San Marino. Repubblica Futura: “sulla conferma del rating di Fitch non c’è nulla da esultare”

San Marino. Repubblica Futura: “sulla conferma del rating di Fitch non c’è nulla da esultare”

“Fitch promuove il Titano”, hanno titolato nel weekend alcuni quotidiani.

Lo ricorda Repubblica Futura, aggiungendo come “sono seguiti comunicati stampa di giubilo assoluto da parte della Segreteria Industria, poi di quella al Turismo e addirittura di quella alle Finanze, per l’esito del report di Fitch.
Sembra quasi che San Marino sia tornato ad essere un Paese con un rating AAA, e invece, cari sammarinesi, Fitch non ha fatto altro che confermare il nostro misero rating: BB, con outlook stabile (quindi indicante che non ci sono prospettive a breve termine di miglioramento).
Per chi non lo sapesse, un rating BB indica che il Paese è ad alto rischio, i suoi titoli di Stato non sono classificati come “investment grade” e quindi non sono acquistabili da talune tipologie di investitori istituzionali, e deve fronteggiare condizioni di incertezza economica, finanziaria, amministrativa che potrebbero interferire con le capacità di soddisfacimento degli obblighi assunti. Non proprio un quadro roseo.
Ricordiamo, altresì, agli entusiasti governativi che, da quando questo Esecutivo si è insediato, il rating è soltanto sceso: avevano ereditato dal precedente governo di adesso.sm un rating BBB- (ancora investment grade, quindi molto più credibile per gli investitori) e lo hanno portato giù di 2 livelli (l’ultimo declassamento è del 2022) all’attuale BB. Lo diciamo soprattutto al Segretario alle Finanze, che continua a dire che ha ereditato dal passato governo una situazione disastrosa, mentre disastroso è ciò che ha creato con la sua attività ed il folle indebitamento del Paese.
L’economia sammarinese è solida, lo sappiamo bene. La nostra fortuna è che è diversificata, con un settore produttivo estremamente presente e competitivo che, grazie all’altissimo livello di investimenti posti in essere nel triennio 2017-2019 (dati certificati nei report resi pubblici all’epoca dall’Anis, certamente dovuti anche ad alcune norme di sostegno introdotte nella passata legislatura) è riuscito ad aggredire in maniera molto forte la ripresa post-Covid segnando performance di altissimo livello a livello di esportazioni.
In questo, non ci sono grandi meriti da parte dell’attuale Segreteria di Stato, che non ha messo in campo praticamente nessun intervento di sostegno agli investimenti, che infatti si sono estremamente ridimensionati (certamente anche per l’incertezza del mercato internazionale), e di questo pagheremo le conseguenze nei prossimi anni. Lo ricordiamo agli smemorati: quando si parla di dinamiche economiche profonde, come quelle legate all’export e agli investimenti, quello che succede in un certo periodo storico dipende dalle scelte fatte diversi anni prima; e se oggi stiamo vedendo gli effetti delle scelte di 3-5 anni fa, fra altrettanti anni vedremo purtroppo gli effetti del buio di questo Governo.
A parte la sottolineatura di una economia solida e di un settore manifatturiero che sta raccogliendo i frutti degli investimenti degli anni passati, Fitch ha ricordato i grandi rischi dell’alto debito che ha il nostro Paese (specie ora che si dovrà procedere alla sua rinegoziazione che, ci ricorda Fitch, avverrà verosimilmente a tassi molto più alti) e derivanti dall’altissima presenza di Npl nel sistema (tema non ancora risolto nonostante i miracoli annunciati dal Governo ad ogni dichiarazione), con un sistema bancario che sta generando utili solo per effetto del momentaneo aumento dei tassi di interesse.
Fitch ci ha anche ricordato l’insufficienza della riforma delle pensioni a lungo termine, mentre sui temi fiscali siamo ancora alle speranze: la riduzione del debito, in questo quadro, dipende da una riclassificazione contabile straordinaria e dagli effetti dell’inflazione (che sta facendo aumentare il Pil “senza fatica”), due tematiche assolutamente provvisorie e contingenti. Ci ha anche fatto presente che il Governo non ha intenzione di aiutare famiglie e imprese per far fronte al caro vita, tema che può certamente ridurre la capacità di consumo dei nostri cittadini.
Non ci pare ci sia molto da esultare, onestamente. C’è invece tanto da lavorare perché siamo in una situazione tutt’altro che rosea, anche in prospettiva”.
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