Riciclaggio a San Marino: condannata una donna e confiscati oltre 2,3 milioni di euro

Riciclaggio a San Marino: condannata una donna e confiscati oltre 2,3 milioni di euro

Riciclaggio, condannata una donna. Confisca di oltre 2,3 milioni di euro. Per l’accusa, il denaro era stato sottratto a una importante azienda. La difesa ha già annunciato appello

ANTONIO FABBRI – Condanna a 4 anni e 2 mesi, 3000 euro di multa, interdizione per un anno e confisca della somma sequestrata pari a 2.311.131,16 più gli interessi maturati e le spese del procedimento. Questa la condanna emessa ieri mattina dal giudice Simon Luca Morsiani a carico di una donna accusata di riciclaggio. Già preannunciato l’appello.

I fatti contestati Accusata del reato, Giovanna D’Arpino, 74 anni di Frosinone. In una prima fase era coimputato anche Umberto Guerini, 75enne di Bologna, socio e presidente della fiduciaria Sofisa s.a., che nella scorsa udienza, però, è stato assolto con formula piena prima della chiusura del processo. L’imputazione è quindi rimasta a carico della sola D’Arpino. Secondo l’accusa aveva trasferito su mandati fiduciari presso la Sofisa e su conti ad essa collegati accesi presso la Euro Commercial Bank, una somma di oltre 2,2 milioni di euro, frutto di sottrazione alle società del gruppo imprenditoriale italiano “Martucci”. Nell’udienza di ieri è stato ricostruito come i soldi arrivarono a San Marino. Ha testimoniato, infatti, una dipendente dalla Sofisa, fiduciaria oggi liquidata, la quale ha raccontato che l’imputata si presentò nell’ottobre 2008 con delle buste chiuse contenenti il cospicuo denaro contante. L’intenzione era di aprire un mandato fiduciario, ma mancando alcuni documenti, la donna chiese alla fiduciaria di poterlo custodire in una cassetta di sicurezza. Così avvenne. Le buste vennero sigillate e venne apposta la firma. Poi restarono nella cassetta di sicurezza fino al febbraio 2010, quando, ha riferito la testimone, vennero aperte le buste e il denaro venne movimentato e, in seguito, destinato allo scudo fiscale.  Per l’accusa si trattò di scudo “fittizio”. Mentre per la difesa fu effettivo.

La requisitoria del Pf Sentiti gli ultimi testimoni e chiusa l’istruttoria dibattimentale, si è passati alle conclusioni delle parti.

Ha esordito il procuratore del fisco, Roberto Cesarini: “La vicenda che trattiamo riguarda questa somma di denaro giunta in questa maniera particolare, come indicato dagli inquirenti. Queste somme sono state prima di tutto occultate in tutti i modi possibili. Il testimone dell’Aif ci ha detto che c’erano due o tre schermature: fiduciante, fiduciaria sammarinese, fiduciaria italiana e banca. L’occultamento è pacifico. Dopo aver chiesto lo scudo fiscale, questo è quello che non torna, le somme sarebbero dovute essere di spettanza della società Martucci. Una volta usciti dalle casse societarie, le somme sono rimaste, invece, a favore della D’Arpino, il che dimostra una illecita di distrazione dei fondi, anche tramite false fatture. Ci sono movimentazioni di queste somme fino all’ultima data del dicembre 2014. Ritiene la Procura fiscale – ha concluso il Pf Cesarini – che emerga la responsabilità della persona che ha operato in maniera tale da realizzare il riciclaggio”. Ha quindi chiesto una condanna a 5 anni e mezzo, una multa di 6000 euro e la confisca della somma sequestrata il cui saldo attivo ammonta a 2.311.131,16 euro più interessi maturati, oltre alle spese di giustizia.

L’arringa della difesa Ha preso la parola l’avvocato difensore dell’imputata, Gianpaolo Dell’Anno che ha fortemente contestato le conclusioni della Procura fiscale.

“L’imputazione era partita dal fatto che lo scudo fiscale fosse falso. Invece lo scudo fiscale è regolare e questo il Pf lo ha ignorato”, ha detto il legale. L’avvocato non nega le fatture false, ma sottolinea anche che fosse un illecito scudabile. “Siamo in un luogo che era noto per consentire certe operazioni. A un certo punto lo Stato italiano ha deciso che queste operazioni che non erano lecite, potevano essere sottoposte a scudo fiscale: il denaro poteva essere fatto emergere e lo Stato pendeva il 4%. Si potrà essere d’accordo o meno, ma questa era una legge dello Stato italiano e non può essere addebitato alla mia assistita quello che con quel denaro ha fatto dopo. Quale è il nascondimento di soldi dietro lo scudo fiscale? Questa legge è stata rispettata, ma per un po’ si è pensato di fare cassa con questi processi. Chiedo quindi di assolvere D’Arpino perché il fatto non sussiste, con la stessa formula che ha utilizzato per Guerini qualche settimana fa”, ha concluso il legale cui si è associato il collega Antonio Belloni.

La sentenza Il giudice Morsiani nella sentenza ha valutato che una parte della condotta si è verificata prima della entrata in vigore della legge sull’autoriciclaggio, Ha quindi assolto per i fatti precedenti al 2013 e condannato per quelli successivi, stabilendo una pena in prossimità del minimo che comunque, per il reato di riciclaggio, è elevata, stabilendo 4 anni e 2 mesi di prigionia, più la multa la confisca e le pene accessorie.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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