San Marino. Il diario del vescovo Turazzi sulla “Visita ad limina apostolorum”

San Marino. Il diario del vescovo Turazzi sulla “Visita ad limina apostolorum”

Riceviamo e pubblichiamo

Visita ad limina apostolorum: al di là delle parole sono chiamato a rinnovare la fede cattolica, a fare memoria degli apostoli di cui sono successore, a rinsaldare l’unità col Vescovo di Roma, il Papa, che presiede alla carità nella Chiesa.

Mi attendono ben sette giorni di incontri ai massimi livelli in Curia Romana: più di dieci Dicasteri o Uffici centrali. Ogni Vescovo, con i suoi collaboratori, si presenta con una relazione scritta sullo stato della Diocesi mettendo a confronto i dati di dieci anni prima (di per sé la Visita ad limina avverrebbe ogni cinque anni). Ci aspettano giorni di fraternità fra noi quattordici Vescovi o, come si dice propriamente, di collegialità episcopale.

Sono partito da Pennabilli col desiderio di portare tutti con me al centro della cristianità, sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Mi sento davvero piccolo davanti alla Chiesa universale, ma ho l’entusiasmo di “tirare la volata” per la mia gente in un rinnovato slancio di fede. Parto con ancora negli occhi il grande cerchio degli Scout sammarinesi che si sono dati appuntamento per la Giornata del pensiero: erano tantissimi, accompagnati dai loro Capi. Ho preso la parola e raccontato loro la cosa più semplice e più comune: il Segno della Croce, un segno inclusivo che unisce chi accoglie Gesù, un abbraccio della Trinità d’amore, una benedizione tracciata sul cuore, sulla mente e sulle braccia.

È domenica pomeriggio, 25 febbraio, mi affretto a preparare la valigia. Ci hanno detto di portare l’abito per le cerimonie e le vesti liturgiche. Come farci stare tutto?

Durante il viaggio – mi accompagnano Paola e Massimiliano – si riposa, si prega, si fa un po’ di lavoro d’agenda e soprattutto ci si prepara interiormente all’incontro con Papa Francesco, fissato per l’indomani di buon mattino.

26 febbraio: primo appuntamento con i Vescovi dell’Emilia Romagna sulla tomba dell’apostolo Pietro. Si comincia così: Messa e solenne professione di fede nelle Grotte Vaticane. Stiamo risalendo per l’incontro col Papa, sono emozionato. Ci raggela la notizia che il Papa non può riceverci: le informazioni sono un po’ imprecise e questo fa più male. Poi finalmente un chiarimento: il Santo Padre è solo stanco. Ci premuriamo di informare chi ci segue da casa e si prepara al pellegrinaggio per l’Udienza Generale del mercoledì. Non resta che uscire per una buona colazione, un giro in libreria e la registrazione del FlashdiVangelo, niente meno che in un angolo di piazza San Pietro.

Il pomeriggio è piuttosto impegnato. Siamo convocati al Dicastero della comunicazione. Il Prefetto introduce. Mi aspetto sia un importante Cardinale, invece no: è un laico che proviene dalla carriera giornalistica ed è attorniato da collaboratori e collaboratrici. Rivolgendosi a me, dopo la presentazione, mi dice che conosce bene il direttore della RTV sammarinese, il dottor Vianello. Prometto di portare i suoi saluti. Dopo l’introduzione del Prefetto, mons. Giovanni Mosciatti (Imola) legge una relazione introduttiva, a cui segue il racconto dei nostri piccoli-grandi sforzi nel campo della comunicazione. Il Prefetto ci spiazza: la comunicazione non si gioca tanto con le TV, i giornali (decisamente in crisi), i social, ma sulla capacità di tessere relazioni. E la Chiesa – aggiunge – ha in sé gli strumenti per fare comunicazione: sono le persone delle nostre comunità. I social e le altre forme di comunicazione cambiano continuamente. Occorre rendere tutti responsabili nel fare rete, a servizio del Vangelo. Un invito: coinvolgere i giovani e… i ragazzi.

L’incontro si prolunga. Non è assolutamente formale. Davanti a noi ci sono pannelli che illustrano il cammino della Santa Sede nel campo della comunicazione (dalla foto di Pio XI imbarazzato davanti alle telecamere alle trasmissioni di un Pio XII ieratico, dall’afflato spontaneo di Giovanni XXIII allo sguardo intenso di Paolo VI, dalla comunicazione travolgente di Giovanni Paolo II al parlare diretto di Francesco). Mi piace l’intervento del Vescovo Nicolò (Rimini): sottolinea come le parole di Vangelo debbano calarsi nella vita delle persone. Mons. Douglas (Cesena) invita tutti a ricordare come le notizie cattive fanno un gran rumore, le buone spesso sono sconosciute: val la pena farle girare.

L’incontro si conclude con grande cortesia. Si respira l’universalità della Chiesa, ma anche la familiarità.

Serata tranquilla. Siamo in attesa del pullman che porterà gli amici della Diocesi qui a Roma.

Vescovo Andrea Turazzi

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