L’Informazione di San Marino: “Sono tre gli esposti archiviati a Roma e sul Titano si torna sui servizi segreti”

L’Informazione di San Marino: “Sono tre gli esposti archiviati a Roma e sul Titano si torna sui servizi segreti”

Sono tre gli esposti archiviati a Roma e sul Titano si torna sui servizi segreti. Il Pm archivia anche un esposto su una lettera anonima che il presidente di Bcsm riconduceva nell’alveo dei fatti delle denunce già presentate e poi malamente chiuse. Il verbale del Congresso di Stato fu redatto dopo l’incontro che la Tomasetti ebbe con la Reggenza e quattro segretari di Stato che diedero tutti la stessa versione

ANTONIO FABBRI – L’archiviazione a Roma delle medesime accuse che vengono riproposte a San Marino, giudicate del tutto inconsistenti sul piano penale e, quel che è peggio, mosse da terzi “certamente interessati a screditare da un lato l’indagine” nei propri confronti e a colpire Buriani e Celli, getta ombre su tutto il battage che venne fatto all’epoca e sulle ricostruzioni strumentali che proseguono oggi tralasciando, guarda caso, la dirimente determinazione del Tribunale capitolino. Va detto che gli esposti, presentati a Roma, erano in tutto tre e non soltanto due. Altrettante sono le archiviazioni: le due che smontano le versioni di Gozi e Tomasetti riguardando i medesimi fatti denunciati sul Titano, più una terza. Il terzo esposto era relativo a una lettera anonima che la presidente di Banca Centrale ha denunciato di aver ricevuto nella cassetta della posta della propria abitazione romana e, sempre unendo i puntini, aveva ricollegato all’alveo delle vicende denunciate nell’esposto presentato poco tempo prima e a tutte le ricostruzioni fatte di impressioni rilanciate in più sedi, dalla Commissione di inchiesta al tribunale.

Il terzo esposto e l’ansia del marito La procura di Roma archivia, dunque, anche questo terzo esposto per l’impossibilità di risalire all’autore, anche perché la denunciante non ricorda l’ultima volta che aveva aperto la cassetta della posta, nel condominio non è presente un portiere, né vi sono telecamere. Al di là di questo, è singolare come venga raccontato l’accaduto dalla presidente di Banca Centrale durante l’udienza del primo marzo scorso dove è stata sentita come testimone-parte civile. Singolare il racconto, non tanto di come abbia trovato la lettera e poi, su consiglio del marito, abbia sporto denuncia ai carabinieri, quanto per come venga spigato il perché, poi, si sia in un certo qual modo disinteressata, o comunque non sia stata pienamente al corrente, dell’esito dei suoi esposti. “Sapeva che il Pm titolare delle indagini dell’esposto era la dottoressa Terracina?”, ha chiesto l’avvocato Michela Vecchi. “Il suo avvocato le riferì sugli esiti degli esposti?

In tutta onestà non è che vada a monitorare i fascicoli”, ha risposto la presidente Tomasetti, dando l’impressione di essere contrariata per la domanda. Poi ha aggiunto: “Mio marito è molto ansioso e ogni volta che arrivava una informazione si agitava. Allora ho chiesto alla mia penalista di non darmi più informazioni…” Dunque: la presidente di una Banca Centrale fa un esposto contro un magistrato della Repubblica di San Marino e contro un ex Segretario di Stato alla procura di Roma; poi ne fa un altro per una lettera anonima e lo ricollega al primo unendo i puntini, perché il periodo era quello e, anziché interessarsi e sapere come si sviluppino le indagini e come procedano gli esposti – sui quali peraltro aveva chiesto di essere costantemente aggiornata – chiede alla sua penalista di non darle informazioni perché il marito è ansioso? Ma davvero? Oltre alle impressioni e all’unione di puntini, qui si sfiora l’assurdo. Anche perché giustificare con l’ansia del marito il fatto di non essere tempestivamente informata su esposti così importanti, cosicché neppure l’Autorità sammarinese è stata messa al corrente delle archiviazioni romane, appare bizzarro. Soprattutto se detto dalla Presidente della Banca Centrale.

Risultato: la Commissione di inchiesta non viene messa al corrente che quelle accuse, reiterate a San Marino, sono state malamente archiviate a Roma; né viene messa al corrente delle stesse cose l’Autorità giudiziaria sammarinese. Il che appare tutt’altro che secondario.

Il verbale del Congresso di Stato Nel processo, inevitabilmente, anche la questione del verbale del Congresso di Stato che ha messo nero su bianco le dichiarazioni della Tomasetti, la quale aveva riferito alla Reggenza e ai membri di governo, secondo quanto verbalizzato, di aver parlato con il generale a capo dei servizi segreti italiani Luciano Carta e con membri della Commissione antimafia italiana. Quello che è nero su bianco nel verbale del governo, non è stato mai denunciato come falso. I verbali del governo, appunto, fanno fede fino a querela di falso, redatti dal Segretario agli Interni che, un tempo, si diceva essere il notaio dello Stato. Ora, la presidente Tomasetti afferma che il suo riferimento, quando seppe di essere indagata, era esemplificativo per fare capire come avrebbero preso in Italia una notizia di una indagine nei suoi confronti, quella della consulenza Gozi della quale fu lei stessa a riferire alla Reggenza e ai Segretari di Stato oltre a chiedere di convocare un Consiglio, prima, e l’appoggio dei Capigruppo, poi.

Comunque la Tomasetti sostiene di non aver detto di aver parlato col Generale Carta. Altre sei persone, i Reggenti e i Segretari di Stato appunto, hanno verbalizzato che disse così. La stessa nella sua deposizione ha anche messo in dubbio che quello redatto fosse un verbale e ha sostenuto che siccome in un paio di procedimenti penali la questione del verbale è venuta fuori ma nessuno ha inteso contestarle nulla, allora, sostiene, ha ragione lei. Una deduzione leggermente semplicistica. Anche perché il verbale è ancora lì, agli atti. Tra l’altro la presidente Tomasetti ha anche affermato che l’incontro con i quattro Segretari di Stato fosse un Ccr, o almeno lei aveva inteso che fosse un Ccr convocato dalla Reggenza. Ma la Reggenza non convoca i Ccr, ci sono precise formalità per la convocazione, da parte semmai del Segretario alle finanze, del Ccr. E’ dunque escluso che fosse un Comitato per il credito e il risparmio. Non c’è dubbio che quell’incontro poi verbalizzato non fosse affatto un Ccr. Come d’altra parte attestato nella sua deposizione da Nicola Renzi, e come attestato dal fatto stesso che l’accaduto venne verbalizzato dal Congresso di Stato.

Dichiarazioni quanto meno imprecise quelle della presidente.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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