San Marino. Riciclaggio “dei Vip”, accuse e condanna impugnate in appello

San Marino. Riciclaggio “dei Vip”, accuse e condanna impugnate in appello

Il caso è quello del model manager Marco Nerozzi e Delia Duran, lui condannato lei assolta in primo grado. Oltre alla disparità di trattamento la difesa sostiene la liceità del denaro.

ANTONIO FABBRI – Arriva in appello il caso di riciclaggio che ha visto condannato in primo grado Marco Nerozzi, 62enne bolognese ma residente a Dubai, negli Emirati Arabi. Noto nel mondo dello spettacolo ed ex marito di Delia Duran, quest’ultima volto della tv già concorrente del Grande Fratello vip, in primo grado imputata con l’ex marito ma assolta dal Commissario della legge.

La sentenza impugnata, pronunciata il 20 dicembre 2021, ha visto Nerozzi condannato a 4 anni e 2 mesi di prigionia, 4000 euro di multa, 2 anni di interdizione dai pubblici uffici e diritti politici, oltre alla confisca del denaro posto sotto sequestro. L’accusa era di avere occultato, trasferito e sostituito circa 2 milioni di euro, ritenuti provento del reato di sfruttamento della prostituzione, attraverso bonifici, giroconti, contanti e assegni bancari. Denaro poi nuovamente trasferito a favore di quattro società ma anche di altre persone fisiche, su rapporti esteri degli stessi imputati e occultato fino all’aprile del 2017, data in cui sono stati posti sotto sequestro per il procedimento aperto in seguito alla segnalazione dell’Aif

Una accusa che è stata respinta dalla difesa sia in primo grado, sia ieri, in appello davanti al giudice David Brunelli. Se infatti da un lato il Procuratore del fisco Giorgia Ugolini ha chiesto di confermare la decisione di primo grado, l’avvocato di Nerozzi, ha contestato gli addebiti e chiesto che il suo assistito venga assolto. “E’ una sentenza non lineare e incongruente – ha detto l’avvocato Rossano Fabbri – da un lato perché vede una diversità di trattamento, per i medesimi fatti, tra la Duran e Nerozzi. Inoltre perché vi sono importi anche rilevanti, come quelli dell’imprenditore Giuliani, quello dell’amaro, che vengono considerati leciti e altri, che provengono da altrettanti imprenditori, no. Invece – ha detto il difensore – si tratta di compendi totalmente leciti, frutto di attività lecite”. Inoltre la difesa rigetta l’accusa che quei denari siano frutto del reato di sfruttamento della prostituzione, come già avevano precisato i legali anche all’indomani della sentenza.

“L’ipotesi di accusa era quella che i denari che alimentavano quei conti potessero provenire dall’attività di sfruttamento della prostituzione e ciò solo perché molti anni prima il Nerozzi era stato coinvolto, per la sua attività di model management, in una indagine per una tale ipotesi di reato dall’autorità giudiziaria di Milano. Ipotesi che, peraltro, era stata oggetto per la quasi sua totalità di sentenza di proscioglimento per insussistenza del fatto”. Inoltre la difesa sostiene che quelle vicende non sono legate al denaro depositato a San Marino. Una posizione che i legali hanno ribadito anche nelle memorie difensive cui si sono richiamati.

Il giudice Brunelli si è riservato di decidere entro tre mesi.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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