Scontri, incontri, alleanze: ecco cosa sta succedendo nella politica di San Marino

Scontri, incontri, alleanze: ecco cosa sta succedendo nella politica di San Marino

Che sta succedendo nella politica a San Marino? Chi saranno le coalizioni, i candidati e le liste da votare il 9 giugno? Come sarà composto il prossimo governo?

Sono queste le domande che impazzano nei bar del Titano in queste ultime settimane. La risposta, quando mancano 21 giorni al termine della presentazione dei documenti agli uffici, è che nessuno ancora lo sa con certezza. Questo anche a causa della legge elettorale modificata con referendum nel 2019 che prevede la possibilità per i partiti di allearsi anche dopo il voto.

In particolare è nella compagine del governo uscente che si respira il clima più teso. La tensione, anzi lo strappo, tra Psd e Libera ha di fatto riaperto i giochi delle alleanze e cambiato gli equilibri. Da una parte ha contribuito a rinsaldare il rapporto tra Dc e Alleanza Riformista, diretti verso una coalizione prima del voto. Dovrebbe essere della partita anche Elego di Paride Andreoli e Giovanna Cecchetti, non è chiaro se in una lista autonoma o insieme ad Ar.

Dall’altra sta portando molti democristiani, consiglieri e non, a guadare con freddezza l’idea di un governo con il blocco social-riformista. “Se si scannano ancora prima del voto – è la riflessione che emerge da via delle Scalette – cosa succederà dopo? Come è pensabile governare anni con chi cambia idea così repentinamente?”.  C’è poi chi, dopo lo strappo della Reggenza, non vede l’ora di abbandonare il Psd al proprio destino, ed in particolare il suo leader più carismatico Federico Pedini Amati, che con la propria esuberanza non gode di grande apprezzamento nel partitone. Ancor meno in Ar.

In parte anche per queste motivazioni, al momento sembra restare fuori dalla coalizione anche Domani Motus Liberi. Seppure non manchino gli incontri e i tentativi di mediazione, la linea attuale dei vertici è di preferire la corsa in solitaria. Poi, dopo il voto, si vedrà.

Non è ancora chiaro cosa succederà tra Libera/Ps e Psd. Stando all’ultima conferenza stampa di via Rovellino, non c’è spazio per una coalizione che si presenti alternativa a quella a guida Dc, come vorrebbe al contrario Libera. In queste ore le colombe interne ai due partiti sono al lavoro per tentare di ricucire il rapporto ma non è un risultato scontato.

Libera si sente abbastanza sicura di essere nel prossimo esecutivo accanto alla Dc, con o senza Psd, anche se una parte della base (e qualche consigliere) sogna un governo di centro sinistra alternativo ai conservatori. Creare una coalizione prima del voto con la Balena Bianca vorrebbe dire allontanare questa parte di elettorato verso le forse più oltranziste come Demos o Rete. Perciò la linea che prevale è la corsa in solitaria ed, eventualmente, l’accordo dopo il 9 giugno su cui, pare, siano allineati i leader Matteo Ciacci e Gian Carlo Venturini. I maligni fanno notare che un accordo analogo, qualcuno dice addirittura scritto, c’era anche prima delle elezioni del 2019 per essere poi stracciato dalla Dc dopo il risultato.

Ma se non con Libera, con chi altro la Dc potrebbe realizzare il governo? Sempre più democristiani, anche a causa dei litigi a sinistra, guardano con interesse a Repubblica Futura che in queste settimane sta portando avanti una campagna di apertura alla cittadinanza. Addirittura anche dentro Alleanza Riformista, verso cui si sono registrati negli anni gli scontri più feroci, non porrebbero veti a questo tipo di alleanza post voto.  Allo stesso modo il partito di opposizione non sembra avere pregiudiziali anche se ufficialmente non parla di alleanze: “Sembra incredibile solo a me – ha scritto Nicola Renzi su Facebook – che per qualcuno l’unica cosa di cui discutere a livello politico a un mese e mezzo dalle elezioni siano solo liste uniche o coalizioni? Ma i programmi? Le idee? Le proposte? I temi su cui dovrebbero basarsi le liste e le coalizioni? Noi continuiamo ad incontrare i cittadini e formulare proposte… e da quanto vedo le preoccupazioni e le aspettative non sono certo legate alle grandi ammucchiate o ai singoli interessi personali… sono ben altri”.

Sembrano invece totalmente fuori dal gioco delle alleanza le altre due forze rappresentate in Consiglio, Rete e Demos. I primi, dopo l’uscita dal governo di 10 mesi fa, stanno cercando di ritrovare la vena di protesta e di proposta per cui sono diventati celebri e non sembrano avere nessuna intenzione di scendere nuovamente a compromessi. I secondi, nati 2 anni fa, giocheranno il ruolo di novità nel quadro politico cercando di intercettare gli elettori delusi da Rete e, in generale, dal resto della classe politica.

Infine c’è il partito che più di tutti segnerà le sorti della prossima legislatura: il partito degli indecisi, che mai come quest’anno si preannuncia affollato.

Davide Giardi

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