Verso le elezioni a San Marino, Dc divisa tra larghe intese e governo di centro destra

Verso le elezioni a San Marino, Dc divisa tra larghe intese e governo di centro destra

Creare un governo (in teoria) forte nei numeri con i principali possibili antagonisti, oppure più ridotto ma accanto a chi può garantire maggiore affinità culturale e di valori?

È questo il dilemma che affligge in queste settimane il Partito Democratico Cristiano Sammarinese, principale forza politica di San Marino.

Il dibattito interno è più acceso che mai anche se, come solito, i panni sporchi in via delle Scalette si lavano in casa e nulla fuoriesce ufficialmente. Ad ogni modo sono diversi gli esponenti, anche di spicco, che stanno tentando di contrastare la linea indicata dal segretario politico Gian Carlo Venturini e dal capogruppo Francesco Mussoni.

Se questi ultimi, insieme ad altri, spingono per la coalizione con Alleanza Riformista e poi larga alleanza post voto con Libera-Ps-Psd, il fronte opposto preferirebbe cercare di creare un governo di centro destra, coinvolgendo Motus Liberi ed i “reietti” di Repubblica Futura. In questo modo si eviterebbero gli scontri interni a proposito di temi etici, come avvenuto in questa legislatura su aborto e droghe leggere.

Ma non solo. I promotori di questa alleanza alternativa, come il presidente del partito Pasquale Valentini e l’ex leader dei giovani Dc Lorenzo Bugli, sono preoccupati della litigiosità del fronte social-riformista, emersa con evidenza in questa legislatura all’interno della lista Noi per la Repubblica.

D’altra parte ci sono anche conseguenze più sottili. Ad esempio per la Dc diffondere, anche informalmente, la certezza di una larga intesa potrebbe danneggiare l’elettorato opposto. Infatti chi, nella base di sinistra, non vede di buon occhio allearsi con i democristiani, potrebbe scegliere di dare il proprio voto a forze come Demos, che hanno dichiarato di essere totalmente alternativi a Venturini e soci.

Allo stesso modo una parte degli elettori Dc potrebbero ritenere superfluo il proprio voto vista la certezza della vittoria con un accordo Dc-Libera-alleati, favorendo l’astensionismo che già si preannuncia un tema importante della campagna elettorale.

Altra sfumatura: per la Dc legare a sé il principale antagonista con un accordo scritto, ancorché segreto, vorrebbe dire azzerare il rischio di essere fuori dai giochi nelle intese post voto. È ancora fresca, infatti, la scottatura della corsa alla Reggenza, in cui l’opposizione si è compattata mettendo in minoranza l’asse Dc-Ar. Così come non viene sottovalutato il sogno di una parte di riformisti di creare un’alleanza alternativa alla Dc. E la stessa cosa vale al contrario.

La verità è che, grazie a questa legge elettorale, i giochi delle alleanze si faranno dopo il voto. E, come dimostra quanto avvenuto nel 2019, anche se ci sono accordi non ufficiali tra forze politiche, tutto può accadere.

 

Davide Giardi

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