Caso titoli Demeter a San Marino, i periti di parte: “Nessun danno per Banca Centrale”

Caso titoli Demeter a San Marino, i periti di parte: “Nessun danno per Banca Centrale”

Rassegna stampa – I consulenti di parte ribadiscono: “Demeter, nessun danno per Bcsm”. Petrobas e una banca portoghese i sottostanti dei titoli “non rischiosi” per i periti. Sentiti anche Mussoni, Celli e Renzi

ANTONIO FABBRI – Nuova udienza ieri del processo sul cosiddetto Caso Titoli. Altri due periti di parte hanno confermato che i famigerati titoli Demeter hanno generato per Banca Centrale un vantaggio piuttosto che un danno.

Il processo “500” si è riaperto ieri mattina davanti al giudice Vico Valentini. Il caso, come noto, vede 12 imputati tra cui gli ex vertici di Bcsm e tratta i fatti legati all’operazione dei titoli Demeter, al commissariamento di Asset Banca e alla vicenda del prestito Leighton, legato a Cassa di Risparmio. Le accuse mosse sono, a vario titolo, di amministrazione infedele, rivelazione di segreto d’ufficio, abuso di autorità e bancarotta. Ieri mattina è stata la volta dei periti di parte delle difese di Lorenzo Savorelli e di Filippo Siotto.

Ha esordito il dottor Angelo Bonomi consulente della difesa Savorelli che ha confermato di fatto le determinazioni già esposte il giorno precedente dal perito della difesa Confuorti, il dottor Nicola Stabile. Guadagno o meno del titolo, rischiosità e possibilità di effettuare l’operazione dei Demeter sulla base dei regolamenti di Bcsm, situazione di sistema: questi i punti su cui si è prevalentemente focalizzata l’attenzione dei consulenti.

Quanto al primo punto il consulente ha sottolineato che per conteggiare se il titolo sia stato vantaggioso o meno per Banca centrale che lo ha acquistato, è necessario calcolare anche le cedole staccate tempo per tempo e gli interessi.

Se da un lato, hanno rilevato anche ieri le difese, né i funzionari di Banca Centrale che hanno trattato la vendita del titolo, né il Collegio peritale ha saputo dare una risposta certa circa il guadagno o meno dell’operazione, dall’altro lato tutti i periti di parte sono concordi nel dire che i titoli Demeter hanno portato alla Banca Centrale un utile di circa 2,3 milioni, se si calcola che “sommate le cedole e gli interessi l’utile è stato di 3,8 milioni, mentre lo sbilancio tra l’acquisto e la vendita del titolo è stato di un milione e mezzo”.

A conti fatti, dunque, anche per il dottor Bonomi la Banca Centrale ha avuto un guadagno dai titoli Demeter, anzi, “se non li avesse venduti anzitempo avrebbe guadagnato ancora di più”, ha detto il perito.

Nell’esaminare la possibilità di effettuare l’operazione, il consulente di parte ha richiamato il regolamento 12 di Banca Centrale che conferiva ampi poteri al direttore in seguito ad autorizzazione del Condir, che, è stato detto, ci fu. Quanto alla rischiosità dei titoli il dottor Bonomi ha affermato che “I sottostanti del titolo erano la compagnia petrolifera brasiliana, Petrobas, la terza compagnia al mondo che produce petrolio; e Banco Commercial Portugues, una banca del Portogallo”, che potrebbe essere paragonata quanto a dimensioni e stabilità “alla Banca popolare di Milano”, ha in seguito esemplificato l’altro perito, Antonio Zecca per la difesa di Siotto. “Entrambi i sottostanti avevano un rating elevato di BB e BB1”, ha proseguito.

Dunque “tutto quello che era un’ipotesi circa il rischio – ha affermato il dottor Bonomi – non si è verificato. Anzi si è verificato l’esatto contrario” con il guadagno, a conti fatti, per Banca Centrale. “Bcsm che, se avesse tenuto i titoli anziché venderli probabilmente avrebbe guadagnato molto di più. Chi ci dice che l’errore non sia stato commesso con la vendita del titolo? E’ stato venduto nel 2019, quando il rendimento era in calo? Cosa ha fatto Bcsm per tenere sotto controllo il titolo? Come ha fatto a definire che quello era il momento giusto per venderlo, molto prima della scadenza?” Tutti interrogativi che la perizia d’ufficio non ha scandagliato e sui quali non si è ottenuta risposta dai funzionari di Bcsm ascoltati, ha sostenuto il consulente di parte Bonomi.

“La realtà fattuale dice che a fronte di un perdita nella vendita di 1,5 milioni, calcolate tutte le cedole c’è stato un guadagno di 3,8 milioni”, quindi un utile per la Bcsm di 2,3 milioni dall’operazione titoli. Stesse determinazioni del consulente di parte della difesa Siotto, il dottor Antonio Zecca: “Tutte le valutazioni fatte devono essere calate in un contesto, quello di allora in cui vi era una forte crisi di liquidità del sistema. L’intervento fatto rientra delle funzioni dell’organo di vigilanza ed era mirato alla tutela del risparmio che è un diritto costituzionalmente garantito.

Quanto alle caratteristiche dei titoli – ha aggiunto – sono sostanzialmente delle obbligazioni strutturate. Avevano rischiosità alta? No – ha detto il consulente – Non si trattava in maniera più assoluta di titoli spazzatura, ma di titoli di trattazione normale da parte di un ente. Certo non li acquista la casalinga di Voghera, ma la Banca Centrale di uno Stato non assume nessun rischio con quei titoli”, ha detto il perito di parte affermando che anche il prezzo di acquisto fu congruo. Bcsm ha subito un danno? “Ha staccato cedole, ha venduto un titolo che ha mantenuto il suo valore. Non vedo danno”, ha risposto il dottor Zecca alla domanda. Dopo l’audizione dei periti è stata la volta degli esponenti politici.

Il primo a deporre è stato Francesco Mussoni, all’epoca dei fatti consigliere, oggi capogruppo, della Dc, il quale ha ripercorso, a fronte di specifiche domande, l’esposto che assieme ai consiglieri del suo partito fece prima ai Reggenti e poi al tribunale circa il caso Titoli e le vicende ruotanti attorno Bcsm e BancaCis. Ripercorsa anche la prima fase del rapporto con Grais e Savorelli, nominati nella legislatura guidata dal governo Dc-Psd, del quale Mussoni era Segretario alla Sanità e membro del Ccr. “Non riuscivamo a instaurare un rapporto con la nuova Governance di Bcsm”, ha detto, richiamando anche una lettera che i membri del Ccr fecero per sollevare tale difficoltà.

Di seguito è stato sentito l’ex Segretario alle finanze Simone Celli che ha ripercorso il periodo e le scelte dell’epoca, tra il 2017 e il 2018, comprese le difficoltà avute con la governance di Banca centrale, le difficoltà del sistema bancario, di Carisp che era la prima preoccupazione in vista dell’assorbimento degli attivi e passivi di Asset. Ha sottolineato che la direzione di Banca Centrale non pose mai specificamente un problema di liquidità del Cis. Ha quindi ricordato come si giunse alla determinazione di licenziare Savorelli.

La difesa di Confuorti ha dal canto suo chiesto conto dello scambio di alcune e-mail, la cui produzione dovrà essere ammessa dal giudice, che ci sarebbe stato tra Celli e Confuorti. E-mail che tuttavia l’ex Segretario alle finanze ha dichiarato di non ricordare e di aver sempre interagito, invece, con i vertici di Bcsm sulle questioni di sistema.

Sull’operazione titoli Celli ha affermato che il governo non ne era minimamente al corrente e che, anzi, erano più informati i consiglieri dell’opposizione. Circostanza confermata dall’ex Segretario agli esteri Nicola Renzi, il quale ha a sua volta ripercorso il terribile periodo, le criticità del sistema, l’aspro scontro politico e la difficoltà dei rapporti con l’allora governance di Bcsm, quindi la conseguente determinazione di revocare il mandato a Savorelli.

Sottolineato anche come nel caso Asset nell’ambito del Ccr insistette egli stesso perché venissero convocati i soci per interpellarli circa la volontà di ricapitalizzare l’istituto. “Questo anche a tutela dello stato. Perché se ci fosse stata la disponibilità dei soci, non sarebbe dovuto intervenire lo stato con le proprie risorse. Una linea che tenemmo anche nel caso di BancaCis, laddove vi fossero state delle offerte per acquistarla senza fare ricadere sullo stato le conseguenze del dissesto”, ha detto Renzi.

Il processo è stato aggiornato al 12 febbraio. Sarà convocato come testimone anche l’ex Segretario alle finanze Giancarlo Capicchioni richiamato diverse volte nelle testimonianze di ieri per l’incarico di governo ricoperto quando arrivò la governance Grais-Savorelli in Via del Voltone.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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