L’Informazione di San Marino. “Enorme tristezza”
MARINO CECCHETTI – Nella nostra prima gioventù ci siamo attaccati alla letteratura russa con l’ingordigia di chi finalmente può succhiare a sazietà. Ci spingeva una interna tormentosa voglia di crescere. Ci eravamo accostati a quel mondo quasi di sotterfugio, praticamente come chi compie un atto dal sapore quasi trasgressivo. Come cambiano i tempi! I classici scolastici ci andavano stretti. Della letteratura moderna italiana e di quella straniera in genere non c’era quasi traccia nelle nostre paesanissime biblioteche. Poi ai libri di Dostoevskij, Gogol, Cechov, Tolstoj, in prosieguo, con un piacere sottile che non si addice all’età giovanile, ne abbiamo aggiunti altri.
Sì, perché attraverso la letteratura cominciammo a conoscere e amare la Russia. Così che “Il dottor Zivago” di Pasternak e “Una giornata di Ivan Denisovic” di Solzenicyn non ci hanno meravigliato, quando all’interesse per la letteratura si unì quello per la politica. Abbiamo sperato che il sistema comunista potesse trasformarsi dall’interno per riprendere in qualche modo il cammino della utopia di una società senza sfruttati e senza sfruttatori, perché, come ha sintetizzato recentemente papa Francesco, condividere la proprietà “non è comunismo, è cristianesimo allo stato puro”.
Invece? Al crollo dell’URSS, in Russia il regime comunista è sostituito da una oligarchia: un centinaio di cleptocratici si appropriano del potere e di un terzo della ricchezza del Paese. Il che ha generato in noi una enorme tristezza, in questi giorni ulteriormente acuita dall’aggressione all’Ucraina. Orribili le immagini che ci arrivano in casa.
“La Russia è un grande Paese e i russi sono un grande popolo: non possono accettare di diventare la vergogna del mondo, i nazisti del XXI secolo” (Michele Brambilla).
Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23
