seduta del 22/01/20 dal Consiglio dei Ministri del Consiglio d’Europa di cui facciamo parte. Questa carta dispone che chi vince le elezioni non è legittimato a comandare, ma solo a governare con un continuo confronto con tutte le istanze in cui si organizza la società civile: gruppi politici, Sindacati, imprese, articolazioni territoriali, Associazioni, ecc.   

Invece avvilisce è il comportamento dei partiti che al governo (ormai li abbiamo visti in tutte le versioni anche se non è giusto generalizzare e ignorare qualche timida eccezione) si chiudono in un’autoreferenzialità e a volte anche arroganza, comportamento criticato giustamente dalle opposizioni, le quali poi, però, se vanno al governo fanno le stesse cose che criticavano dall’opposizione.

Anni fa sostenevo che NON SERVE MOLTO CAMBIARE IL GOVERNO, SE NON SI CAMBIA IL MODO DI GOVERNARE. Sono ancora di quel parere.

Sarà possibile trovare persone pensanti, competenti ed oneste, capaci di impegnarsi in un accordo fra galantuomini, che, indipendentemente da chi vincerà ed ai programmi, assicureranno un modo diverso di governare avendo come metodo (una polemica proprio in questi giorni sul metodo)  il confronto e la trasparenza e come fine e priorità il bene comune, l’interesse prioritario del Paese per lasciarlo ai nostri figli migliore e non peggiore di come è stato affidato a noi dalle precedenti generazioni? Una rivoluzione in questo senso sarebbe semplicemente adottare i criteri indicati dal Consiglio d’Europa che citavo sopra.

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