San Marino. Rete: “Si può processare in un Paese Terzo un Consigliere della Repubblica per aver svolto il suo ruolo istituzionale?”

San Marino. Rete: “Si può processare in un Paese Terzo un Consigliere della Repubblica per aver svolto il suo ruolo istituzionale?”

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato del Movimento Rete.

La denuncia fatta in Lussemburgo da Francesco Confuorti contro Elena Tonnini per un intervento fatto in Consiglio contro il progetto criminale della cricca, ha avuto sempre poco spazio nelle cronache nostrane. Eppure, proprio adesso, che le cronache sono piene dei rinvii a giudizio contro le malefatte della cricca a danno della Cassa di Risparmio e dello Stato, emerge con lampante evidenza quanto fosse vero tutto ciò che aveva detto.
Era il 18 ottobre 2017, all’indomani dell’apertura del “caso Titoli”, quando Elena Tonnini pronunciò l’intervento contro “gli avvoltoi della finanza”. Il 2 gennaio del 2018 le fu notificato un atto di citazione con richiesta di comparire davanti al Tribunale del Lussemburgo, a seguito dell’azione risarcitoria promossa nei suoi confronti dalla Società anonima Advantage Financial di Francesco Confuorti.
Insomma Confuorti chiedeva i danni (e che danni!), pur essendo uno dei maggiori debitori del Paese. Fu la stessa Elena Tonnini a comunicarlo ufficialmente in Consiglio, qualche giorno dopo, in apertura del comma comunicazioni.
Il fatto era “negativamente storico” perché non era stato il tribunale sammarinese a muoversi, ma il tribunale del Lussemburgo che aveva promosso un’azione su un parlamentare di San Marino, nel pieno esercizio delle sue funzioni. Mai successo nei 1700 anni di storia della Repubblica!
Che tra la Tonnini (ivi compresa tutta RETE) e Confuorti non scorresse buon sangue, era noto: non erano andate giù a nessuno le diapositive sulla galassia lussemburghese che disegnavano “il cerchio magico” con le società di Confuorti, l’ex Presidente BCSM Grais, l’ex patron di Banca CIS Grandoni, insieme con tutti i loro accoliti: da Daniele Guidi al giudice Buriani.
Nonostante la mazzata, la Consigliera di RETE non ne fece mai una questione personale.
“Il problema è che, se passa il concetto, domani qualsiasi tribunale di qualsiasi paese, può intervenire sulla libertà di espressione e di azione del Consiglio Grande e Generale. Oggi è Confuorti a chiedere a me i danni dal Lussemburgo per aver reso noti i suoi affari sammarinesi qui in aula, ma domani potrebbe essere chiunque sieda in quest’aula ad essere denunciato da un qualsiasi altro paese” aveva detto lei stessa a suo tempo.
Parole al vento, perché il governo Adesso.sm, capeggiato da Nicola Renzi, ben sostenuto dagli altri alleati (anche quelli che ora cercano di prendere le distanze) fecero di tutto per negare la tutela legale dello Stato. Perfino ricorrendo al parere anonimo di un presunto esperto lussemburghese, che scrisse la sua nota su carta bianca, neppure intestata.
Elena Tonnini non si trovò sola gestire questa montagna di documenti e di grandi spese. Al suo fianco si posero cittadini comuni, avvocati e tutto il Movimento RETE, che si è accollato le spese.
Oggi tutta la questione torna a galla perché Gian Nicola Berti l’ha riproposta in Ufficio di Presidenza, chiedendo chiarezza. Quindi, la Segreteria Istituzionale ha divulgato ai capigruppo il dossier chilometrico che racconta tutto il percorso dal punto di vista documentale; mentre la stessa Tonnini ha prodotto la documentazione politica, cioè i passaggi attraverso i quali il governo di allora e molti Consiglieri avevano negato il riconoscimento di un diritto riconosciuto ormai in tutti i Paesi. Fu una decisione politica quella di non tutelare legalmente un parlamentare nell’esercizio delle sue funzioni.
Ma il vero nodo da sciogliere, anche a livello internazionale, è appunto se un Paese Terzo può inquisire un parlamentare di un altro Paese. Dipende come andrà la causa in Lussemburgo, dal momento che non è per niente finita. Di certo, Elena Tonnini e il Movimento RETE non molleranno perché chi voleva affossarli anche dal punto di vista economico, ha perso platealmente e ora, anche le istituzioni nostrane si sono rese conto del grave errore commesso.

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