Tribunale di San Marino. Le incompatibilità su ItaliaOggi

Tribunale di San Marino. Le incompatibilità su ItaliaOggi

A proposito delle incompatibilità fra giudici ed avvocati presso il Tribunale della Repubblica di San Marino, 
Gabriele
Frontoni di Italia Oggi titola: Giro di vite sui legali

Nuovo
codice di condotta in arrivo per i legali italiani di stanza a San Marino. Per
garantire la piena trasparenza nell’esercizio delle proprie funzioni, l’Ordine
degli avvocati del Titano presieduto da Manuel Micheloni ha approvato di recente
una nuova delibera ad hoc che tende a regolare i rapporti professionali
esistenti tra i magistrati di stanza sulla Rupe e gli avvocati della Penisola
domiciliati a San Marino. E questo, con l’intento di ridurre al massimo il
verificarsi di possibili casi di incompatibilità professionale come quelli
registrati recentemente fra giudice e legale impegnati nello stesso
procedimento. Nello specifico, l’Ordine professionale sanmarinese si è impegnato
a redigere una serie di casistiche per monitorare il fenomeno per il quale i
parenti stranieri di magistrati patrocinano cause di competenza dei loro
congiunto. Per arginare alla fonte questo problema dilagante, inoltre, d’ora in
avanti tutti i legali italiani che chiederanno la domiciliazione sul Titano
saranno tenuti a palesare eventuali rapporti di parentela che li legano ai
magistrati impegnati presso il Tribunale di San Marino. Non solo. Gli avvocati
italiani dovranno inoltre rendere noto al mondo giudiziario sanmarinese
eventuali rapporti professionali che legano un legale della Penisola con un
magistrato, purché questi abbiano natura continuativa e non sporadica. Le novità
procedurali introdotte dall’Ordine si sono rese necessarie dopo una serie di
segnalazioni per incompatibilità professionale sollevate nelle scorse settimane
da alcuni legali impegnati sul Titano. Si tratta, nello specifico, di due cause,
una di natura penale e una civile. In entrambi i casi, gli avvocati che hanno
sollevato il dubbio di incompatibilità professionale lamentavano l’esistenza di
un rapporto di natura personale tra i legali della controparte e i magistrati
chiamati a dirimere la questione con un evidente conflitto di interessi che si
traduce in una mancanza di trasparenza nella gestione del giudizio.

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