Rassegna Stampa – Il caso in secondo grado
ANTONIO FABBRI – I soldi, oltre due miliardi di vecchie lire, erano frutto di quella che è stata definita la tangentopoli napoletana degli anni novanta. Tra gli indagati di quelle vicende davanti al tribunale di Napoli, Vito Parisi, ingegnere consulente dell’azienda sanitaria partenopea oltre che libero professionista.
Secondo l’accusa una parte dei denari frutto di truffa, associazione a delinquere e corruzione per truccare gli appalti della sanità napoletana era finita a lui in quegli anni, e Parisi aveva portato i soldi a San Marino. Diversi versamenti in contanti, l’ultimo nel 2000, effettuati dalla moglie. Poi le movimentazioni di quei denari e il trasferimento di una parte di questi in Svizzera. Trasferimenti e occultamento di denaro ritenuto sporco, quindi, durati fino al 2015, quando le somme sono state poste sotto sequestro dagli inquirenti.
In primo grado i due coniugi, Vito Parisi e Virginia Grimaldi, (oggi di 76 e 75 anni) erano stati condannati a 4 anni e mezzo e alla confisca delle somme sequestrate pari a 604.132,27, oltre alla confisca per equivalente fino a 536.280,89 euro.
La Pf Giorgia Ugolini, pur prenden- do atto che il nuovo quadro normativo e giurisprudenziale potrà avere ripercussioni sulla decisione di appello, ha rimarcato la necessità di mantenere la confisca ritenendo il denaro di chiara provenienza illecita.
L’avvocato difensore, Lara Conti, ha evidenziato che i versamenti contestati iniziaro- no negli anni ‘92-’93 e che non si possa contestare il concorso non essendo all’epoca reato l’autoriciclaggio. Ha quindi chiesto in via principale l’assoluzione e in via subordinata la prescrizione, “che a noi risulterebbe maturata nel gennaio del 2022”, ha detto il legale.
Il giudice Bricchetti si è riservato di decidere.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23