San Marino. Emendamento Europa, L’Informazione: “Quel pasticciaccio brutto di via delle Scalette”

San Marino. Emendamento Europa, L’Informazione: “Quel pasticciaccio brutto di via delle Scalette”

Rassegna stampa – Emendamento Europa, quel pasticciaccio brutto di via delle Scalette. Appello del segretario agli Esteri per ritirarlo. La Dc vorrebbe, ma Libera lo mantiene in votazione. Bocciato con 28 no e col gruppo democristiano che sconfessa Venturini e Mussoni

ANTONIO FABBRI – La legge di bilancio viene approvata nella notte, ma è un dato politico secondario perché surclassato dal pasticciaccio brutto dell’emendamento sull’integrazione europea, presentato nei giorni scorsi a firma dei soli partiti Dc e Libera, escludendo tutti gli altri.

Una firma “ad excludendum” da subito apparsa maldestra, che col passare dei giorni si rivelava sempre più improvvida, fino a manifestarsi disastrosa per sfociare in un epilogo tragico. Dal punto di vista politico, s’intende.

La cronologia degli eventi è stata ricostruita nella seduta notturna anche da diversi consiglieri. Venerdì 15 dicembre alle prime battute del comma sulla legge di bilancio, inizia l’abboccamento tra Dc e Libera per proporre un emendamento congiunto. Qualcuno in maggioranza e in opposizione ne è al corrente, qualcuno, molti, no. Sta di fatto che il confronto è fra i soli due partiti, o meglio tra i vertici dei soli due partiti, e ne scaturisce la proposta dell’em endamento a firma dei soli esponenti di Dc e Libera. Esclusi tutti gli altri.

Subito la mossa viene interpretata come un messaggio politico, embrione di un accordo per il futuro governo, anche perché l’emendamento parla di una sorta di tavolo istituzionale 2.0 mutuato dalla commissione mista per confrontarsi, tutti, sull’integrazione europea in funzione dell’accordo di associazione. E dov’è il segnale politico? Nel fatto che se sull’Europa sono tutti d’accordo, non si vede perché si debba presentare un emendamento che, invece, non coinvolge tutti.

Questa sorta di conventio ad excludendum getta subbuglio soprattutto nei cespugli alleati della Dc nella maggioranza, ma suscita anche malcontenti interni allo stesso partito di Via delle Scalette, che si rivela in dissenso con i suoi vertici su questa mossa.  Perplessità serpeggia persino tra diversi aderenti di Libera.

Si rendono necessari incontri chiarificatori, che poi chiarificatori non sono, a Palazzo Begni, ma ingarbugliano ancora di più una questione già intricata, perché, per il Psd ed Elego, vi partecipano vecchi notabili socialisti.  Ma questo particolare fa storia a parte, diventando pure oggetto di una interpellanza che farà di certo ancora discutere quando arriverà la risposta.

Si giunge seduta serale del Consiglio di ieri dopo che i vertici di Dc e Libera avevano invano provato a mettere una pezza al pastrocchio fatto, ma infilandosi sempre di più in un cul-de-sac, dal quale è diventato impossibile uscire. L’idea era quella di mettere a posto le cose con il solito, l’ennesimo, ordine del giorno questa volta condiviso con tutti, per impegnare al cammino di integrazione europea, ritirando così l’emendamento e salvando almeno un pochino la faccia.

Si arriva allora al dibattito sull’emendamento, nella seduta notturna di venerdì. Da parte di chi non ha firmato l’emendamento la posizione resta irremovibile: l’operazione è di strategia politica a discapito di un tema sul quale tutti sarebbero stati unanimemente d’accordo se solo i due partiti maggiori avessero voluto coinvolgere tutti.

In particolare da Libera vi è la difesa a oltranza dell’iniziativa dell’emendamento congiunto che definiscono senza finalità di inciucio, ma volto a tracciare una strada futura certa e condivisa per l’integrazione europea. Non ci crede nessuno.

Interviene allora il Segretario agli Esteri che, un po’ alla democristiana, prova a metterci una pezza. Da un lato dà la colpa non ai vertici del suo partito che hanno fatto lo “zagarotto”,  come lo ha definito qualcuno, bensì alla “strumentalizzazione politica” del dibattito focalizzata future alleanze, che avrebbe dirottato l’attenzione da un tema che invece deve essere di tutti. E allora, per salvare capra e cavoli, e pure la faccia della Dc, chiede al suo partito e anche a Libera sia di ritirare l’emendamento, sia si soprassedere sull’ordine del giorno. “Questa discussione – dice il Segretario Luca Beccari – rischia di svilire il percorso che come Paese abbiamo fatto. Io come segretario agli esteri – dice con realistica ragione – non posso rischiare che il tema dell’accordo di associazione venga mercificato sul tema delle alleanze, però attenzione questo non significa che è sbagliato in partenza l’emendamento congiunto Dc-Libera. Allora io dico al mio partito, dal mio punto di vista non ci sono le condizioni né per votare l’articolo né per votare l’ordine del giorno”.

Poi rivolgendosi a Libera: “Sarebbe sbagliato uscire da quest’aula con una votazione, che sicuramente sarebbe vincente – pronostica, ma i fatti lo smentiranno – ma che direbbe che solo Dc e Libera sono disposte ad andare su quel tema. Sarebbe un messaggio completamente sbagliato al Paese; allo stesso modo le forze politiche che non voterebbero per motivi politici quell’emendamento, si dovrebbero assumere la responsabilità di non aver dato il sostegno a una iniziativa che invece sarebbe stata di unione delle nostre forze in questa fase”.

E invece niente va per il verso auspicato dal Segretario Beccari. Dai banchi della Dc, certo, intervengono per chiedere il ritiro dell’emendamento. Libera, però, decide di mantenerlo in votazione. Alla prova del voto l’emendamento Europa vede il più devastante degli esiti politici possibili.

Ottiene 10 voti a favore, solo quelli di Libera che aveva deciso di mantenerlo in votazione. Sono 28 i c ontrari; un astenuto e 9 non votanti. Ma è emblematico vedere chi abbia votato contro. Praticamente tutta la maggioranza e tutti i consiglieri Dc, tranne chi aveva condotto in maniera preponderante la trattativa con Libera sull’emendamento galeotto, cioè il Segretario Dc Giancarlo Venturini e il Capogruppo Francesco Mussoni, che si sono fatti di nebbia non votando.

Non votanti anche i consiglieri di Rete e Alessandro Rossi del Gruppo misto, mentre i consiglieri di Repubblica futura hanno deciso di non partecipare al voto e sono usciti dall’aula.

L’analisi politica di quanto accaduto non può che valutare come disastrosa la mossa dell’accordo Dc-Libera sull’emendamento, che necessiterà di un chiarimento in Via delle Scalette, considerato soprattutto che i vertici democristiani, a leggere i numeri della votazione, sono con tutta evidenza stati malamente sconfessati dal proprio gruppo e di questo dovranno rendere conto negli organismi del proprio partito. Ma anche per Libera, che dopo aver avuto trattative con i vertici incassa lo schiaffo democristiano… la circostanza ricorda qualcosa della fine della scorsa legislatura e di mezzo c’era sempre un tavolo istituzionale.

Anche per il partito di Matteo Ciacci e compagni, dunque, sarà il caso di spiegare la mossa ai propri aderenti, dato che il gruppo consigliare è apparso compatto.

Quali che siano le giustificazioni e quali che fossero gli intenti, dietrologie a parte, l’idea dell’emendamento Europa firmato dalle sole Dc e Libera si è rivelata un vero e proprio pasticciaccio.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

 

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