San Marino. Gps piazzato sotto l’auto di lui, ma viene assolta dall’accusa di stalking per insufficienza di prove

San Marino. Gps piazzato sotto l’auto di lui, ma viene assolta dall’accusa di stalking per insufficienza di prove

Rassegna stampa – Donna accusata di stalking verso un uomo, assolta per insufficienza di prove. La singolare vicenda esplosa in concomitanza del lockdown. Tra le accuse, anche un Gps piazzato sotto l’auto di lui

ANTONIO FABBRI – Galeotto fu il Rallylegend. I due si conoscono in occasione della competizione sammarinese del 2017. Lui è un meccanico oggi 43enne del vicentino, lei un commissario di gara del circondario oggi 63enne.

Si frequentano e poi lei aiuta lui a risolvere alcune pendenze che ha con la banca in Veneto dove risiede. Lui decide di venire a vivere in zona, in quanto gli piace San Marino ed è appassionato delle gare di rally. I due vanno a vivere insieme nella zona di Gabicce, tra il 2019 e il 2020, in un appartamento in affitto.

Dividono le spese, hanno una relazione sentimentale, come risulta dagli atti, anche se l’uomo, ieri sentito come parte lesa, ha affermato di non avere avuto una relazione con la donna. Sta di fatto che la convivenza forzata dovuta al Covid, però, fa evidentemente scattare un senso di oppressione nell’uomo, che decide di trasferirsi da un’altra parte, da un affittacamere sul Titano, dove nel frattempo ha trovato lavoro in un’officina.

Già da prima della cessazione della convivenza, però, “lei ha iniziato a seguirmi. Me la trovavo dovunque andavo. Allora mi è venuto il sospetto che ci fosse qualcosa nell’auto”, ha dichiarato l’uomo al giudice. La donna si presentava spesso nell’officina dove lui lavorava. Proprio in questa officina sammarinese, a febbraio 2021, decidono di mettere l’auto sul ponte e trovano un trasmettitore di posizione Gps con dei magneti attaccato sotto il radiatore dell’auto. Fanno delle foto e chiamano la Gendarmeria. Scatta la denuncia, poi l’indagine, quindi il rinvio a giudizio della donna per atti persecutori, stalking appunto, e calunnia.

“Le ho chiesto perché facesse così, ma non ho mai avuto risposta”, ha dichiarato l’uomo alle domande del giudice Adriano Saldarelli, del Pf Manuela Albani e anche della parte civile, con gli avvocati Alberto Francini e Matteo Marconi, e dell’avvocato difensore della donna, Marco Berardi.

L’uomo dal canto suo, nonostante le domande mirate e ripetute anche da parte del giudice, non ha chiarito se il movente di questa sorta di pedinamenti fosse la conclusione di una relazione sentimentale, che anzi ha dichiarato non esserci mai stata, sostenendo di non avere mai avuto dalla donna spiegazioni sul comportamento di lei, se non le richieste di pendenze economiche pregresse. Risposte non del tutto in linea con quanto emerso in sede istruttoria.

Nelle conclusioni, tuttavia, i legali di parte civile hanno chiesto la condanna della donna, motivando le incongruenze con lo stato di disagio e di disorientamento dell’uomo, causato proprio da questa vicenda che gli ha generato anche difficoltà relazionali. “Si è visto coinvolto in questa storia che ripercorre a fatica, con disagi enormi nella sua vita relazionale presente e probabilmente anche futura. Pensava in un aiuto disinteressato che invece si è tramutato in un qualcosa di oneroso. Un rapporto che ha poi visto pressioni, telefonate, una violenza, seppure non di carattere fisico, ma continua a carattere psicologico. Pressioni e disagi che ha subito quando ha provato a uscire da questa relazione che oggi si definirebbe tossica, da questa logica malsana”, ha detto l’avvocato Francini.

Sulla stessa linea l’avvocato Marconi che ha chiesto a sua volta la condanna della donna, per atti persecutori e per calunnia, dato che la stessa aveva denunciato prima lo smarrimento del trasmettitore Gps e poi il furto, quando, secondo l’accusa, sapeva essere stato rinvenuto sotto l’auto dell’uomo.

Per il Procuratore del fisco, Manuela Albani, dagli atti non è risultato sufficientemente provato il primo capo di imputazione, gli atti persecutori di cui all’articolo 181 bis. Mentre ha riscontrato gli estremi della calunnia, per la denuncia fatta quando già era noto che il trasmettitore Gps era stato ritrovato. Per questo ha chiesto 7 mesi di prigionia e la condanna alle spese di giustizia, senza opporsi alla sospensione condizionale della pena.

Di diverso avviso l’avvocato difensore Marco Berardi, il quale ha chiesto l’assoluzione per la sua assistita con formula piena, o quantomeno, con formula dubitativa non ritenendo provati i reati contestati alla donna. Una posizione difensiva che evidentemente ha convinto il giudice.

Dopo la camera di consiglio, il commissario della legge Saldarelli ha pronunciato sentenza assolvendo la donna da entrambi i capi di imputazione contestati con la formula “perché non consta abbastanza del reato in genere”.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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