Attiva-Mente promuove un’Istanza d’Arengo “affinché la Repubblica di San Marino adotti iniziative per finanziare una ricerca sugli effetti benefici della Mototerapia su soggetti con disturbi relazionali e del neurosviluppo, e sulle persone con disabilità in generale, anche al fine di un suo riconoscimento nell’ambito dei progetti riabilitativi supportati dal Servizio sanitario nazionale”.
“La Mototerapia sembra avere tutte le caratteristiche per essere considerata un campo nascente con un grande potenziale come medicina integrativa per pazienti, genitori e professionisti“, così si conclude una ricerca pubblicata sull’European Journal of Integrative Medicine, relativa a uno studio fatto sugli effetti di questa attività nell’esperienza dell’oncologia pediatrica.
La Mototerapia, scrive Attiva-Mente, “è una terapia che utilizza veicoli a motore come attivatore emozionale, sensoriale, motorio, attentivo e cognitivo capace di spingere il soggetto con disturbi della relazione e del neurosviluppo e sulle persone con disabilità in generale, ad un evidente e significativo miglioramento in termini di crescita e dello sviluppo del ‘sé’ e delle relazioni”.
Essa “si svolge prevalentemente all’aperto, ma con le opportune precauzioni (motoveicoli elettrici ad esempio), anche all’interno degli ospedali, in particolare nei reparti dedicati ai bambini, ai ragazzi e agli adulti con disabilità o con gravi patologie”.
La terapia “consiste nel dare ai pazienti e alle persone con disabilità la possibilità di salire e/o guidare un veicolo a motore sotto la supervisione costante di piloti esperti, per vivere in totale sicurezza un’esperienza nuova e unica nel suo genere, sviluppando capacità fisiche, affettive, cognitive e sociali in grado di accrescere il senso di autonomia e di autosufficienza dei partecipanti”.
Dal disturbo dello spettro autistico a altri disturbi del neurosviluppo, la Mototerapia “è una nuova metodologia, che mira al miglioramento dei campi riconosciuti deficitari nei soggetti con disturbi generalizzati come quello dell’attenzione e dell’iperattività, la fobia specifica dei rumori, fobia sociale, disturbo della condotta, disturbo oppositivo provocatorio, psicosi, sindrome di Down, disturbi motori, disturbo disintegrativo dell’infanzia, disturbo della relazione e della comunicazione”.
La Mototerapia, dunque, “potrebbe essere inserita a pieno titolo in un progetto riabilitativo globale, attraverso la pianificazione di un intervento individualizzato fondato sul rapporto umano e finalizzata alla rieducazione e alla modificazione degli schemi cognitivi, comportamentali, comunicativi, emotivi e di interazione sociale reciproca”.
L’intervento “agisce sull’attenuazione dei sintomi, modificando positivamente i processi comunicativo-relazionali e inducendo importanti cambiamenti sul piano del comportamento e dell’interazione sociale in più fasi: valutativa, emotivo-relazionale, senso-motoria, simbolica, rappresentativa e dell’integrazione sociale”.
Alla luce della ricerca di cui sopra e delle innumerevoli testimonianze di genitori, medici, piloti e pazienti, raccolte nell’arco di venti anni, “l’auspicio è che la Mototerapia possa diffondersi ulteriormente presso gli ospedali, le strutture socio-sanitarie e socio- assistenziali, ma anche negli spazi esterni nei quali questa attività riscuote un grandissimo successo e può costituire uno strumento importante non solo in termini terapeutici come si è visto, ma anche per agevolare il processo di inclusione sociale delle persone più vulnerabili”.
Per tali motivazioni, Eccellentissimi Capitani Reggenti, in coerenza con gli obiettivi 3 e 10 dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e in attuazione degli articoli 25 e 26 della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata da San Marino il 22 febbraio 2008, “chiediamo al governo che si adoperi affinché siano adottate iniziative per finanziare una ricerca sugli effetti benefici della Mototerapia su soggetti con disturbi relazionali e del neurosviluppo, e sulle persone con disabilità in generale, anche al fine di un suo riconoscimento nell’ambito dei progetti riabilitativi supportati dal Servizio sanitario nazionale”.