San Marino. L’informazione: “Siamo a giudizio per avere svolto in maniera corretta il nostro lavoro, quello di giornalisti”

San Marino. L’informazione: “Siamo a giudizio per avere svolto in maniera corretta il nostro lavoro, quello di giornalisti”

Ieri le dichiarazioni del direttore e del caporedattore di questo giornale. Poi per il suo caso la deposizione di Celli che ha contestato tutte le accuse.

Ieri, nei procedimenti riuniti a carico di Buriani, Celli, direttore e caporedattore di questo giornale – accusati di aver fatto il proprio lavoro di giornalisti pubblicando notizie peraltro pubbliche – è stata la volta anche delle dichiarazioni e dell’esame degli imputati. Ha esordito con delle dichiarazioni spontanee il direttore Carlo Filippini: “E’ dall’inizio di questo processo che mi chiedo: perché siamo qui in questa aula di tribunale io e il mio collega Antonio Fabbri? Quale reato abbiamo commesso, quale crimine abbiamo compiuto? Di cosa dobbiamo rispondere?

Ogni volta che mi pongo queste domande mi rispondo sempre alla stessa maniera: siamo qui per avere svolto in maniera corretta il nostro lavoro, quello di giornalisti. Siamo qui per avere soddisfatto un legittimo interesse dei nostri lettori, quello di essere informati e comprendere come vengono spesi e a chi vengono dati, i loro denari. Banca Centrale, la Banca più importante della Repubblica, sotto la presidenza di Catia Tomasetti, paga una consulenza con i soldi di tutti i sammarinesi ad un noto politico italiano e il giornale che dirigo non deve far sapere nulla ai suoi lettori e ai cittadini?

Il presidente della Banca Centrale di San Marino, incontra il capo dei servizi segreti di un altro paese e il giornale che dirigo non deve scrivere nulla per informare i suoi lettori?

Il compito di un giornalista e di un giornale, è quello di disvelare non di coprire notizie di interesse pubblico. Un giornalista e il giornale sul quale scrive, signor Giudice, hanno il dovere di informare i propri lettori secondo principi di verità dei fatti, di interesse pubblico alla notizia e di corretta e civile esposizione dei fatti. Requisiti che in questo specifico caso, come in tutti quelli da noi pubblicati, sono stati ampiamente rispettati. Pertanto continuo a domandarmi: perché io e il mio collega Antonio Fabbri siamo in questa aula di tribunale a rispondere di divieto di pubblicazione quando questo divieto non esiste? Infatti, non erano necessarie le testimonianze di ex Segretari di Stato e del presidente della Commissione di inchiesta su Banca Cis e sulle crisi bancarie, ascoltati in questa aula, per sapere che non vi era nessun segreto in quello che il giornale che dirigo ha pubblicato. Inoltre, le notizie da noi pubblicate sono le stesse contenute nella Relazione finale della Commissione di inchiesta su Banca Cis e sulle crisi bancarie, tutt’oggi pubblicata sul sito istituzionale del Consiglio Grande e Generale… mi chiedo allora perché non siano qui con noi il Presidente della suddetta Commissione e tutti i membri a rispondere della nostra stessa accusa.

Ora Lei Commissario sarà chiamato a decidere questo caso secondo legge e secondo coscienza e le auguro di farlo in piena serenità. A prescindere da quello che lei deciderà, comunque, la mia coscienza e la mia serenità non verranno turbate e continuerò a guardare negli occhi i miei figli e la mia famiglia, perché consapevole di avere agito correttamente come sempre ho fatto e farò nella mia vita”.

Così il direttore di questo giornale nelle sue dichiarazioni, ieri, davanti al giudice Adriano Saldarelli. Di seguito si è sottoposto all’esame delle parti Antonio Fabbri, rispondendo alle domande dei legali e aggiungendo alcune dichiarazioni spontanee. Deposizione di cui daremo conto nei prossimi giorni.

Quindi è stata la volta di Simone Celli. Una lunga deposizione di diverse ore con dichiarazioni spontanee non ancora terminata, che verrà conclusa il 13 settembre, data in cui è fissata la prossima udienza nella quale sono attese anche le dichiarazioni di Buriani.

Celli nelle sue dichiarazioni ha ripercorso le accuse a suo carico dopo due anni di silenzio e ha riportato anche nel solco di una ricostruzione corretta narrazioni politiche che nel corso di questi anni sono state distorte e strumentali. Celli è partito da una constatazione amara: “Qualunque sarà l’esito di questo processo, la mia morte sociale è stata decretata”. Quindi è passato in rassegna ai fatti che gli sono contestati con le accuse di falsa testimonianze e tentata concussione. Smontate dalla ricostruzione di Celli a fronte delle “impressioni” e delle “unioni di puntini” della testimonianza della Tomasetti. Ha sottolineato, tra le altre cose, come le azioni politiche non furono mai tese a favorire alcuno, né ci fu occhio di riguardo per BancaCis, ma frutto di una progetto di sistema tra l’altro mutuato dalle direttrici del Fondo Monetario. (Daremo più compiutamente conto nei prossimi giorni della deposizione di Celli) Ieri le dichiarazioni del direttore e del caporedattore di questo giornale Poi per il suo caso la deposizione di Celli)

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 18

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