San Marino. Processo 500, sentito come teste l’ex direttore Carisp Dario Mancini

San Marino. Processo 500, sentito come teste l’ex direttore Carisp Dario Mancini

RASSEGNA STAMPA – “Subii pressioni per concedere una ulteriore proroga del prestito Leighton”

Ex presidente Zanotti chiede di non deporre Il giudice lo intima a comparire

ANTONIO FABBRI – Prosegue il processo 500, sul caso Titoli Demeter e non solo. Ieri mattina un’altra udienza davanti al giudice Vico Valentini. Come noto il processo riguarda tre principali i filoni di accusa, riassumibili in caso titoli Demeter, vicenda commissariamento Asset e Cassa di Risparmio prestito-Leighton.

Sono imputate 12 persone con accuse che vanno, a vario titolo, dall’amministrazione infedele, alla rivelazione di segreto d’ufficio all’abuso di autorità e bancarotta.

Ieri mattina l’audizione del testimone è stata prevalentemente incentrata proprio sul prestito Leighton.

In sostanza si trattava di un prestito erogato da Carisp alla Leighton holding, società lussemburghese collegata, proprietaria di Banca Partner controllante a BancaCis. Quest’ultima in sostanza aveva quindi beneficiato del prestito. Quando il bond, così è stato definito perché di questo si trattava, era giunto a scadenza, il prestito da 13,5 milioni doveva essere restituito, ma il debitore chiese di prorogare ulteriormente la scadenza. Si innescò un braccio di ferro con l’allora direttore di Carisp, Dario Mancini, che ieri ha deposto come testimone su tale questione.

L’ex direttore Mancini ha parlato di “interferenze nei rapporti tra Carisp e Banca Centrale”. “Il prestito era in scadenza a giugno 2018. Era un bond che aveva determinate modalità di restituzione, che non vennero rispettate in alcun modo.

Oltre a ciò, vista anche la situazione di Carisp, la banca, e io come direttore generale, non poteva non riscuotere questo credito. Portai in Consiglio di amministrazione le valutazioni dicendo che non potevamo concedere una ulteriore proroga.

Il presidente Fabio Zanotti interruppe il Cda e mi mandò in Bcsm dove c’era il Direttore generale Roberto Moretti (tra gli imputati del processo, ndr.) che conoscevo perché era stato anche consigliere della Cassa.

Rimasi stupito perché era un debito tra due controparti private e non aveva senso andare in Bcsm. Comunque ci andai e il direttore Moretti prese atto della questione discussa dal Cda”.

Mancini racconta poi di un ulteriore incontro, del giorno successivo, nel quale afferma di aver subito pressioni in Bcsm: “Arrivai in Banca Cenrtale e qui trovai il Direttore generale Moretti, il presidente di Cassa Zanotti, e anche il direttore di BancCis Daniele Guidi. Mi fecero delle pressioni affinché ritirassi la relazione nella quale esprimevo la mia contrarietà al rinnovo del prestito Leighton. Risposi ‘io non cambio la relazione’.

Nei mesi successivi il presidente Zanotti mi disse di smettere di portare in Cda la situazione Leighton. Io comunque non cambiai la mia relazione”.

Mancini ha parlato di pressioni subite in un’occasione da Marino Gandoni, che era azionista di Leighton Holding. “Venne nel mio ufficio e si inalberò perché avevo chiesto il rimborso”, ha detto l’ex direttore Carisp. “Poi a maggio 2019 fui licenziato, con una lettera senza alcuna motivazione”, ha affermato Mancini.

L’avvocato Gianna Burgagni, legale dell’ex direttore Moretti, ha chiesto a Mancini della sua conoscenza con la presidente attuale di Bcsm, Catia Tomasetti, e con l’ex direttore facente funzione dell’epoca, Giuseppe Ucci, entrambi conosciuti da Mancini quando Tomasetti era presidente della Cassa di risparmio di Cesena in periodo di crisi.

Mancini ha confermato e il legale, così inquadrati i rapporti, ha comunque proseguito con le domande chiedendo se, a quell’incontro in Bcsm si fosse parlato del solo prestito Leighton o anche delle difficoltà del sistema sammarinese e anche dei problemi di Cassa di Risparmio.

“Il tema principale era Leighton”, ha detto Mancini che, rispondendo a successiva domanda, ha riferito che anche Carisp aveva grossi problemi in quel periodo e proprio la restituzione di quel prestito poteva rappresentare un credito utile per fare fronte ad alcuni adempimenti.

Terminata l’audizione di Mancini, si è proceduto con collegamento da remoto trasmesso in aula con l’ex presidente di Carisp Fabio Zanotti, il quale ha fatto istanza per non essere sentito come testimone o, in subordine essere sentito per rogatoria. Questo perché Carisp ha intentato nei suoi confronti una azione civile che è tuttora pendente e questo sarebbe ostativo, sostiene Zanotti, ad una sua deposizione.

Inoltre ha formulato la subordinata richiesta di audizione per rogatoria per motivi personali legati alla malattia di un suo congiunto. Il giudice Valentini, dopo avere ascoltato le posizioni sulla richiesta del Procuratore del Fisco Roberto Cesarini e di alcuni avvocati, i quali si sono opposti alla richiesta di Zanotti non ravvisando gli estremi neppure per la testimonianza assistita, ha evidenziato come l’istanza del testimone non rientri “in nessuna posizione tra quelle per le quali il diritto sammarinese prevede il diritto o facoltà di non rendere testimonianza e/o non rispondere”.

Neppure vi sono gli estremi, ha aggiunto il giudice, per la testimonianza assistita e per la testimonianza per rogatoria. Ha quindi convocato il testimone in presenza evidenziando che l’eventuale sottrazione parziale o integrale all’esame, integrerebbe il misfatto previsto per la testimonianza falsa o reticente.

Prossima udienza il 7 maggio.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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