San Marino. Interpellanza prestito ponte, in sostanza nessuna risposta

San Marino. Interpellanza prestito ponte, in sostanza nessuna risposta

Interpellanza sul prestito ponte. La Segreteria Finanze polemizza ma in sostanza non risponde

Si conosce solo il tasso di interesse 2,95% e la durata di un anno I dettagli del contratto Cargill restano segreti

Sono solo due i dati che la risposta della Segreteria alle Finanze fornisce nella risposta alla interpellanza di Repubblica futura sul prestito ponte da 150milioni di euro, concesso al paese per un anno impegnandolo ad una per un anno e alla restituzione che non si sa quanto tempo peserà sulle spalle dei sammarinesi. Solo due dati, tra l’altro più o meno noti ufficiosamente, vengono forniti: la durata, appunto annuale, e l’interesse, pari al 2,95%. Per il resto la risposta è solo polemica politica e diniego alla trasparenza dei dati perché “non opportuno”.

Quindi le domande a cui il Se- gretario alle finanze Marco Gatti non dà risposta. La prima è quella sullo studio legale che ha seguito la contrattazione e se questo abbia contatti stretti con lo studio Bonelli-Erede, studio legale di cui fa parte anche la presidente di Bcsm, Catia Tomasetti. Comunque, non indicando lo studio il segretario alle finanze dice che “il Governo è stato assistito nell’operazione de quo da uno studio legale internazionale, che è stato scelto fra una rosa di tre studi legali parimenti specializzati in contrattualistica internazionale sui loan, in quanto rispetto a questi ultimi ha presentato una migliore offerta economica. Il Governo è stato altresì assistito, per quanto attiene alla verifica della compatibilità dell’impianto contrattualistica con la normativa internazionale e sammarinese, dal Presidente dell’Ordine degli Avvocati e Notai della Repubblica di San Marino (Maria Selva, ndr.), che su tale aspetto ha svolto una apposita consulenza legale”.

Quanto allo studio BonelliErede, la segreteria risponde di non essere “a conoscenza di “contatti stretti” tra gli studi professionali citati che hanno prestato la propria collaborazione con lo studio Bonelli-Erede, non avendo la Segreteria di Stato rapporti diretti, ad oggi, con quest’ultimo”.

Alla richiesta di avere copia della delibera che ha autorizzato il contratto Cargill la Segreteria risponde di non ritenere opportuno di rendere pubblico il contenuto del contratto: “significa esporsi al rischio di poter pregiudicare un domani eventuali nuove negoziazioni per operazioni finanziarie similari, posto che quest’ ultimo ne costituisce indubbiamente la primaria base giuridica di riferimento. Inoltre, tenuto conto che la nostra Repubblica ha al contempo la necessità di continuare attività che possano garantire il reperimento della liquidità necessaria, anche attraverso fonti di finanziamento più strutturate (quali ad esempio l’emissione di Titoli di Stato), si ritiene che non sia opportuno pubblicare la base giuridica negoziata con Cargill, sebbene la stessa costituisca certamente un’ottima base contrattuale di riferimento”.

Poi dice che i gruppi consigliari già conoscono i contenuti del contratto, che però non è stato in verità mai mostrato, ma ne sono stati descritti in bozza i contenuti. Addirittura la Segreteria arriva a sospettare che “l’interesse sia non tanto sul relativo contenuto quanto sul rendere più difficile per il futuro stipulare contratti analoghi con altri soggetti esteri, con evidente danno per gli interessi dello Stato”. Niente anche sulla richiesta della delibera della commissione di controllo della finanza pubblica. Nulla viene risposto sulle garanzie prestate, limitandosi a rilevare che “le garanzie prestate a favore del prestito concesso da Cargill sono infatti le medesime garanzie prestate nell’ambito” e che quindi l’opposizione le dovrebbe conoscere e anzi, sull’inalienabilità dei beni dello Stato, invita polemicamente gli interpellanti a “un approfondimento, anche per cultura personale, sulla disciplina civilistica che regola le alienazioni e le garanzie”.

Nulla risponde sul foro competente per le eventuali controverse designato dal prestatore nel contratto, dicendo che i consiglieri già lo conoscerebbero, ma non pare sia così.

Infine la polemica politica si innesca sull’ultima richiesta. Dopo avere accusato il precedente governo di essere l’artefice “delle scarse riserve di liquidità” il Segretario alle finanze dice che la ristrutturazione del debito verrà fatta con altro debito, quello del “Titano bond”, se si riuscirà a piazzare sul mercato internazionale. “Qualora le condizioni per la collocazione non dovessero soddisfare le aspettative e la sostenibilità del bilancio dello Stato saranno individuate per tempo ulteriori forme di finanziamento, così come è stato negli ultimi mesi del 2020 con la definizione di un apposito mutuo”, aggiunge.

Nulla di specifico viene detto su come saranno impiegati i fondi, ma la risposta viene liquidata con un generico “favorire la ripresa e lo sviluppo”, mitigare “gli impatti del covid” e garantire “adeguati livelli di liquidità”.

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