San Marino. Truffa alla previdenza svedese: riciclaggio imputata assolta, ma denaro confiscato

San Marino. Truffa alla previdenza svedese: riciclaggio imputata assolta, ma denaro confiscato

Letta ieri mattina la sentenza di appello Insufficienza di prove in ordine all’elemento psicologico del reato. Ma i soldi, oltre 1,4 milioni, sono di provenienza illecita

ANTONIO FABBRI. Letta ieri mattina la sentenza di appello del caso relativo al riciclaggio di denaro ritenuto di provenienza illecita in quanto legato ad una colossale truffa ai danni della previdenza svedese.

Un caso che nel paese scandinavo ha visto una serie di procedimenti che hanno interessato anche il compagno dell’imputata, che a San Marino ha dovuto rispondere di riciclaggio.

La donna Sara Louise Heléne Johansen Gergeo, in primo grado era stata condannata a 5 anni, ad una multa di 45mila euro e alla confisca del denaro già sotto sequestro, 1.450.000 euro.

Dopo l’udienza di appello davanti al giudice David Brunelli, celebratasi lo scorso 20 dicembre La sentenza di primo grado è stata riformata e la donna è stata assolta dal giudice di appello Brunelli perché non consta abbastanza dell’elemento psicologico del reato, insufficienza di prove in ordine al dolo, insomma. Confermata invece la confisca di 1,4 milioni, che quindi il giudice di appello ha riconosciuto di provenienza illecita. Quindi il denaro dovrebbe essere incamerato all’erario sammarinese.

Possibile, comunque, il ricorso in terza istanza, considerata la nuova legge che prevede esplicitamente il ricorso al terzo grado di giudizio in caso di confisca senza condanna. In sede di udienza di appello i difensori della donna, Alberto Selva e Francesco Mazza avevano da un lato evidenziato vizi di forma legati al fatto che le motivazioni della sentenza erano state redatte da giudice di primo grado diverso da quello che aveva pronunciato il dispositivo. Dall’altro avevano sollevato anche obiezioni di merito affermando che la loro assistita “a tutt’oggi non è destinataria di cesura da parte degli inquirenti svedesi, al di là del mandato di arresto svedese di cui è destinatario il marito, non così per la nostra assistita, della quale non può essere provata la partecipazione consapevole all’attività del marito”, hanno sostenuto i difensori.

Il giudice di appello non avrebbe dunque riscontrato sufficientemente provata la consapevolezza nel riciclaggio di denaro sporco, seppure questo sia stato ritenuto illecito. L’accusa era infatti di avere ostacolato l’accertamento dell’origine illecita dei fondi che erano stati occultati su un conto corrente aperto presso Banca Cis. Il denaro è stato ritenuto frutto di diversi reati tra i quali una truffa milionaria ai danni, appunto, della previdenza svedese.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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