Il Movimento Rete esce allo scoperto dopo per la prima volta dopo la spaccatura avvenuta in seno alla maggioranza dopo la mancata approvazione dell’ordine del giorno rivolto alla Segreteria di Stato per le Finanze e il conseguente ritiro della delegazione dal Congresso di Stato.
Ci saremmo aspettati che il dibattito Consigliare sulle nostre dimissioni da maggioranza e Governo si incentrasse su cosa ha intenzione di fare il governo, o quello che ne rimane, nel prossimo anno e mezzo.
Crediamo che ai cittadini non interessino le elucubrazioni deliranti ascoltate in Consiglio sull’uscita di RETE, ma che invece vogliano sapere i motivi che spingono le forze di maggioranza a tenere vivo il fantasma di un governo paralizzato da mesi. Sfortunatamente, però, non è stata spesa una sola parola su che cosa intendano fare nel prossimo anno e mezzo di legislatura.
Siamo stati tacciati di irresponsabilità, ma le parole hanno un senso se corrispondono ai fatti.
E i fatti sono che ci siamo assunti una responsabilità molto difficile quando abbiamo preso in mano un Paese disastrato dalla politica economica, finanziaria e giudiziaria del governo Adesso.sm, che si è sommata alla mala gestione degli ultimi decenni.
Dopo tre anni e mezzo di Governo ci assumiamo la nostra parte di responsabilità per avere gestito la più grave crisi epidemica dell’ultimo secolo, aver ripristinato le condizioni di funzionamento del Tribunale, per aver riportato Carisp in attivo, per aver compiuto una riforma previdenziale che ha evitato l’implosione del nostro sistema pensionistico per i prossimi anni, per aver fatto una piccola rivoluzione nella Pubblica Amministrazione. Tutto questo in un contesto di difficoltà eccezionale, fra pandemia, guerra, crisi energetica e inflazione.
Mancano però ancora all’appello gli strumenti per rendere sostenibile il debito estero, dare un equilibrio al bilancio pubblico, la riforma IGR, l’attuazione della cartolarizzazione e una politica energetica lungimirante: questi problemi ritenevamo dovessero essere all’ordine del giorno dell’ultima fase di legislatura.
Negli ultimi mesi invece sono arrivati segnali che nulla si sarebbe fatto in vista della prossima scadenza elettorale, lasciando spazio in quest’ultimo anno solo ad interventi spot, magari per accontentare qualcuno. Alla vigilia della crisi, a fronte della nostra insistenza, tale intendimento ci è stato esplicitato in maniera chiara.
È questo che RETE non ha accettato: la programmazione dell’immobilismo. Questa responsabilità, noi, non vogliamo prendercela.
Qualcuno dice che è una scelta di comodo, ma mente sapendo di mentire. Per fare un solo esempio, tutti a Palazzo sanno che per noi sarebbe stato molto più comodo assecondare le spinte di alcuni alleati per rinnovare il contratto dei dipendenti pubblici, dando molti soldi in più senza chiedere efficientamento.
È dunque per senso di responsabilità che abbiamo interrotto l’agonia di un governo immobile, che ora ha l’ unica prospettiva di trascinarsi a stento, magari cercando consenso a spese di un bilancio con ancora diverse criticità.
Siamo convinti che al Paese serva un Governo capace di mettere in campo azioni necessarie e non più rinviabili: è tempo dunque di ridare la parola ai sammarinesi.
Se la rimanente maggioranza intende invece andare avanti, noi condurremo un’opposizione costruttiva, continuando, come sempre, a fare da sentinelle degli interessi generali.