San Marino. Il sistema scolastico e la tecnologia, riflessione di Giulia Muratori (Libera)

San Marino. Il sistema scolastico e la tecnologia, riflessione di Giulia Muratori (Libera)

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Giulia Muratori (Libera) sul tema dei cambiamenti in atto nel sistema scolastico sammarinese.

Ho letto, tra gli argomenti posti all’ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale, il comma: “Dibattito sull’attuale situazione del sistema scolastico sammarinese”. ​Ho una nipote liceale e mi capita spesso di parlare con adolescenti e di confrontarmi con loro e avendo un figlio, seppurancora piccolo, sono già preoccupata per il sistema scolastico che presto dovrà accoglierlo e prepararlo per affrontare il suo futuro. Lo ritengo un tema fondamentale e sarebbe proprio ora di fare un dibattito costruttivo, innovativo e anche coraggioso sul nostro sistema scolastico, che nel bene e nel male, ricalca quello italiano. ​

Da una prospettiva esterna, sembra che siamo bloccati in schemi consolidati nel tempo, che forse sono stati efficaci finora, ma non tengono conto delle nuove condizioni della nostra società. Sembrerebbe che si stia facendo fatica ad abbracciare il progresso tecnologico e la modernità sociale, mancando il confronto con una realtà che ci ha ormai pervaso. ​Le proposte che si leggono periodicamente nei media, come “via i cellulari dalle mani dei ragazzini” o “Preside requisce i telefonini all’ingresso della scuola”, sembrano demonizzare il mezzo anziché cercare un utilizzo proficuo dello stesso. La tecnologia è ormai diffusa e presente ovunque, per cuisarebbe opportuno che la scuola guidasse gli alunni, attraverso un percorso mirato, ad un utilizzo di questi strumenti al fine di ottimizzare la loro capacità critica in parallelo all’apprendimento. Viviamo in un’era in cui ognuno di noi ha accesso a una biblioteca cento volte più grande di quella di Alessandria d’Egitto, ma il sistema scolastico continua a richiedere agli studenti di memorizzare dettagli che potrebbero facilmente essere ottenuti con gli strumenti tecnologici. ​Certamente, un po’ come avviene per l’insegnamento del calcolo per i bambini, è fondamentale che in tenera età si cominci ad apprendere a mente il meccanismo per il calcolo delle operazioni matematiche, per poi – una volta acquisite determinatecapacità e competenze – servirsi delle più comode e performanti calcolatrici elettroniche. ​

Ma in tanti altri settori, a me pare che questo smarcamento non si sia ancora voluto o saputo realizzare. Si continua a richiedere, allo studente, la quotidiana preparazione su tutto il programma, che diventa sempre più vasto. Questo ovviamente genera continue ansie, quotidiane preoccupazioni, costanti timori di non ricordare uno specifico dato richiesto dall’insegnante, e la scuola che diventa un mero fattore di stress, un “esamificio”, come l’ha perfettamente definita il giornalista Gramellini in un suo celebre pezzo di qualche settimana fa. ​E allora cominciamo, per esempio, a introdurre già al liceo le interrogazioni programmate (anche in preparazione del sistema che i ragazzi incontreranno all’Università), in modo che, per la maggior parte delle giornate, la scuola torni ad essere un luogo di palestra formativa di esperienze piacevoli e dove il sapere possa essere trasmesso in un clima più sereno e disteso. Si valuti la capacità di sapersi preparare dello studente, anziché concentrarsi su dettagli che probabilmente saranno comunque dimenticati presto. La scuola – secondo me- deve far venire voglia di apprendere e non paura di essere giudicato. ​

Il mondo offre numerosi modelli da cui possiamo imparare. È tempo di confrontarci con esperienze diverse e adottare le migliori pratiche. Ci sono esperimenti di scuole senza compiti, sezioni sperimentali di interrogazioni senza voto numerico. Io non so se, in quale misura, e in quali termini tali esperienze possano essere riprodotte o sperimentate nel nostro sistema. Quello che so per certo è che vorrei che mio figlio si possa un giorno recare a scuola con la voglia e la passione di apprendere, dove possa trovare appagamento alla propria naturale curiosità, senza particolari patemi o stress che secondo me non insegnano nulla, ma casomai possono compromettere un mood maggiormente rilassato e ricettivo che invece gioverebbe sia agli studenti, per un migliore apprendimento, che agli insegnanti, per un migliore insegnamento.

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