Da Libera il bilancio di metà legislatura: “Nessuna riforma strutturale, nel più profondo rispetto della tradizione democristiana”

Da Libera il bilancio di metà legislatura: “Nessuna riforma strutturale, nel più profondo rispetto della tradizione democristiana”

“E così, nel più profondo rispetto della tradizione democristiana, nessuna riforma strutturale. Il Paese deve rimanere così perché questo è il modello che hanno creato, che conoscono come le proprie tasche e che li rende indispensabili”.

È l’analisi che Libera fa alla metà della legislatura. “L’8 dicembre 2019 – scrive il partito di opposizione – esattamente 30 mesi fa, si sono svolte le ultime elezioni politiche a San Marino che hanno visto primeggiare la Democrazia Cristiana alla quale, alla luce della nuova legge elettorale approvata solo pochi mesi prima, fu assegnato l’incarico di avviare le consultazioni per formare il nuovo Governo.

Libera, coerentemente con quanto proposto nella fase finale della scorsa legislatura e in tutta la campagna elettorale, si presentò al tavolo con la proposta di un Governo di Unità Nazionale considerando tale possibilità come l’unica in grado di risolvere i drammatici problemi della Repubblica e di avviare una fase di rilancio attraverso scelte strutturali, coraggiose e condivise. Come sappiamo le forze che compongono l’attuale maggioranza optarono, invece, per un governo politico costruito, in pratica, sull’intera opposizione della legislatura precedente.

Arrivati al giro di boa è quindi possibile stilare un primo bilancio dell’azione di questo esecutivo che a nostro giudizio ha assunto in breve tempo tutti i (pochi) pregi e i (numerosi) difetti del Partito centrale e totalmente egemone della compagine di maggioranza che è stato in grado di piegare completamente ai propri desiderata.

Sarebbe scorretto non partire della Pandemia Covid19 che, come tutti sappiamo, si è fatta sentire pesantemente anche tra i nostri confini e che è stata gestita tutto sommato positivamente nei primi mesi di emergenza ma che il nostro esecutivo non è mai riuscito, una volta costatato che il problema era di medio – lungo termine, ad affrontare con strumenti strutturali e non, appunto, emergenziali. Il tutto a discapito degli altri servizi forniti dal nostro sistema socio sanitario in particolar modo la medicina di base i cui disservizi sono sotto gli occhi di tutti i cittadini.

Ma è sulle scelte extra pandemia che si è evidenziata la chiara matrice democristiana che, da sempre,  non è votata alla soluzione dei problemi ma solo ad una gestione del potere fine a se stessa che si basa sulla compattezza dei numeri consiliari e sulla totale mancanza di condivisione.

E così sulle questioni riguardanti il Tribunale – prosegue Libera – si è tirati dritto avviando, qui si, riforme strutturali che sono state conseguite con una determinazione mai vista prima con il rischio reale di avere infranto, forse per sempre, il delicatissimo ma fondamentale equilibrio trai poteri del nostro piccolo Stato.

E così processi importantissimi che hanno indignato tutta la nostra cittadinanza, facendo emergere un sistema di collusione criminale tra politica e economia sammarinesi, si sono risolti con un nulla di fatto.

E così si è avviata la stagione dell’indebitamento pubblico con una prima emissione di 340 milioni di debito estero che sono stati bruciati in un solo anno e sono finiti interamente nel sistema bancario e nella spesa corrente. Quindi nessun investimento e nessun progetto di sviluppo.

E così si è tornati a gestire il nostro meraviglioso ma martoriato territorio, con il Segretario Canti che ha confermato l’incarico all’architetto Boeri sul PRG ma ne ha cambiato l’architrave fondamentale eliminando l’impossibilità di aumentare il rapporto costruito/territorio all’altare di “diritti acquisiti” non si sa bene da chi e in che modo.

E così nel comitato esecutivo ISS abbiamo assistito a 30 mesi di battaglie per il potere di stampo puramente politico e partitico con i ruoli apicali attribuiti non in base alle competenze ma con il manuale Cencelli, alla faccia di una cittadinanza che non chiede altro di poter tornare ad avere i servizi di base.

E così dopo lo storico risultato del Referendum sull’Interruzione Volontaria della Gravidanza, il governo se ne esce con una proposta di legge assolutamente asettica, manco si trattasse di regolamentare un qualunque iter burocratico, con interventi consigliari dai banchi della maggioranza che pongono seri dubbi sulla portata definitiva della legge”.

Insomma – scrive Libera in conclusione – la maggioranza formalmente è costituita da quattro forze (più il gruppo misto) ma dell’azione di Motus Liberi, NPR e, soprattutto, Rete non si vede nemmeno l’ombra. Tutti i comportamenti si sono incredibilmente amalgamati e fusi in un unico modello supremo: quello del Partito Paese. Saranno contenti in via delle Scalette. Al resto del Paese rimane una grossa delusione e una fortissima preoccupazione per una prospettiva di futuro che non c’è più”.

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