San Marino. Accusati di attentato colposo alla salute pubblica, assolti

San Marino. Accusati di attentato colposo alla salute pubblica, assolti

“Il reato non è stato commesso dagli imputati”. Avevano rimosso lastre di eternit con tutte le precauzioni del caso.

ANTONIO FABBRI – Che l’azione giudiziaria nei confronti di due fratelli sammarinesi apparisse spropositata, era emerso da subito. Ieri la conferma anche nella sentenza del giudice Simon Luca Morsiani che li ha assolti “perché il reato non è stato commesso dagli imputati”.

L’accusa nei confronti dei due fratelli era di “attentato colposo alla salute pubblica”, perché avevano rimosso, tra con tutte le precauzioni e attenzioni del caso, delle lastre di eternit da un tetto.

E’ tuttavia emerso che i due fratelli si erano attivati autonomamente dopo avere contattato il Servizio igiene ambientale dell’Iss e tutte le aziende abilitate, nessuna delle quali era però disponibile a svolgere il lavoro in tempi brevi. La questione era invece urgente, perché l’inquilino dello stabile di proprietà dei due fratelli aveva fatto installare a loro insaputa dei  condizionatori e chi aveva fatto il lavoro aveva danneggiato le lastre di eternit. I vicini lamentavano il pericolo. A quel punto i due fratelli hanno rimosso con mascherine e precauzioni del caso le lastre e le hanno stoccate in un furgone chiuso, finché l’indomani è intervenuta la ditta specializzata a prelevare le lastre per lo smaltimento secondo le procedure di legge. Ieri le conclusioni sul caso.

La requisitoria del Pf Già dalla requisitoria del Procuratore del Fisco, Roberto Cesarini, si era ben compreso come i due fratelli avessero agito correttamente. “Nei vari rapporti del dipartimento prevenzione, unitamente alla polizia civile intervenuta in due casi – ha rilevato il Pf – emerge che non vi siano elementi per attestare eventi di danno ambientale, nel caso specifico parliamo di dispersione di fibre di amianto nocive nell’ambiente. Semmai – ha aggiunto il Pf – l’intervento dell’affittuario che aveva fatto installare questo sistema di ventilazione esterna, che coinvolgeva lastre di amianto rovinate nel momento del montaggio di questa areazione, poteva fare permanere una situazione di pericolo. Per contro l’intervento degli imputati era proprio finalizzato a rendere innocuo questo pericolo di dispersione delle fibre”, ha rilevato il Pf che ha quindi chiesto “l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato”.

L’arringa della difesa L’avvocato Fabio Di Pasquale si è associato alla ricostruzione dei fatti e ai ragionamenti del Pf, aggiungendo alcune osservazioni. “La prima è che il reato contestato attentato colposo alla salute pubblica mediante deterioramento dell’ambiente naturale. Ebbene, non è il caso di cui stiamo discutendo, Non c’è stato alcun già deterioramento dell’ambiente, ma semmai, a causa dell’installazione di impianti di areazione, se pericolo c’era era già in atto, e i miei assistiti sono intervenuti per porvi rimedio e non hanno certo apportato ulteriore deterioramento. Hanno rimosso il pericolo rappresentato dalle lastre, adottando tutte le precauzioni possibili per metterle in sicurezza. Pertanto, ha concluso l’avvocato Di Pasquale – chiedo l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. Se dovesse ritenere che vi siano gli estremi per contestare il reato, chiedo in subordine che i miei assistiti vadano assolti per avere agito per stato di necessità, per salvare sé ed altri da un pericolo grave alla persona”, ha concluso il legale.

Il giudice ha dunque assolto, perché il reato non è stato commesso dagli imputati.

 

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

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