C’è voluta un’altra sberla a livello europeo per costringere i politici della Repubblica di San Marino a privarsi di un’altra immunità che si erano concessi, quella di non sottostare alle regole dell’antiriciclaggio comuni a tutti gli Stati del Moneyval.
D’altra parte non è questo il Paese classificato pecora nera fra tutti gli Stati del Consiglio d’Europa nella lotta alla corruzione?
Solo l’altro giorno, e su pressione appunto degli organismi internazionali, è stato varato un decreto che mette sullo stesso piano i politici sammarinesi a quelli degli altri stati, ad esempio quando si presentano in banca.
Lo ha sottolineato mercoledì scorso su L’Informazione di San Marino, Antonio Fabbri.
Lo riprende oggi su Corriere Romagna San Marino, Patrizia Cupo.
Nemmeno l’esplodere dello scandalo del Conto
Mazzini, ha fatto desistere i politici sammarinesi dal continuare a tacitare i rumors delle banche con versamenti di danaro pubblico praticamente a fondo perduto e per un ammontare che sta salendo paurosamente verso la metà del fondo pensioni, l’ultima ciccia di questo Paese.
Una sberla che significa che l’operazione pulizia intrapresa dal Moneyval nel 2007, in effetti, non è ancora terminata, per la resistenza dei politici sammarinesi ad adeguarsi alla trasparenza. Piuttosto continuano ad affossare il Paese.