Giovedì scorso è iniziato il processo contro i giornalisti Carlo Filippini e Antonio Fabbri.
MARINO CECCHETTI – In un’atmosfera che non diciamo ‘goliardica’ per rispetto al luogo,è iniziato giovedì il processo che ha preso le mosse da un fatto di cui è stata protagonista nel 2019 la dott.ssa Catia Tomasetti, Presidente di Banca Centrale (Bcsm).
La Tomasetti ai primi di aprile di quell’anno ha riferito di persona ai nostri governanti (*) di avere a Roma: 1) relazionato al Generale Luciano Carta, Direttore dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (AISE, servizi segreti italiani) sul sistema bancario e finanziario sammarinese; 2) conferito con membri della Commissione Parlamentare Antimafia.
Un comportamento, quello della Presidente Bcsm, che, per gravità, fa ritenere bazzecole la consegna di persona nel 2011 in Banca d’Italia di una relazione riservata interna a Bcsm da parte di Antonio Gumina (capo vigilanza Bcsm), e le deposizioni nel 2012 presso il Tribunale di Forlì di Stefano Caringi (ex capo vigilanza Bcsm) e di Luca Papi (ex direttore Bcsm).
Il comportamento della Tomasetti non è emerso da un suo riferimento al Consiglio Direttivo di Bcsm e nemmeno da un rapporto del “Servizio Internal Audit”, preposto alla segretezza in Bcsm. Lo hanno portato allo scoperto giornalisti di L’informazione di San Marino con una ricerca condotta, alla luce del sole, in Tribunale.
Ebbene, membri di apparati della nostra pubblica amministrazione, invece di ringraziarli per il servizio reso alla verità e al Paese, incredibilmente si sono scagliati contro detti giornalisti reclamando – loro, proprio loro, che avrebbero dovuto per primi scattare a difesa dello Stato! – addirittura danni di immagine ‘et similia’ anche a livello personale.
Una situazione, quella di giovedì in Tribunale, kafkiana. Surreale!
(*) Verb. Congr. di Stato, Relaz. comm. banche.
Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 22