Riccione ferita, il giorno dopo l’inferno: cantine allagate e fango in strada

Riccione ferita, il giorno dopo l’inferno: cantine allagate e fango in strada

Riccione prova a rialzarsi: soccorsi al lavoro in centinaia di palazzi e case inondate e senza corrente Idrovore in funzione per sgomberare i garage e le strade dall’acqua. Oggi le scuole saranno riaperte

Il maltempo non ha dato il colpo di grazia a Riccione. E la Perla, il giorno dopo sprazzi di Apocalisse, si è rimboccata le maniche per rialzare la testa. A Riccione si arriva ancora in autostrada, nel tratto agibile dell’A14 da Rimini Sud, e le strade tutt’attorno al casello all’indomani della tempesta sono tornate a essere percorribili con l’acqua che è defluita con il benestare di un maltempo che nella notte ha ’graziato’ il Riminese, senza scagliare il colpo ferale. Ma è un mortal sospiro quello che la gente esala mentre è indaffarata a pulire dal fango strade e sottopassaggi limacciosi, con quelli di viale La Spezia e viale Da Verrazzano ostruiti dai resti dell’ora più buia vissuta in apnea da tutta la città.Il rumore delle idrovore al lavoro tiene il tempo del frenetico via vai di netturbini, volontari della protezione civile e vigili del fuoco che col fango alle ginocchia a imbrattare i pesanti stivaloni di gomma non si danno pace nel tentativo di aspirare via l’acqua piovuta e stagnante in scantinati e garage in cui sono stati sommersi scooter e auto di centinaia di riccionesi alluvionati. Il cielo plumbeo fa paura, ma il peggio è passato.È questa la sensazione degli uomini di mare, i bagnini, che di buona lena ieri hanno imbracciato scope e rastrelli per liberare da tronchi e detriti una spiaggia massacrata dalla mareggiata. «L’Adriatico è arrivato alle file degli ombrelloni. Si sarà mangiato almeno trenta metri di spiaggia», va a spanne Gianluca Giorgi, del bagno 77. «Per fortuna avevano avvisato di questo ciclone – continua –, abbiamo evitato di lasciare fuori lettini e altra attrezzatura, limitando i danni». Sulla costa, infatti, il danno maggiore è il tempo perso. «La nostra stagione inizierà il prossimo mese dopo questa inondazione – conclude Gianluca –. Rispetto all’anno scorso sono andati in fumo 15 giorni di lavoro» (…)

Articolo tratto da Resto del Carlino

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