Commissione consiliare Affari Interni, resoconto seduta 29 aprile 2022

Commissione consiliare Affari Interni, resoconto seduta 29 aprile 2022

COMMISSIONE CONSILIARE PERMANENTE AFFARI COSTITUZIONALI
ED ISTITUZIONALI; PUBBLICA AMMINISTRAZIONE; AFFARI INTERNI, PROTEZIONE CIVILE, RAPPORTI CON LE GIUNTE DI CASTELLO; GIUSTIZIA; ISTRUZIONE, CULTURA, BENI CULTURALI, UNIVERSITÀ E RICERCA SCIENTIFICA

– VENERDI’ 29 APRILE – Seduta Pubblica

Il disagio giovanile al tempo del Covid-19 e il futuro della scuola elementare sammarinese sono i temi al centro dei lavori odierni della Commissione consiliare riunita oggi a Palazzo Pubblico. La seduta, dopo il Comma Comunicazioni, si è concentrata infatti sul  Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione, Andrea Belluzzi, sul tema del disagio giovanile nella scuola, anche alla luce dei riscontri ottenuti dal punto di ascolto psicologico. Al dibattito hanno partecipato anche i dirigenti scolastici e il direttore del Servizio minori Iss. Dal riferimento del Segretario Belluzzi e dagli interventi emergono dati e informazioni sull’esperienza del “Punto di ascolto” attivato nelle scuole medie, superiori e al Cpf a partire dal 2021, proprio nel pieno dell’emergenza sanitaria, e dei nuovi accessi al Servizio minori nell’ultimo triennio. Nel primo anno di attività, sono 135 gli alunni in totale che si sono rivolti al Punto di ascolto.

Mentre i nuovi casi seguiti dal Servizio minori sono divisi per età: per la fascia 0-11 non si registrano scostamenti importanti rispetto al pre-pandemia. Più interessata invece la fascia 12-17 anni: erano 16 i nuovi casi nel 2019, 28 nel 2020 e ben 61 nel 2021. Lo stato di disagio riguarda in particolare disturbi d’umore, disturbi emotivi/relazionali, alimentari, d’ansia, l’assenteismo e casi sociali.

 “La mia lettura- spiega il Segretario di Stato, alla luce dei dati – è che nei più piccoli c’è una maggiore resilienza, nella fascia successiva, tutto quanto è connesso al disagio giovanile innescato dal covid esplode e arriva al Servizio minori, incrementa il fenomeno del bullismo, dell’abbandono scolastico, le dipendenze dai ‘device’”.

William Giardi, direttore del Servizio Minori dell’Iss, sottolinea come rilevante il dato che nel periodo pandemico i nuovi accessi siano quadruplicati e aumentati del +380%. E rileva una grande utilità dell nuovo servizio di Punto di ascolto nelle scuole, come confermato dagli stessi dirigenti scolastici: “Dei 135 ragazzi che vi hanno avuto accesso nel 2021, 11 sono stati presi in carico dal Servizio minori, agli altri 124 sono state date risposte sufficienti, diversamente sarebbero giunti a noi”.

A conclusione del dibattito, i commissari concordano sulla necessità di un maggiore approfondimento delle relazioni fornite in Aula prima di procedere alla presentazione di un ordine del giorno condiviso che possa delineare anche lo sviluppo dei Punti di ascolto. C’è quindi l’impegno per tornare in Commissione e affrontare questo punto. 

 Segue poi un secondo riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione “in relazione al Gruppo di lavoro sulle prospettive della scuola elementare anche alla luce del calo demografico”. Il Sds Belluzzi riferisce quindi gli ultimi dati sulle nascite nella Repubblica di San Marino dell’Ufficio statistica: il primo trimestre 2022 riporta già un calo delle nascite di 10-12 unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

“È prevedibile- riferisce- che nel 2022 scenderemo sotto i 200 nati. Il calo è forte”. Alla luce di questi dati, il segretario di Stato riporta la conclusione del gruppo di lavoro: “Ci dice che in prospettiva il modello di ‘una scuola in ogni Castello’, da qui a 15 anni, è da abbandonare”, sintetizza. “È un modello insostenibile”. Si apre quindi “il tema della transizione da un modello all’altro, sia sulla scuola che sulla salvaguardia dei Castelli”. Su questa strada il Sds Belluzzi anticipa i prossimi impegni: ovvero incontri con i cittadini e i Capitani di Castello per discutere proprio questi temi. In Commissione si apre un dibattito anche su questa relazione. La seduta termina senza che vi siano i tempi per affrontare il terzo riferimento del Segretario sul Gruppo di lavoro sui titoli di studio per l’insegnamento, rinviato alla prossima seduta. I lavori terminano con il breve riferimento del Sds Elena Tonnini per aggiornare sui   provvedimenti adottati a seguito dell’approvazione dell’istanza d’Arengo per il conferimento della cittadinanza sammarinese onoraria alla Senatrice italiana Liliana Segre e per annunciare la conclusione del suo iter.

 

Di seguito un estratto sul dibattito odierno.

 

Comma 1. Comunicazioni.

Pasquale Valentini, Pdcs, presidente

Il Presidente della Commissione istruzione-cultura del Senato italiano, Riccardo Nencini, mi ha contattato gli ultimi giorni di marzo, riferendomi l’ipotesi avanzata con il Segretario dell’interesse della Commissione di procedere e organizzare un paio di riunioni congiunte, una a San Marino e una a Roma, tra le due Commissioni. Ipotizzavano già un incontro a Roma il 12 aprile, ma i tempi sarebbero stati ristretti per organizzarla, e a San Marino il 9 maggio. Siamo rimasti con l’ipotesi del 9 maggio, con la loro visita a San Marino e ci siamo accordati, e in quel momento ipotizzeremo poi la data della riunione congiunta a Roma.

Sulla scuola è utile capire, dopo la fase pandemica, quali sono le trasformazioni in programma da una parte e l’altra, che programmi ci sono in ambito italiano e messa in campo da parte della nostra Segreteria. Sul piano cultura, si può vedere se è possibile aprire collaborazioni tra i due Paesi e poter entrare in programmi comuni.

Nicola Renzi, Rf

La proposta e disponibilità della commissione parlamentare italiana è positiva, è un atto di attenzione e ringraziamo tutti coloro che si sono impegnati per questa cosa. Dò fin da ora la mia disponibilità.

Sollevo un tema che può essere all’attenzione della commissione: quando si organizzano gite scolastiche,  l’ingresso in siti archeologici e museali ha un costo che incide per le famiglie degli studenti, potrebbe essere una delle tematiche per proporre una convenzione e per valutare la reciprocità tra cittadini sammarinesi e italiani.

Un appello al Presidente: giace almeno una legge di iniziativa popolare che dovrebbe essere valutata dalla Commissione entro 60 giorni, noi ne abbiamo fatti tre volte tanto. E a mio avviso non è possibile, ci stanno problemi di salute e ci sta tutto, ma ci sta una modalità per fare la commissione e dare risposte a persone che hanno creduto in una prerogativa che la nostra legge riconosce loro. Nella relazione si stronca la proposta di iniziativa popolare in maniera incomprensibile e spiace che la proposta di cittadini sia accantonata perché ‘c’è altro da fare’.

Vorremo infine dalla Segretaria una risposta chiara sugli spazi dedicati alla scuola secondaria superiore per l’anno venturo. Una scuola che è in controtendenza rispetto gli anni passati e gode del momento di maggiore espansione demografica e molti ragazzi, hanno iniziato fuori territorio e poi sono tornati a San Marino ad anno in corso. Per l’anno prossimo si prevede un boom nelle iscrizioni, 100 in più rispetto agli anni precedenti, abbiamo bisogno di risposte precise che spero lei ci possa dare, su come si reperiscano gli spazi necessari.

Pasquale Valentini, Pdcs, presidente

Sulla legge di iniziativa popolare mi prendo una grossa parte di responsabilità. Eravamo in attesa che il gruppo di lavoro tecnico, istituito anche per questa legge, si riunisse a produrre una risposta. La risposta è arrivata e oggi è a tema. Io non ho voluto mettere in contemporanea la legge di iniziativa popolare e il riferimento sulla relazione per dare modo ai commissari di visionare la relazione e fare poi le migliori valutazioni nella prossima commissione. E’ vero che siamo fuori tempo, vorrei che le risposte arrivino prima della scadenza delle domande per graduatoria.

Andrea Belluzzi, Sds Istruzione e Cultura

Siamo già al lavoro da tempo sulla Scuola secondaria superiore, un minuto dopo che preside mi ha comuncato spledndio risultat. Abbiamo già fatto sopralluoghi e la soluzione c’è. La soluzione è andare ad occupare gli spazi della mensa, hanno una capienza quanto basta per nuove aule. I lavori si riescono a fare tempestivamente durante la pausa estiva. Il tema è un altro. C’è un contratto con il Fondo Servizi sociali che- salvo diversità- prevede un preavviso di sei mesi, che non ci sono, e bisogna trovare una soluzione per la mensa.

Il tema con la controparte non è se usare o no gli spazi della mensa, quello è fuori discussione. Il tema è di andare mettere a fuoco dove ubicare la nuova sede della mensa. Ho avuto la massima disponibilità e sensibilità negli attori nel comprendere che non si può dare risposta negativa alla scuola, di fronte all’esigenza di nuove aule. L’interno della scuola suepriore è anche la soluzione più razionale piuttosto che pensare ad altre aule dislocate in territorio. Ora stiamo lavorando sul tema mensa che coinvolge le Segreterie di Stato della Sanità, Lavoro e Territorio. Io farò la mia parte per lavorare per la scuola.

Pasquale Valentini, Pdcs, Presidente

Io faccio solo un auspicio. E’ un tema che la commissione, e per certi aspetti il Consiglio, sarebbe necessario prendessero in mano, perché anche sulla scuola superiore tante ipotesi sono state fatte e ci rendiamo conto che fin in fondo le decisioni poi non vengono prese e siamo sempre in un tentativo ‘rimediato’. Sarebbe bene condividere il più possibile all’interno di un determinato percorso.

 

Comma 2.Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzionesultema del disagio giovanile nella scuola alla luce dei riscontri ottenuti dal punto di ascolto psicologico

Andrea Belluzzi, Sds per l’Istruzione

Possiamo affrontare una discussione di prospettiva su un tema non divisivo ma che ha la necessità di un contributo di tutti, non solo della politica, ma delle istituzioni sammarinesi. Un Ordine del giorno ha fatto istituire un punto di ascolto anche se di orario ridotto. Non ho una relazione, ma una serie di numeri sul disagio relazionale e familiare. Il fenomeno non è certo legato al covid, ma uno dei fenomeni del long-covid ha sicuramente riguardato i giovani. Ho chiesto qui la presenza dei dirigenti scolastici di varie fascie di età a anche della Sanità che seguono i giovani. Come metodo di lavoro, al di là mia introduzione, vorrei che la politica prendesse ancora più coscienza di questo e che tutti i tecnici presenti possano essere a disposizione perchè nel dibatitto possano emergere meglio i problemi che si stanno manifestando nella scuola. In Commissione ci sono insegnanti che

hanno già avuto conto di segnali particolari. Ricordo poi gli episodi a Borgo Maggiore- ma anche se qui parlo di San Marino, il problema è vasto- fenomeni di vandalismo e anche un episodio grave di violenza su una ragazza…e anche il fato che nella scuola media ci sia stato un furto, al di là che ci addolora questo episodio, è un altro elemento che va ad incidere.

Nei grafici si può vedere il contributo del Servizio minori neuropsichiatrico che ha diviso nei dati  di nuovi casi dei giovani seguiti per età. Si ha evidenza di quello che arriva al Servizio: da 0-11 anni non c’è stata una variazione di fenomeni nel corso degli anni pre-covid e covid. Diversamente, cambiano i dati nella fascia 12-17 anni. Dai 16 nuovi casi totali del 2019, si passa ai 61 del 2021 e 31 solo nel primo trimestre 2022. Abbiamo una impennata significativa dei fenomeni. L’indicazione preoccupante è una forte impennata che continua a manifestarsi come tendenza anche nel 2022 di episodi che arrivano al servizio Neurospichiatrico. Dietro a questi dati- che sono manifestazioni più critiche del disagio in tutto il mondo della scuola, a partire dalla scuola dell’infanzia- abbiamo evidenzia di fenomeni diversificati, nei più piccoli si parla per lo più di autolesionismo o di violenze familiari in cui loro sono aspettatori. Nelle altre fascie di età abbiamo anche momenti particolari che portio all’abbandono scolastico e il disinteresse delle famiglie che non si interessano che tornino a scuola. Le manifestazioni di queste criticità ci sono nella scuola e fuori scuola. La mia lettura è che nei più piccoli c’è una maggiore resilienza, tra 0-11 anni forse certe tesioni vengono assorbite ma non si manifestano in reazioni solo perché per età ancora i ragazzi non rielaborano. Nella fascia successiva, tutto quanto è connesso al disagio giovanile innescato dal covid esplode e arriva al Servizio neuropsichiatrico minori, incrementa il fenomeno del bullismo e dell’abbandono scolastico, le dipendenze dai ‘device’.

Sono qui a lanciare il sasso e ad ascoltarvi cercando di raccogliere le vostre riflessioni: è dalla condivisione del problema che si può partire nel varare soluzioni. Questo è un problema che se non valutato con la dovuta attenzione comporterà una ricaduta su questi giovani, sul sistema paese a livello sociale, di spesa sanitaria e di equilibrio di società ed economica. Se prendiamo coscienza che i progetti vanno varati insieme, non è solo dovere della scuola, è un problema che si ingigantisce se non lo affrontano anche il terzo settore, le associazioni, la sanità con un investimento su certi temi.

Le conclusioni: ho chiesto la presenza di dirigenti che rappresentano le diverse fasce di età. Poi passerei a riflettere e proporre soluzioni. Ci sono già e devono aiutare i giovani a lavorare con le proprie emozioni e devon essere molteplici: sport, arte, teatro, danza, che possono agevolare la capacità di decomprimere. Bisogna andarli intercettare e fare un’offerta che vada a coprire tutti i temi. E bisogna coinvolgere non solo i giovani, ma anche famiglie. Quando parliamo del fenomeno dell’abbandono scolastico, il problema è anche genitorialità. Il fenomeno del calo della natalità si affronta anche con questi percorsi perchè è legato alla difficoltà nell’essere genitori in questo tempo.

Pasquale Valentini, Pdcs

Vedendo le tabelle, c’è un Punto di ascolto che ha inizio nel 2021 nella scuola media e superiore, mentre le tabelle si riferiscono nel periodo 2019-2021. Non so quanto incida. Chiedo chiarezza rispetto ai dati e la loro lettura.  In termini statistici vedo che dal 2019 al 2021 i casi sono triplicati, in che modo può essere legato al Punto di ascolto? C’è o no una relazione diretta tra apertura del punto e questa indagine?

Andrea Belluzzi,Sds Istruzione

Sono due cose differenti. Il punto di ascolto della scuola ha funzionato nella misura in cui studenti e insegnanti si sono rivolti ad esso. E’ ovvio è solo per dimostrare che l’aver adempiuto l’Odg ha innescato interesse e attenzione per un servizio in più che per me merita un potenziamento perché viene usato. Il dato del Servizio minori è diverso. L’impennata è data dall’effetto covid. Non abbiamo evidenzia di un legame diretto tra punto di ascolto e questi dati.

Giovanni Zonzini, Rete

Vorrei chiedere se è cambiato metodo di rilevazione per capire andamento dei picchi. Chiedo poi cosa si intenda per ‘casi sociali’ tra i disagi elencati.

Daniela Giannoni, Rete

Emergono dati preoccupanti. Vorrei capire, in seguito al Punto di ascolto, si è dimostrato utile per rilevare casi che altrimenti sarebbero rimasti ‘muti’? Vorrei capire se poi il Servizio minori se ne sia fatto carico e se ha fatto partire un progetto di aiuto a ragazzi e famiglie.

Mirco Dolcini, Dml

Come si approccia il ragazzo al Centro di ascolto? E’ lui stesso che lo contatta? O è possibile prevedere modalità diverse, per avvicinare ragazzi più timidi? Tanti giovani infatti credo non si espongano facilmente rispetto ai propri problemi, in particolare proprio dentro l’ambiente scolastico.

Pasquale Valentini, Pdcs

Quindi bisogna capire come ha funzionato il Centro di ascolto, la correlazione con i dati di chi si è rivolto al Servizio. Poi è chiaro, in seguito a tutto questo bisogna, capire cosa si può fare.

Remo Massari, preside Scuole medie:

Lo Sportello di ascolto è nato nel 2021 grazie all’accordo con il Servizio minori. C’è nella scuola  media, superiore e al Cfp. Per quel che riguarda la scuola media, uno psicologo sta a scuola 2-3 ore la mattinata. I ragazzi accedono scrivendo un bigliettino in una casseta per prenotarsi. Era l’idea iniziale, ma si è visto poi che nella scuol amedia che i ragazzi si sentono più liberi, chiedono agli insegnanti e alla dirigenza se possono andare allo Spazio ascolto molto apertamente. Questo il fuzionamento. Per molte cose la scuola non conosce niente di quello che l’alunno discute con lo psicologo. Se ne viene a conoscenza solo se l’alunno chiede di volerne parlare con un insegnante, un dirigente o con la famiglia stessa perché spesso a scuola riferiscono difficoltà che avevano in famiglia, almeno nella scuola media . Gli effetti: nella scuola media gli effeti dello Spazio di ascolto spesso sono stati risolutivi. Lasciando gli alunni parlare di problematiche- relazionali tra alunni o con le famiglie o legati alla loro identità e insicurezza- affrontarle, solo il parlarne ha affievolito paure o ha dato loro il coraggio di poterle affrontare. Questo ha fatto sì che diversi accessi allo Spazio di ascolto siano stati risolutivi e hanno ridotto il disagio che c’era. Altri casi hanno poi dato il via a un vero e proprio accesso al Servizio minori. All’inizio, nella Medie, i primi accessi dello scorso anno, da febbraio a maggio, la maggior parte  dei problemi riguardavano il fenomeno di autolesionismo- in particolate legato a tagli e disturbi alimentari, legati alla volontà di farsi del male. Cose placate discutendone. Contemporaneamente è esploso il problema dell’assenteismo scolastico tradotto in completo abbandono o in tante assenze dovute a insicurezze, crisi di panico, difficoltà relazionali. Per chi ha avuto la forza di affrontarle con lo spazio di ascolto o direttamente, in  qualche modo si sono risolte. Le due cose sono dissociate: una cosa è lo Spazio di ascolto, una cosa i dati del Servizio minori. Come esperienza della scuola media, ritengo lo Spazio di ascolto abbia diminuito i numeri di accesso alla vera e propria presa in carico del Servizio minori.

William Giardi, direttore Servizio minori Iss

Il Primo anno del Servizio ascolto è stato sperimentale, nel 2021 sono stati visti 135 alunni. Quindi i dati sui nuovi casi, per anno, che accedono al servizio minori. Sono stati presi in considerazione solo quegli accessi in cui la situazione pandemica, con tutte le sue limitazioni, si può ipotizzare che abbia avuto un ruolo eziopatogenetico. Se una persona ha un disturbo di apprendimento, non è correlabile alla pandemia. I nuovi casi si sono quadruplicati, dal 31 marzo sono stati 31 i casi considerati stessi criteri. Ci sono casi di Disturbi di ansia. Sono riportati casi di abbadono scolastico. Quindi i casi sociali: per la crisi economica o per l’aumento della conflittualità in famiglia, il bambino vive disagio e trascuratezza e viene attenzionato anche dal Servizio minori- Nello specifico l’aumento importante di casi sociali  va incidere sulle famiglie e indirettamente sui minori che compongono i nuclei familiari. Nei nuovi casi non è contemplata persona già in carico dal 2018, magari era guarita ed è tornata con una riacutizzazione ma non è conteggiata, né chi è peggiorato. Si tratta di un dato importante: esprime nuovi accessi che quadruplicano in periodo pandemico. E qui c’è un ‘numero oscuro’ riferito a chi non riesce ad accedere al servizio, non sono conteggiati coloro che si sono rivolti a professionisti privati, quindi probabilmente i numeri sono più alti. Ma già sufficienti: l‘aumento del +380% di accesso ad un servizio è chiaro.

Francesca Civerchia, Pdcs

Sono educatore giudiziario, ho conoscenda dei dati legati al fenomeno dell’uso di stupefacenti tra i giovani e rilevo dati speculari a quelli rilevati. Per quanto avviene nel nostro territorio, dal 2018 ad oggi, sono arrivati 220 decreti del giudice riferiti a ragazzi che usano sostanze in termini generali, 114 di questi sono ragazzi dai 14 ai 25 anni. Non sono ‘tossicodipendenti’ ma il loro uso di sostanze è sporadico, 33 di questi 114 sono minorenni. Nel 2018 solo 8 casi riguardavano minorenni. Durante la pandemia sono triplicati, sono 26 minorenni solo in un anno. Rilevo un aumento incredibile di ragazzi che arrivano da me, faccio colloqui con loro e mi manifestano un disagio importante. La cosa che mi colpisce è la tendenza dei genitori a minimizzare e come i ragazzi percepiscano che banalizzano l’accaduto. C’è una completa mancanza, per il mio spaccato, rispetto a genitori che non trasmettono il senso di regole da rispettare ed è vulnus importante che rende il genitore fragile e porta i ragazzi a vivere un disagio e a mettere in atto comportamenti devianti. Prova ne sono gli accadimenti successi a San Marino, ragazzi che hanno agito con violenza verbale e fisica. Di questi 114 adolescenti, 14 sono ragazze e gli altri tutti maschi. E gli incidenti probatori sono riusciti tutti, tranne 4 che hanno avuto recidiva, lavorare in sinergia con servizi e tribunali funziona. I ragazzi hanno bisogno di una interfaccia istituzionale che può ascoltarli e aiutarli.

Guerrino Zanotti, Libera

I dati 2019 e 2020 sono confrontabili con il 2021? A San Marino è stato rilevato un aumento di nuovi casi sproporzionato rispetto altre realtà vicine?

Marica Montemaggi, Libera

Molti genitori forse non vogliono vedere queste realtà e spesso anche i genitori si sentono soli e non sanno coa fare. Forse bisogna amplificare Punti di ascolto anche in altri ambienti, anche lavorativi.

Nicola Renzi, Rf

A me leggere questi numeri inquieta molto. Mi danno molto da pensare. Mi interessa riuscire a capire se un ragazzo di 12 anni può accedere al punto di ascolto senza che il genitore lo sappia. E’ un grido di allarme terrificante. E non sono tanto i casi di minori, per me sono casi di disagio familiare. Per un ragazzino di 12 anni che manifesta questi disagi, il primo luogo in cui affrontarli mi augurerei fosse la famiglia.

Sandra Giardi, Gruppo misto

Sono in disaccordo con Renzi, quello che è stato esposto da Massari, Giardi e Civerchia dà uno spaccato delle problematiche anche nel loor ambito professionale. I ragazzi, in un momento come questo, con l’accesso ai social hanno un ritmo accelerato imposto, ne risentono anche in base al proprio carattere e indole. Un tempo magari c’era più contatto con gli insegnanti, e non c’era bisogno di uno Sportello ascolto. Le attività extra scolastiche: anche questo rappresenta un ulteriore peso dopo tante ore di scuola. Il grafico non va letto in modo semplicistico, il Servizio minori da anni lavora sul disagio e la scuola con il progetto dello Sportello dovrebbe chiedersi piuttosto quali sono i meccanismi e gli strumenti da dare agli insegnanti.

Pasquale Valentini, Pdcs

Mi sembra che la questione è a questo punto come si è reagito, lo avete descritto, e  anche capire se è sufficente o se c’è altro dare fare.

Mirco Dolcini, Dml

Mi sembra di aver capito che i centri di Ascolto non hanno influenzato il picco, i dati sono raccolti dal Servizio minori e i centri hanno ridotto il numero di nuovi casi. Il picco è conseguente delle restrizioni imposte dalla pandemia. Lockdown e Dad hanno creao disagi e vorrei capire se i disagi sono legati alle restrizioni o ad altri elementi.

Andrea Belluzzi, Sds

Lo sconcerto per certi dati è il motivo per cui ho chiesto questa Commissione, per comprendere l’importanza di dove si sta andando come politica, per sostenere certi sforzi e impegni.

Laura Gobbi, direttore Dipartimento Istruzione

Gli Spazi di ascolto prima del 2021 non sono mai stati inseriti nel mondo scuola, ma c’era stata una istanza d’arengo che li chiedeva, c’era stata anche una esperienza pilota al Cfp. L’istanza chiedeva uno psicologo non solo per i ragazzi,  sono figure che aiutano a costruire un clima di benessere nella scuola e che favoriscono il clima di apprendimento. Stavamo già lavorando all’istituzione dello sportello e siamo stati interrotti con l’arrivo della Pandemia. Ma ci siamo subito resi conto che le restrizioni, soprattutto sui più piccoli, avrebbero creato difficoltà, e nell’autunno 2020 dopo il lockdown, quando è ripartita l’onda dei contagi, ci siamo attrezzati e in due mesi abbiamo istituito lo sportello. I nostri dati non si discostano dal circondario, noi abbiamo visto subito gli effetti sui ragazzi e bambini, ma è un problema che l’Oms stesso ha posto al primo posto nell’agenda. Tutti i paesi stanno toccando con mano la drammaticità di questi dati che purtroppo aumenteranno. Già nella scuola elementare ci sono bambini che non tornano a scuola. La scuola è stata toccata per tre anni scolastici consecutivi. Abbiamo iniziato a fare una batteria di questionari Oms e uno di questi ha tutta una parte dedicata alla Pandemia. Altro grande problema che sarà nella scuola è l’uso patologico dei social media, già era una emergenza da prima della stessa emergenza sanitaria. Ora sarà la prissima sfida della scuola riuscire a dare un contesto e un senso diverso all’uso delle nuove tecnologie.

Arianna Scarpellini, Dirigente scuola elementare

Tra le manifestazioni del disagio in alcuni alunni: l’uso di linguaggi inadeguati con riferimenti a sessualità e violenza, significano accesso a contenuti inadeguati, senza che vi sia stata capacità di controllo dei genitori. E’ vero, come dice il consigliere Renzi, molto deriva dalle difficoltà deo genitori ma non in toto. Dad, uso mascherine, imposizione distanziamento: c’èun  ritardo nel linguaggio nell’apprendimento scolastico, nelle relazioni..ancora i bambini fanno fatica ad allontanarsi dalle ‘regole’ avute nei mesi di emergenza. Poi c’è l’aumento del peso corporeo e il rapporto sbagliato con il cibo.  E ricordo che la scuola, durante la pandemia, è stato l’unico ambiente in cui potersi incontrare.

Il confronto tra insegnanti e psicologi di riferimento è continuo, nel momento in cui un insegnante registra una difficoltà di un bambino lo segnala alla Direzione e al Servizi minori.

Francesco Giacomini, dirigente scuola d’infanzia

Per fortuna i bambini hanno avuto modo di stare insieme e socializzare negli asili e nelle scuole di infanzia, anche se abbiamo avuto le ‘bolle’. E’ vero però che le restrizioni ci sono state, a partire dal primo lockdown, dove per esempio è stato possibile l’accesso a informazioni inadeguate dai social, magari anche per influenza dei fratelli più grandi. Dall’altro abbiamo inserito quest’anno bambini che avevano 8 mesi quando è iniziato il lockdown, è evidenteche l’uso della mascherina limita la capacità di linguaggio, ma ci consola il fatto che bimbi così piccoli hanno capacità di recupero sicuramente più ambia.  Già con l’allentamento delle misure vediamo la ripresa delle attività e delle caratteristiche tipiche dell’età. Certamente tutto il percorso è stato difficile, soprattutto per le famiglie.

Pasquale Valentini, Pdcs

Mi pare di capire che continuerete l’esperienza del Centro di ascolto. In generale, se facessimo uno screening a livello di popolazione troveremmo in tanti ambiti un disagio accentuato dal covid. Non stiamo vivendo una realtà sociale in cui le relazioni fioriscono, c’è una difficoltà. E’ importante che il messaggio di oggi non sia solo ‘dobbiamo potenziare centri di ascolto e li mettiamo ovunque’: è uno strumento importante, cogliamo i segnali che ci dà, ma i dati devono diventare motivo di approfondimento nella scuola, tra gli insegnnati che si devono domandare cosa fare e anche nell’ambito dei genitori. Anche attraverso la ricerca di un consulento pedagogico che li aiuta. Non c’è una ricetta, in molti casi la pandemia ha creato una creatività.

Mariella Mularoni, Pdcs

Ho avuto modo di confrontarmi e apprezzare lo Sportello di ascolto attivato nella scuola media,  è una esperienza importate a sostengo dei ragazzi e anche delle famiglie nel periodo di lockdown. E’ importante anche il confronto di oggi, riteniamo il confronto vada continuato. Come maggioranza abbiamo abbozzato un odg, lo metto a disposizione della Commissione per vedere se è possibile condividerlo.

Giuseppe Maria Morganti, Libera

Mi fa un po’ pensare che sia stato redatto un ordine del giorno prima di vedere i dati.
I dati sul disagio giovanile erano in crescia a San Marino anche prima del covid, le famiglie si stanno disgregando e il loor ruolo perde rilevanza, non vedo quali altri agenti, se non la scuola, possano sopperire a questa carenza delle società moderne.

William Giardi, direttore Servizio minori Iss

Non vogliamo legare al covid questi dati? Nel mio servizio l’incremento è del 380%. Vogliamo dire che è colpa della società? In ogni caso il disagio sicuramente deve essere intercettato. Dati alla mano, quando i ragazzini hanno un problema, al 50% parlano con i loro amici, poi parlano con insegnanti ed educatori e per un 10% con i genitori. Bisogna tenerne conto. La possibilità di apertura dello Sportello scolastico va benissimo perchè lo psicologo è la persona cui bisogna raccontare i problemi, anche cose che non racconteresti mai. Dei 135 ragazzi che vi hanno avuto accesso nel 2021, 11 sono stati presi in carico dal Servizio minori, agli altri 124  sono state date risposte che sono state sufficienti, persone che diversamente sarebbero giunte a noi. In particolare 2 ragazze per la prima volta hanno raccontato di abusi sessuali ricevuti in casa. Se non c’era lo Sportello scolastico questa cosa non veniva fuori. E lì c’è stato un supporto psicologico.

Va da sé che molto spesso è vero che la famiglia ha un ruolo impotante, ma immagino che anche nell’esperienza degli insegnanti ci sono famiglie con genitori disgraziati e con bambini fantastici e viceversa. E’ un fattore importante, ma è anche pressòchè impossible non trattare i bambini con le famiglie, viene offerto un programma insieme anche se a volte aihmè non è accolto dalla famiglia stessa.

Pasquale Valentini, Pdcs

Non so quanto siano maturi i tempi per un ordine del giorno. Un suggerimento: vediamo se su tutti questi argomenti sui cui oggi veniamo resi edotti con i riferimenti, se c’è bisogno di interventi che vadano a precisare determinate cose tra questa e la prossima seduta, in cui si può maturare un confronto con decisioni maggiormente approfondite. Pur nella buona intenzione della bozza di Odg annunciata, ci sono cose da approfondire alla luce delle relazioni ascoltate.

Daniela Giannoni, Rete

Meglio cogliere l’occasione per fare un Odg più completo, un confronto è dovuto. Rimanendo però con l’impegno rivederci a stretto giro. Che il progetto vada avanti siamo d’accordo.

Marica Montemaggi, Libera

Proposta di ‘pensarci sì’ è condivisibile. E mi sembra di vedere che non è che questo Odg sia molto condiviso.

Pasquale Valentini, Pdcs, presidente

Proporrei allora una data possibile per la commissione il 16 maggio prossimo, da confermare.

 

Comma 3. Riferimento del Segretario di Stato per l’Istruzione in relazione al Gruppo di lavoro sulle prospettive della scuola elementare anche alla luce del calo demografico
Andrea Belluzzi, Sds per l’Istruzione

Tutti i commissari hanno ricevuto la relazione, qui farò una sintesi. L’Ufficio statistica ha riferito i dati del primo trimestre 2022 che riporta già un calo delle nascite di 10-12 unità rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, che era già in calo. E’ prevedibile che nel 2022 scenderemo sotto i 200 nati. Il calo è forte.  Questo gruppo di lavoro è stato istituito circa un anno fa, a seguito di un incontro relativo al processo di accorpamento di due plessi in uno, nella scuola elementare di Murata, in ragione del basso numero di nati nel castello di Città.

Il gruppo coordinato dalla Prof.ssa Gobbi conta la presenza dei dirigenti delle scuole, dei tecnici del territorio e degli insegnanti di scuola d’infanzia ed elementare. Hanno partecipato a rotazione circa 40 insegnanti al gruppo di lavoro. Il nostro sistema scolastico come edilizia è frutto di una visione di San Marino-Paese collegata al Prg degli anni ’80 in cui c’era una estrema polarizzazione dei servizi nell’ambito di ciascun Castello. Questo modello, nel corso degli anni, ha subito una criticità. Ha rappresentato per anni una garanzia ed un elemento di solidità del nostro sistema educativo che comunque ha avuto il pregio di avere un importante rapporto numerico docenti/studenti. Abbiamo avuto edifici di piccole dimensioni rapportate ai Castelli, alcuni anche di pregio. Nel corso degli anni, l’edilizia scolastica si è sviluppata, secondo l’evoluzione di pedagogia e didattica, dall’altra ha seguito quello che è stata l’antropizzazione dei vari Castelli, come ad Acquaviva, dove l’edificio è nato quando vi è arrivato un flusso importate di persone. Il modello è andato in crisi con l’inizio del calo demografico, iniziato ad avvertirsi una decina di anni fa. La legge n.87 del 2003 prevede numeri minimi per le classi sotto i quali occorre la deroga del congresso di Stato. Nell’anno scolastico 2021-2022 a Città siamo andati in deroga sei volte rispetto au numeri minimi. Quali sono i profili di fondo dei problemi da trattare: c’è un tema demografico, dell’evoluzione del modello pedagogico e un tema antrologico-culturale, legato alla differente percezione del territorio.

Secondo la relazione del gruppo di lavoro, i migliori modelli pedgogici educativi hanno bisogno di numeri intorno 18-20 bambini per classe nella scuola elementare e di 20-22 nella scuola d’infanzia. Sono numeri che in più anni di corso innestano dinamiche importanti: inclusione sociali, modelli imitativi…basti pensare che con classi di 5 bambini si rischiano di avere 4 femmine e 1 maschio o viceversa. Insomma la relazione indica negli standard di base e per una buona qualità, il doppio dei numeri che abbiamo. E fa a pugni con il nostro stato attuale di distribuzione geografica dei plessi e dei bambini. Una breve parentesi anche sul profilo finanziario: 42 mln di euro circa spesi oggi per la scuola, in larga parte spesi in risorse umane che sono al centro del modello educativo. Con un rapporto alunni insegnante tra 6/7. La nostra spesa è sicuramente maggiore rispetto alla spesa pro -capite italiana, che ammonta al 4%, ma è un modello  in linea con la spesa scolastica europea. Non dobbiamo spaventarci rispetto la nostra spesa, ma dobbiamo fare una riflessione sulla sua efficienza.  Abbiamo ottimi standard qualitativi e auspico si lavori su come mantenerli e farli crescere, facendo efficienze nel budget. C’è un tema del profilo antropologico e culturale che ha un forte legame con il tema del Piano regolatore. La San Marino dei prossimi 15-20 anni sarà ancora legata alla San Marino dei Castelli o questa rimane la nostra storia e cultura, ma la mobilità delle persone, relative a lavoro e al legame delle famiglie al Castello, è un modello che va a cambiare? Sicuramente il tema del Castello è un valore, come è vero che la scuola presente i tutti i Castelli aiuta a mantenere la vitalità stessa del Castello. Ma sono i valori che la scuola rappresenta, non la scuola in sé, che tengono vivo il Castello

Il gruppo di lavoro formula una ipotesi a lungo termine e nell’immediato. L’immediato ha bisogno che io vada a parlare con i cittadini e i Capitani di Castello e da lunedì inizierò il confronto. Però il gruppi di lavoro ci dice che in prospettiva il modello di “una scuola in ogni Castello”, da qui a 15 anni, è modello da abbandonare. Ciascuno dei nostri plessi in 5 minuti è raggiungile: io credo il modello dei 5 minuti possa essere abbandonato. E’ un modello insostenibile. Il tema è quello della transizione da un modello all’altro, sia sulla scuola che sulla salvaguardia dei Castelli.

La scuola rappresenta dei valori e nei Castelli bisogna far sì che  quei valori rimangano, anche se scuola sarà baricentrica tra due Castelli. Nei Castelli liberiamo degli edifici che sono dei contenitori in cui si potrà sostenere la socialità. Anche l’edilizia scolastica richiede strutture innovative e più rispondenti ai modelli scolastici attuali e dei prossimi anni. A mio avviso dovremmo andare a interpretare questi 6-8 edifici scolastici non in base a come è oggi la scuola, ma con visioni lungimiranti, per garantire il futuro della Scuola.

 

San Marino News Agency

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