Accordo San Marino-Ue, il segretario Beccari: “Accesso al Mercato unico a parità di condizioni coi Paesi europei”

Accordo San Marino-Ue, il segretario Beccari: “Accesso al Mercato unico a parità di condizioni coi Paesi europei”

Rassegna stampa – Accordo Ue: “Accesso al Mercato unico a parità di condizioni coi Paesi europei”. Il segretario agli Esteri, Beccari, in Commissione elenca i punti salienti dell’accordo. Proposta una road map con i primi dieci interventi per l’impegnativo adeguamento all’accordo i cui tempi di ratifica non dipendono solo da San Marino

“L’accordo ci fornisce, oltre che un sostanziale diritto di accesso al Mercato unico a parità di condizioni rispetto i Paesi e i cittadini Ue, nella sua parte istituzionale stabilisce uno status giuridico. Ovvero c’è per la Repubblica di San Marino e per Andorra uno status di Paese terzo che ha però la possibilità di operare in regime di equivalenza nel Mercato unico”.

Così il segretario agli Esteri, Luca Beccari, nel riferimento ieri mattina in Commissione Esteri, ha esordito nella spiegazione dei contenuti dell’Accordo di associazione all’Unione europea.

“Quello che siamo chiamati a recepire – ha poi aggiunto – serve a garantire che il nostro mercato, che si apre allo stabilimento, non diventi un by pass. Cioè un’azienda europea verrà a San Marino non fruendo di condizioni più vantaggiose rispetto al Paese di residenza e di un altro Paese membro. Altra richiesta è che l’integrazione non comporti effetti distorsivi e che le nostre normative garantiscano che la qualità di prodotti e servizi sia conforme agli standard euro- pei. Ci mette in una condizione articolata ma importante”, ha detto Beccari.

“Un’altra cosa importante da spiegare – ha proseguito – è sulla clausola di salvaguardia e sulla Commissione mista. Il Comitato misto e gli organi interni all’accordo non solo diventano sede di confronto permanente istituzionalizzata. Il Comitato misto si dovrà riunire ogni 6 mesi in maniera standard e tutte le volte in più che ogni parte lo richiederà. La funzione di risoluzione delle controversie è presente, ma come nella Convenzione monetaria, la funzione è anche quella del ‘mettere la x’ su una serie di implementazioni che San Marino ha fatto. E questo comporterà l’apertura anche qui di una fase negoziale. Dovremo quindi continuare a negoziare la parte implementativa: per esempio fare presente che ‘noi questa direttiva l’abbiamo già fatta così’, ‘questo non si può fare ma si può fare così’, per avere altri margini negoziali.

Terza cosa, l’accordo prevede la possibilità per la rappresentanza sammarinese di assistere e partecipare, rispetto alla parte finanziaria, ai comitati EBA EMA e EIOPA. Pur andando senza diritto di voto, saremo parte integrante di questi organismi e ciò vuole dire che saremo leggibili e potremo sapere in anticipo le dinamiche e fare presente che, magari, una normativa dovrebbe tenere conto di certe peculiarità. E questo vale per le autorità finanziarie ma anche per il resto. Pensate se sul sistema unico di approvvigionamento del vaccino per il Covid avessimo potuto essere lì e alzare la mano per dire che anche i piccoli Stati sono parte del territorio, per una integra- zione e cooperazione vera”, ha esemplificato Beccari che poi ha proseguito l’illustrazione per punti.

 “L’implementazione: quando dico che sarebbe importante definire una sorta di unità co- ordinamento per le implementazioni, mi riferisco al fatto che- dal mio punto di vista, ma si deciderà poi come meglio fare- per noi, come Segreteria agli Affari Esteri, cambierà il tipo di lavoro che dovrà essere di gestione dell’Accordo in un’ottica negoziale e diplomatica. Ma la parte implementativa non è possibile pensare che se ne occupi la Segreteria agli Affari Esteri, ci vorrà probabilmente per la Pubblica amministrazione una unità di coordinamento, che vedo bene nella Dgfp, in coordinamento delle Segreterie di Stato, che governerà i processi implementativi.

Ci saranno due mondi, quello di alta governance dell’accordo, che rimarrà in capo alla Segreteria degli Esteri, ma ci vorrà all’interno della Pa una unità che faccia questa attività di coordinamento. Inoltre noi dovremo inserire un vaglio di conformità normativo ad origine, non possiamo porci il problema dopo. Quindi quando facciamo un decreto, ci dovrà essere qualcuno che guarda l’accordo e veda se è conforme o almeno non sia difforme, e questo permette anche di fare una strategia normativa e di non imballare il Consiglio con troppi provvedimenti. Questo farà scaturire anche esigenze di riforme che oggi non abbiamo.

Libera circolazione delle merci: abbiamo un passaggio importante che riguarda il tema del T2 rispetto il quale siamo riusciti ad ottenere l’inserimento nell’Accordo di associazione all’interno del Protocollo paese emendabile bilateralmente. Quindi la discussione in materia di T2 è richiamata nell’accordo per cui potremo affrontarla, attraverso il Comitato misto e l’implementazione. Non comporta un risultato immediato ma chiude l’impasse.

Il cosiddetto ‘made in San Marino’ non si vuole perdere e abbiamo ottenuto che sia considerato equivalente al ‘made in Ue’. Il nostro prodotto non ha quindi il marchio CE, ma non significa sia discriminato e ci garantisce comunque la libertà di circolazione. Le nostre aziende hanno come riferimento il Mercato europeo e devono già ottemperare una serie di standard dei prodotti. Il problema è che la tendenza europea negli ultimi anni è quella di creare sempre più obblighi e requisiti per la conformità delle aziende europee e anche obblighi e requisiti per le aziende terze.

Convenzione con Italia del ‘39: l’Italia non poteva negoziare la modifica della Convenzione perché l’Unione era impegnata a negoziare sulle stesse materie. Ora che è regolato ed è chiuso, possiamo riaprire con l’Italia i temi che ci stanno a cuore e che potrebbero essere cambiate. Il secondo aspetto importante è il fatto che noi non abbiamo una posizione negoziale che dipende solo dall’Italia questa volta. Per esempio, sui tabacchi, se San Marino volesse fare un accordo con Francia o Slovenia, può avere alterative. E’ un ragionamento in prospettiva per il paese, perché non sappiamo quali saranno le esigenze di San Mario tra 8 e 10 anni. Ora. sedersi al tavolo con uno status giuridico diverso, cambia la situazione. La ratifica: non dipende da noi, ci sono tempi elettorali per noi e per le Europee, se noi riusciamo a farla prima dello scioglimento del Consiglio è un segnale positivo che spinge anche gli altri a ratificare velocemente. Se non riusciamo, non credo sia un bel segnale dire ‘possiamo ratificare in dicembre’. L’importante è arrivare alla firma perché chiude le questioni e si potrebbe fare anche dopo lo scioglimento del Consiglio, prevedendolo eventualmente del decreto di scioglimento, ma sono aspetti che vedremo strada facendo.

La vigilanza bancaria: noi continueremo ad avere la nostra vigilanza nazionale, ma sarà a sua volta ‘vigilata’ dalle tre agenzie europee, ci sarà una sinergia e collaborazione con loro che, da una parte, daranno indicazioni, esprimeranno linee guida e raccomandazioni cui la nostra Banca centrale si dovrà attenere e avranno, dall’altra, anche linee di intervento se la nostra Bcsm non si atterrà. C’è quindi l’aspetto della risoluzione di questi ‘gap’ che parte dal Comitato misto e che permetterebbe poi di arrivare a una soluzione. E’ importante perché a questo punto la nostra Bcsm avrà un riconoscimento europeo e sarà in relazione con le principali autorità, ci saranno dialogo e interazione che permetteranno non solo di risolvere problemi ma anche di gestire l’ordinario.

Non sarà più necessario a questo punto il Memorandum con Banca d’Italia, non tutti hanno chiaro la sua importanza. Se non si è dentro al Mercato unico serve il Memorandum. Non solo con l’Italia, non avremo bisogno di memorandum con nessun paese Ue.

Il calcolo delle quote per residenze: si parte da un anno zero. Quindi per esempio sul 2025, la base dei dati è al 31.12.2024, si guarda al numero dei cittadini Ue residenti a San Marino e si divide tra cittadini economicamente attivi (ovvero che producono reddito), o non economicamente attivi (pensionati e persone che non producono reddito). Si calcola per i primi la percentuale del 3%, per gli altri l’1% . Le due somme che sono ricalcolate ogni anno sulla base del dato dell’anno precedente. Se il numero cala, cala quindi anche la soglia, se aumenta, sale: più residenze daremo, più si alzerà la soglia, meno le daremo più resterà stabile.

I calcoli fatti sulle prime proiezioni parlando di un dato partenza di 80-90 residenze l’anno per gli economicamente attivi, e 10-20 unità per i non attivi economicamente. Dovremo avere un regime in cui al 1° gennaio di ogni anno si apre una sorta di fase libera. Se ci sono requisiti per la residenza, la ottiene, nelle due categorie, esaurite le soglie, arrivati a 80 e a 20 residenze, teoricamente potremo fermarci e non dare più residenze. Poi la normativa sammarinese stabilirà quando si superano le soglie (per esempio per il ricongiungimento familiare, per il lavoro turistico…) purché non si discrimini tra cittadino europeo da quello extra comunitario. Siamo noi che decidiamo quante residenze vogliamo alla fine, l’obbligo che abbiamo rispetto l’Ue è molto più basso rispetto le residenze che già diamo. Ogni anno daremo sì e no 100 e più ricongiungimenti familiari, tutto il resto lo decidiamo noi. Gli studenti che vengono a studiare a San Marino però non rientrano nelle quote.

Sulle possibili sanzioni: se San Marino decide di non implementare la normativa sulla statistica, a un certo punto si aprirà una vertenza in cui ci si spiega, si fa un piano di risoluzione del problema fino all’estrema ratio di lasciare l’accordo… ma non avremo sanzioni o misure coercitive per farci rimettere sui binari, è come un accordo tra Stati.

I fondi europei: noi non riceveremo fondi europei diretti, perché noi non siamo Paese membro e non finanziamo l’Ue e non la finanziamo con il nostro gettito fiscale. Sinceramente, è impossibile si faccia questa domanda dopo che se ne discute da 9 anni, allora forse c’è malizia nelle domande. Altra cosa è l’accesso ai progetti regionali di prossimità o se poi una entità giuridica che chiederà fondi europei sarà in co-partecipazione. Se vogliamo fare un progetto universitario di formazione, per esempio, lo faremo con altre università europee e saremo tra i richiedenti dei fondi. Ma pensare che ci danno soldi per fare l’ospedale no, non sarà così, a meno che il nostro ospedale non diventi parte di un circuito di ospedali in Europa”, ha detto il segretario Beccari tracciando un quadro in risposta alle domande dei commissari.

Quindi il Segretario agli esteri ha proposto di fare un quadro, una road map per “mettere in moto la macchina”, con i primi 10 interventi da fare, da illustrare a tutti, istituzioni e privati. Intanto un ulteriore riferimento è previsto nel Consiglio che si aprirà lunedì. Di seguito in commissione ci sono state le repliche dei esponenti dei partiti e la controreplica del segretario di cui daremo conto nei prossimi giorni.

Il resoconto è tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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