Mazzini, Roberti su Facebook: “Quanti politici innocenti… boccaccia mia statti zitta”

Mazzini, Roberti su Facebook: “Quanti politici innocenti… boccaccia mia statti zitta”

In un post sul proprio profilo il Rasputin di Montefiore pare mandare un messaggio a distanza. Da altri stralci della sentenza la conferma della spartizione del denaro illecito.

ANTONIO FABBRI – La sentenza di appello del conto Mazzini ha stabilito come non ci sia dubbio, a prescindere dal proscioglimento per prescrizione, sull’esistenza della associazione a delinquere che, secondo il giudice di appello, operò fino al 26 maggio 2006 e pertanto è prescritta.

La sentenza di appello stabilisce anche come non ci sia dubbio sulla provenienza illecita dei denari circolati tra gli accusati, frutto prevalentemente di reati contro la pubblica amministrazione, corruzione in primis. La non punibilità all’epoca dei fatti deriva, come noto, dalla interpretazione arrivata con la sentenza dei garanti. Questo ovviamente al netto delle assoluzioni con formula piena. Una di queste quella di Giovanni Lonfernini, che ha in conferenza stampa rimarcato assieme al suo legale la propria assoluzione.

Nessuno degli altri imputati ha rilasciato dichiarazioni, a parte i commenti rilasciati dai legali

Si è però notato, poche ore dopo la conferenza stampa di Lonfernini, un post sul profilo facebook di Giuseppe Roberti, ritenuto, la personalità chiave attorno alla quale ruotava la spartizione dei denari di provenienza illecita attraverso il sistema dell’anagrafica Mazzini. Ebbene, ha scritto Roberti l’8 marzo scorso: “Quanto bravi ragazzi e quanti bravi politici innocenti… “bocaccia mia statti zitta”. Firmato… Rasputin”.

E poi nello stesso post (foto) ha aggiunto: “aAndreotti diceva che i cassetti valgono finché restano chiusi, ma chi ha le chiavi potrebbe anche decidere di aprirli, se si tira troppo qualcuno per la giacca”.

Quale sia la valenza di questo post lo sa di certo solo il suo autore, vero è che ha tutta l’aria di essere un messaggio rivolto più ai coimputati nel medesimo processo del Rasputin di Montefiore, che agli avventori più o meno distratti del social network.

Difficile dire che cosa potrebbe ancora emergere che ancora non sia stato scoperchiato dalle carte del Mazzini, e che nella sostanza, con la conferma della provenienza illecita del denaro, ha portato alla conferma di confische per quasi 9 milioni di euro.

Tra i vari passaggi della sentenza eloquenti di questa spartizione dei denari di provenienza illecita prevalentemente corruttiva, c’è ad esempio quello contenuto al paragrafo 734:

Dalla ricostruzione operata emerge, più esattamente, che una parte dei profitti illeciti dell’associazione distribuiti da Roberti fino al maggio 2006 sono stati successivamente gestiti “in proprio” dai consociati (così è per i prelievi in contanti effettuati da Moretti, Marcucci, Podeschi, Stolfi e Roberti tra il 7 gennaio 2004 e il 30 maggio 2007, e per le operazioni sostitutive compiute da Podeschi, autonomamente o per il tramite di Fincompany, tra il 20 settembre 2006 e il 5 marzo 2007). Un’altra parte di quel denaro ha invece costituito oggetto di operazioni finanziarie compiute – da Roberti, Mularoni, Menicucci, Moretti e Stolfì – avvalendosi delle stesse strutture operative impiegate dall’associazione nella commissione dei reati-scopo e nell’attività di ripartizione dei profitti (Penta Immobiliare, Fin Project e Banca Commerciale Sammarinese). Tali operazioni si sono distribuite in un arco temporale che va dal 3 marzo 2006 (data dell’acquisto dell’immobile di Urbino da parte di Penta Immobiliare) al 27 maggio 2010 (data del simulato contratto di finanziamento sottoscritto da Fin Project con Stolfi), concentrandosi, in particolare, negli anni 2008 e 2009”.

 

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

 

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