“Cosa vuole essere Rimini tra 20, 30 anni”?
Ci auguriamo che anche San Marino tenga in opportuna considerazione quanto a Rimini si sta predisponendo e – perché no? – decida di parteciparvi
MARINO CECCHETTI -Ammirevole lo sforzo con cui Rimini si propone Capitale Italiana della Cultura 2026 L’altra settimana ha selezionato su tutta Italia due manager da mettere al vertice del progetto. Andando oltre il legame con Federico Fellini su cui pure ha investito e sta investendo. Il progetto era stato già presentato alla popolazione il 18 aprile con tanto di obiettivi da conseguire e azioni da intraprendere.
In sintesi: “Cosa vuole essere Rimini tra 20, 30 anni”?
A prima vista questo ulteriore investimento in ambito culturale, proprio nella città di Rimini, parrebbe un azzardo. Perché non è scontato che si possa far sposare, nell’immaginario collettivo, la super affermata “capitale del turismo balneare” con quella della cultura.
Già in passato i riminesi hanno dimostrato di saper superare lo stereotipo della vacanza tout court, ‘creando’ la Fiera e, come ciliegina per la massima utilizzazione degli spazi della Fiera, il Meeting dei Popoli, con tutto quello che ne deriva alla città ogni fine agosto e come immagine.
Vuol dire che i riminesi sanno inventare per la propria città di quando in quando nuove prospettive di sviluppo, mescolando, come si intende fare in vista del 2026, “la cultura alta e quella bassa, la tradizione e il pop, riuscendo nella sfida di creare e anticipare tendenze”. Lo si è letto sulla stampa riminese. E certe mostre del Meeting hanno documentato che ai riminesi questo non è impossibile.
Ci auguriamo che anche San Marino tenga in opportuna considerazione quanto a Rimini si sta predisponendo e – perché no? – decida di parteciparvi. Lì ci potrebbe far rientrare anche un qualcosa di specificatamente nostro. Ma non basta uno squillo di telefono, correre giù, stringere delle mani e fare delle foto.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23
