Prezzi più alti a San Marino? Rabbia Usc: “Inaccettabile parlare di ricarichi abnormi”

Prezzi più alti a San Marino? Rabbia Usc: “Inaccettabile parlare di ricarichi abnormi”

“Le recenti notizie apparse sui quotidiani locali rappresentano l’ennesimo schiaffo a tutto il sistema”.

Lo sostiene l’Unione Sammarinese Commercio e Turismo in una nota in cui esprime “il proprio disappunto in merito alle dichiarazioni espresse da chi probabilmente non sa di cosa sta parlando”.

Il riferimento è alla Csdl, che nei giorni ha sollevato il tema dell’inflazione parlando della riforma tributaria, ma soprattutto all’intervista rilasciata alla San Marino Rtv da Francesca Busignani, presidente dell’Unione consumatori sammarinesi, in cui ha parlato di un “ricarico dell’esercente a volte quasi doppio rispetto ad oltre confine“.

Frasi che Usc definisce “slogan esternati da chi ha uno stipendio assicurato e non ha la necessità di far quadrare i conti ogni mese onorando costi fissi, oneri bancari, stipendi, contributi ecc. Entrare a gamba tesa in un libero mercato, dove chiunque è libero di effettuare i propri acquisti dove vuole, parlando di ricarichi abnormi applicati dagli esercenti, è inaccettabile. Così come è inaccettabile la dichiarazione di voler controllare i ricarichi applicati dalle aziende mediante l’ingresso nelle “commissioni” solo per una questione di “potere”.

Da anni – scrive Usc – denunciamo le molteplici difficoltà di sistema e di operatività quotidiana in cui, tutto il comparto commerciale e non solo, si trova ad operare. La vecchia storia che “a San Marino costa tutto di più” è lo slogan che si continua ad utilizzare senza sapere cosa significa fare impresa e di quanto sia cambiato il mondo imprenditoriale negli ultimi anni”.

E ancora: “Ci chiediamo quale sia l’imprenditore che, per scelta, preferisce applicare prezzi più alti rischiando di perdere clienti abbassando i propri volumi di vendita o fatturato.

Per chi non lo sapesse i grandi numeri permettono di abbassare notevolmente i prezzi di acquisto ed è principalmente su questo che le grandi strutture, o le grandi piattaforme, basano le loro politiche di vendita. Perché si continua a puntare il dito solo su un settore e non su tutto un sistema malato e oneroso? Pensiamo davvero che tutto si possa risolvere con la differenza di 5 punti percentuale tra monofase e iva?”.

“Se le attività chiuderanno o saranno costrette ad emigrare chi continuerà a versare i 50 milioni di monofase all’anno nelle casse dello Stato?”.

E a proposito di monofase Usc torna a parlare del tema Amazon: “Siamo sicuri che le migliaia di pacchi giornalieri, provenienti dalle piattaforme fuori confine e consegnati dai corrieri nelle case dei sammarinesi, versano il 17% di monofase nelle casse dello Stato? E magari saranno anche felici di pagare il 22% in meno come “normale” o indiretta “evasione” di iva. Ad esempio: supponiamo che in territorio entrino al giorno 1500 pacchi (stima al ribasso) e che per ogni pacco non venisse versata una media di 15 euro di monofase. Il totale giornaliero sarebbe di 22.500 euro di mancato versamento di monofase. Calcolato per 300 giorni all’anno il totale non versato nelle casse dello Stato sarebbe di 6.750.000 euro, senza considerare distorsioni e disparità di trattamento che le aziende, prevalentemente commerciali, stanno subendo da anni per effetto di questo sistema malato.

Il paradosso?! Ci si è sperticati per fare arrivare i pacchi a San Marino ma a quanto pare, e qui arriva all’assurdità, ora stanno arrivando i pacchi a San Marino anche dei non residenti creando così una duplice “evasione”, no iva, no monofase, no introiti per tutti. A chi giova tutto questo?”.

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