San Marino. L’informazione: “NPR, separati in casa già da tempo. Una letteraccia interna del 2021 lo attesta”

San Marino. L’informazione: “NPR, separati in casa già da tempo. Una letteraccia interna del 2021 lo attesta”

Rassegna Stampa – Accuse di non rispettare i patti politici e financo di avere legami “con più o meno oscure fratellanze”, cosa però mai denunciata

ANTONIO FABBRI. L’incamminarsi di alcune componenti di “Noi per la Repubblicaverso il Congresso costitutivo di Alleanza Riformista, non fa altro che confermare, e probabilmente accelerare, una spaccatura nel gruppo consiliare che si è manifestata fin da subito nella lista che, con tutta evidenza, altro non era fin dall’origine che un cartello elettorale per una già prospettata stampella alla Democrazia cristiana. Stampella finalizzata a stare al governo e in maggioranza, ma allo stesso tempo a portare avanti rendite di posizione trasversali in ambito politico, giudiziario, bancario.

Ma che l’aria che tirava in Npr fosse mefitica fin dalle prime battute della legislatura, emerge da una serie di atti come interpellanze fastidiose, prese di posizione pubbliche tra le righe, ma neppure troppo, scomode ora per l’uno ora per l’altro, ma anche comunicazioni interne al gruppo consiliare, che hanno denotato da subito spaccature, personalismi, lotte intestine, diffidenze, e anche affermazioni pesanti di legami non meglio precisati con presunte “ fratellanze occulte”. E’ il caso, ad esempio, di una missiva interna al gruppo del marzo 2021, scaturita dopo che una parte del gruppo consiliare aveva messo in discussione il ruolo del capogruppo di allora, Denise Bronzetti, il cui nome compariva tra i “ribelli grandoniani” nella relazione della Commissione di inchiesta sul Cis, e che, evidentemente proprio per le rimostranze dei medesimi appartenenti al gruppo, decise di lasciare il Npr per confluire prima nel gruppo misto, per poi ritornare in Npr assieme a Rossano Fabbri, dopo avere aderito al Mis e dopo l’uscita di Rete dal governo.

Ebbene, in quella lettera – firmata all’epoca dai consiglieri Denise Bronzetti, appunto, Gian Nicola e Maria Luisa Berti e Giacomo Simoncini – si rispondeva a una sollecitazione degli altri componenti del gruppo, tra i quali all’epoca c’era anche Alessandro Mancini che poi decise di abbracciare il progetto di Ar che chiedevano di confrontarsi sulla questione del capogruppo. Ebbene, nella lettera di Berti&co. di fatto si accusavano gli altri membri del gruppo consiliare di aver convocato la riunione dello stesso per discutere delle problematiche della capogruppo senza essere stati interpellati. Esattamente quello che, un paio di anni dopo, hanno fatto loro stessi destituendo d’imperio Matteo Rossi per piazzare al suo posto Alessandro Mancini. Ma cosa c’era scritto in questa lettera? In sostanza si evidenziava che mettendo in discussione un accordo politico sulle cariche nel gruppo, dovessero essere riviste anche le cariche in seno al governo, facendo queste parte dell’accordo politico. “Abbiamo più volte espresso la pregiudiziale per cui ogni ipotesi di mettere in discussione alcune delle cariche conferite dal gruppo consiliare fosse accompagnata dalla dichiarazione di mettere in discussione anche tulle le altre cariche, ben più importanti, deliberate in seno alla Lista, nel medesimo contesto storico”, diceva la lettera. Quella volta la questione riguardava la sostituzione di Denise Bronzetti, ma se il principio era questo, stavolta che la questione riguarda Matteo Rossi, non pare si sia usato il medesimo metro valutativo. Insomma, all’epoca la compagine che oggi dà vita ad Ar accusava Psd-Md di aver tenuto un comportamento del tutto simile a quello che, due anni dopo, hanno tenuto loro stessi.

Ma al di là di questo, che non fa altro che attestare una volta di più come la politica non sia propriamente il terreno della coerenza, richiesta sempre con intransigenza agli altri ma molto meno essenziale quando si tratta di se stessi, alcune frasi contenute e in quel documento politico appaiono molto pesanti. “Questo Vostro modo di fare non ci appartiene – si legge infatti nella missiva – avreste dovuto decidere se essere NPR o PSD-MD il giorno dopo delle elezioni e non lo avete fatto, ma soprattutto non ci appartiene alcun laccio a poteri forti, a potentati economici o facenti capo a più o meno oscure fratellanze che evidentemente non riuscite a smettere di difendere”, scrivevano gli oggi aderenti di Ar nel 2021. Soprattutto il passaggio che richiama “più o meno oscure fratellanze”, è piuttosto inquietante, soprattutto perché non è dato sapere se questa cosa sia stata o meno oggetto di denuncia, prima, e di verifica e indagini, poi.

Sta di fatto, comunque, che queste comunicazioni interne al gruppo erano già da anni la prova di una vita da separati in casa, tenuti probabilmente insieme solo dalle reprimende, non messe in piazza ma che parrebbero costanti, del “consulente di coppia” democristiano, impersonificato dal segretario Dc Giancarlo Venturini il quale, a quanto si sa, non sta vedendo di buon occhio gli scontri intestini di un alleato dei cui patti Via delle Scalette si era fatta garante. Sta di fatto, però, che la posizione del Psd che ha dichiarato che non parteciperà più alle riunioni del gruppo consiliare di Npr e poi il concretizzarsi del cammino di Alleanza Riformista, paiono suggellare una spaccatura che ha radici lontane, come si è visto, e che in tempi brevi potrebbe sfociare in una separazione anche del gruppo consiliare in due tronconi distinti, che resterebbero a sostegno della maggioranza solo per questioni di numeri, mirando però ad un posto al sole anche dopo le prossime elezioni.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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