San Marino. Processo Celli-Buriani, l’ex segretario Podeschi: “Furibondo per le interlocuzioni del presidente di Bcsm con il capo dei servizi”

San Marino. Processo Celli-Buriani, l’ex segretario Podeschi: “Furibondo per le interlocuzioni del presidente di Bcsm con il capo dei servizi”

“Furibondo per le interlocuzioni del presidente di Bcsm con il capo dei servizi”. Nella sua testimonianza, l’ex segretario di Stato, Marco Podeschi, aggiunge che in quel periodo ha avuto “la percezione di essere pedinato e intercettato”. Il famigerato verbale del Congresso “non era assoggettato ad alcun tipo di segretazione”. Vendita Cis: “Fmi ci disse che il Paese non poteva sopportare un altro salvataggio”

ANTONIO FABBRI – Nuova udienza, ieri, del processo a carico del commissario della legge Alberto Buriani che, secondo le accuse mosse, deve rispondere di abuso di autorità, rivelazione di segreto istruttorio, e insieme all’ex segretario di Stato, Simone Celli, di tentata concussione e di falsa testimonianza. Procedimenti riuniti tra i quali c’è anche quello a carico di caporedattore e direttore di questo giornale, accusati di aver fatto il proprio lavoro, cioè avere pubblicato notizie vere, verificate di preminente interesse pubblico e, è emerso di nuovo ieri, non segrete, ancorché per l’accusa lo fossero. Nell’udienza di ieri mattina davanti al giudice Adriano Saldarelli, è stato ascoltato l’ex segretario di Stato, Marco Podeschi.

Nella sua deposizione Podeschi ha ricostruito, rispondendo alle domande dell’avvocato Enrico Carattoni e, di seguito, degli altri legali, il periodo in cui si sviluppò la vicenda BancaCis. Ha in sostanza chiarito come sia strumentale la narrazione secondo la quale chi chiedeva di vagliare l’ipotesi della vendita fosse a favore di Grandoni. Anche perché le preoccupazioni su un nuovo salvataggio a carico dello Stato nascevano dal Fondo Monetario Internazionale. Sul punto, tra l’altro, ha dichiarato di aver chiesto anche alla Commissione di inchiesta di essere sentito, ma non avvenne “per mancanza di tempo”, fu la giustificazione.

“Il Fondo monetario internazionale – ha ricostruito Podeschi – ci disse più volte che lo Stato di San Marino non poteva più accollarsi l’onere di salvataggi bancari. Ci dissero che San Marino non aveva risorse economiche per sostenere ulteriori crisi bancarie”. Quindi l’esigenza di vagliare seriamente la vendita di BancaCis nasceva “dal buon senso, anche alla luce delle preoccupazioni esternate dal Fondo Monetario”.

Podeschi ha quindi ricordato di avere partecipato a due incontri, nei primi mesi del 2019, a Palazzo Begni, uno in sala Acquario e l’altro in sala Congresso. Nel primo assieme alla collega Eva Guidi con una delegazione di tre investitori di Stratos e Lunalogic; nel secondo, al quale partecipavano diversi Segretari di Stato e anche esponenti di maggioranza, c’era una platea di potenziali acquirenti più ampia.

“A questo incontro, diciamo plenario, erano presenti diversi investitori tra cui anche un uomo d’affari francese che, da un controllo sommario, aveva con un patrimonio personale di 250milioni di euro – ha detto Podeschi – Ci parlarono di intenzioni di estendere l’attività in particolare in Nordafrica. Si era presentato anche un generale libico che però chiesi di lasciare fuori dalla riunione alla quale presero parte solo i potenziali acquirenti. In ogni caso, pur cercando di capire chi avevamo davanti, come governo dicemmo che pur essendo lieti di avere questi interessamenti da investitori esteri, la decisione di natura tecnica spettava a Banca Centrale”. Sulla questione di BancaCis, ha aggiunto Podeschi “il dibattito pubblico era iniziato molto prima. D’altra parte quando bisogna costruire una storia servono elementi di successo”. C’erano persone che non stavano simpatiche, vicissitudini pregresse della banca, ha ricostruito il testimone che facevano al caso. “Poi la legge sulle risoluzione bancarie era il banchetto nuziale per prepara- re la successiva maggioranza politica e chi diceva che era favorevole alla cessione della banca, che in astratto avreb- be avuto senso, in quella fase storica era o pro-BancaCis o pro-Grandoni”.

Poi si è tornati sulla questione delle dichiarazioni della presidente di Bcsm del 5 aprile 2019 alla Reggenza e agli esponenti del Congresso di Stato che la incontrarono. In particolare le dichiarazioni che la Catia Tomasetti fece circa le interlo- cuzioni con il capo dei servizi segreti italiani, Luciano Carta, e con esponenti della Commissione antimafia. “A livello di governo e di maggioranza fu immediatamente pubblica”, ha testimoniato Podeschi, perché parallelamente a quell’incontro con la Tomasetti era in corso una riunione della maggioranza già convocata, nella quale arrivarono le informazioni circa quello che la presidente di Bcsm aveva dichiarato e che fu ritenuto molto grave.

Dopo l’incontro con la Tomasetti, i segretari di Stato presenti riferirono in Congresso di Stato nella riunione dell’8 aprile 2019. Marco Podeschi lasciò quella riunione in anticipo. “Uscii perché ero furibondo. Si parlava di un tema che urtava le mie sensibilità istituzionali e di cittadino sammarinese. Fu riferito che la presidente di Bcsm aveva dichiarato di aver incontrato il generale Luciano Carta, direttore dell’Aise”, i servizi segreti, appunto, ente “che cura anche gli interessi italiani all’estero”, ha specificato Podeschi. . “Me ne andai anzitempo preoccupato, sia in ottica di rapporti bilaterali sia per la rilevanza penale che poteva avere la nostra inazione circa questo riferito incontro tra Presidente di Bcsm e capo dell’Aise”. Tra l’altro, ha collegato Podeschi “più volte ho avuto la percezione come Segretario di Stato di essere intercettato, pedinato e abbiamo avuto anche problemi di hackeraggio”.

Podeschi ha poi affermato che il verbale del Congresso di Stato che riporta quanto riferito dalla presidente di Bcsm era stato redatto dal Segretario agli Interni Guerrino Zanotti, come anche dello stesso riferito nella scorsa udienza, e che “non era assoggettato ad alcun tipo di segretazione”, ha dichiarato Podeschi, come già fatto dallo stesso Zanotti e anche dal Presidente della Commissione di inchiesta su BancaCis, Gerardo Giovagnoli. Commissione di inchiesta che tra l’altro lo ha pubblicato a sua volta.

Sulla vicenda dell’incontro del 5 aprile 2019 tra Tomasetti e Segretari di Stato e la successiva seduta dell’8 aprile 2019 del governo, il testimone è tra l’altro tornato diverse volte nell’udienza di ieri, anche perché le parti civili di Bcsm e della presidente Tomasetti, ieri presente all’udienza, nelle domande hanno diverse volte confuso i due incontri, con il testimone che non si è comunque confuso e ha rispiegato varie volte i fatti.

Dopo la testimonianza di Marco Podeschi è stata la volta della testimonianza del cancelliere Silvia Mainardi, che consegnò il fascicolo archiviato sulla cosiddetta “consulenza Gozi”, al giornalista che ne fece richiesta. Il cancelliere ha confermato che la richiesta venne ufficialmente fatta per via telematica, come avveniva in periodo Covid, e che l’accesso al fascicolo fu autorizzato e che non furono consegnati allegati.

Prossima udienza fissata per l’11 maggio, per l’audizione degli ultimi testimoni e, se ci sarà tempo, per iniziare l’esame degli imputati.

E’ tuttavia sub-iudice in terza istanza la decisione sulla ammissibilità di una prova e l’avvocato Michela Vecchi ha chiesto che, pur andando avanti con il processo, non si passi tuttavia alle conclusioni prima che questa decisione sia stata presa. Posizione che non ha visto interventi delle parti civili o della Procura fiscale.

Il giudice ha tuttavia affermato di voler procedere confidando che la decisione possa arrivare per tempo ed ha comunque manifestato l’intenzione di concludere prima dell’estate.

 

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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