San Marino. Protesta degli attivisti anti-caccia, praticamente tutti assolti

San Marino. Protesta degli attivisti anti-caccia, praticamente tutti assolti

Solo per due dei sei imputati una multa di 150 euro per ingiuria. Assolta da tutte le accuse la donna che sollevò il problema: “Mi sono esposta per proteggere mia figlia”

ANTONIO FABBRI. È parso più una tempesta in un bicchier d’acqua che un caso che meritasse il dispiego di energie che ha comportato. Un caso rimasto pendente per tre anni; una istruttoria travagliata con una indagine inizialmente archiviata; poi la riapertura e il rinvio a giudizio; almeno quattro udienze dibattimentali e una decina tra testimoni e parti lese ascoltate, sei imputati. Comunque, ieri è arrivato a conclusione il processo che ha visto di fronte due posizioni inconciliabili: da un lato i cittadini e gli attivisti contrari alla caccia, che lamentavano spari troppo vicini alle abitazioni, pallini dei fucili che sistematicamente cadevano nei cortili di casa e sui terrazzi, oltre a battersi per tutela degli animali. Dall’altro i cacciatori della Federcaccia di San Marino che sostengono il proprio diritto di esercitare l’attività venatoria come previsto dalla legge.

L’udienza di ieri Ieri si è concluso il processo di primo grado. Prima delle conclusioni delle parti sono stati ascoltati gli imputati presenti, Francesca Verducci e due degli attivisti italiani. Hanno ricostruito l’accaduto fornendo la loro versione dei fatti di quel 27 ottobre 2019, quando si erano trovati di fronte, appunto, cittadini-attivisti e cacciatori. Versione comunque coincidente con quella dei testimoni già ascoltati, comprese le forze dell’ordine intervenute sul posto che hanno tutte concordemente affermato che la situazione era sì concitata ed erano volate parole grosse reciproche, ma nulla che potesse essere turbativo dell’ordine pubblico. Le imputazioni a carico degli accusati erano ingiuria e violenza privata.

Particolarmente significativo quanto riferito, tra gli imputati, da Francesca Verducci la quale ha spiegato il perché avesse lanciato la campagna #SanMarinoControLaCaccia, che poi aveva attirato, tramite i social, l’attenzione degli attivisti in quei giorni intervenuti sul posto.

“Con mia figlia appena nata mi trovavo in giardino e mi apprestavo a salire in macchina. Il caso ha voluto che quella volta avessimo alzato la cappottina della carrozzina. Proprio in quel frangente una pioggia di pallini ci è caduta addosso ed è caduta sulla cappottina. Se non fosse stata alzata non oso pensare a cosa sarebbe potuto accadere. Le sarebbero caduti negli occhi. Sono una mamma che si è esposta in questo modo per salvaguardare la sicurezza di sua figlia”, ha detto.

Le conclusioni delle parti Se l’avvocato di parte civile Daniele Cherubini ha chiesto la penale responsabilità di tutti gli imputati per violenza privata, “avendo con la loro azione impedito ai cacciatori di esercitare l’attività venatoria”, e per ingiuria, oltre al risarcimento del danno e alla rifusione delle spese di costituzione di parte civile, più articolata è stata la posizione del Procuratore del fisco, Giorgia Ugolini, che ha ricostruito le singole condotte ravvisando in alcune, seppure non in maniera netta, elementi di colpevolezza, chiedendo la condanna per alcune fattispecie e l’assoluzione per altre. Ha anche rilevato come, seppure si fosse riscontrata la regolarità delle distanze dei cacciatori in base alla legge, è altrettanto vero che il diritto della madre a tutelare la figlia meriti comunque attenzione. “A volte la legge generale ed astratta non si adatta a tutti i casi della vita”, ha infatti affermato.

Se il Pf ha chiesto la condanna per alcune condotte, diametralmente opposte le posizioni delle difese, per Francesca Verdini gli avvocati Fabrizia Casadei ed Enrico Carattoni, con quest’ultimo che ieri ha sostenuto l’arringa difensiva, e l’avvocato Marco Giancarlo Rossini per gli altri cinque imputati, gli attivisti italiani, i quali hanno chiesto l’assoluzione. I difensori, proprio per la particolarità del caso, avevano a loro volta chiesto, essi stessi, la rifusione delle spese legali da parte delle parti civili costituite.

Nel pomeriggio di ieri, dopo la camera di consiglio, il Commissario della legge Simon Luca Morsiani ha emesso la sentenza: assolta da tutte le accuse Francesca Verducci. Tutti assolti, gli altri imputati, dall’accusa di violenza privata; condannati ad una multa di 150 euro due di loro per ingiuria. Condanna anche al risarcimento del danno nei confronti di una sola delle parti lese, con una provvisionale di 500 euro. Il giudice ha stabilito, inoltre, la compensazione delle spese legali delle parti.

Non è escluso l’appello.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22

 

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