Processi d’appello a San Marino: tre casi di riciclaggio un’estorsione e firma falsa su assegni

Processi d’appello a San Marino: tre casi di riciclaggio un’estorsione e firma falsa su assegni

Processi d’appello, tre casi di riciclaggio un’estorsione e firma falsa su assegni. Si fanno i conti con la prescrizione in diversi casi. Dubbi di ne bis in idem per “Criminal minds”. Valutazioni su oltre 2 milioni di confische

ANTONIO FABBRI – Processi di appello, ieri, davanti al giudice David Brunelli. Nello specifico sono stati discussi tre casi di riciclaggio, uno di estorsione e uno per una firma falsa apposta dall’imputata su degli assegni.

Riciclaggio di denaro ritenuto frutto di frode fiscale Il primo caso discusso ieri mattina è stato quello di Giuseppe Pasinetti, 62enne di Bergamo, che in primo grado era stato condannato a 4 anni e 2 mesi per il riciclaggio di 688.300 euro ritenuti dall’accusa frutto di frode fiscale e truffa allo Stato da parte di una associazione a delinquere il cui dominus in Italia aveva subito una condanna a 13 anni.

Il Procuratore del fisco, Roberto Cesarini, dopo i conteggi sulla prescrizione non ancora intervenuta, ha chiesto il rigetto dell’appello e la conferma della condanna di primo grado. La difesa, con l’avvocato Simone Serra, ha dal canto suo chiesto l’assoluzione con la formula più ampia, non ritenendo provato che “Pasinetti abbia movimentato le somme provenienti da misfatto. In assenza di tale prova, il pre- venuto deve essere assolto”, ha affermato il legale richiamando una sentenza dello stesso giudice Brunelli, il quale si è riservato di decidere entro il termine di legge di tre mesi.

Denari alla Smi Il secondo caso di riciclaggio discusso ieri mattina in appello ha visto ricorrere in appello Liilia Meninno, oggi 72 enne e la figlia Ria Gianotti, 47enne. La prima era stata condannata in primo grado a 4 anni e 2 mesi, oltre alla confisca di 578.537,56 euro più 87mila euro per equivalente, per il riciclaggio di denaro ritenuto frutto di frode fiscale, truffa e appropriazione di fondi; la seconda, assolta con formula dubitativa per insufficienza di prove in ordine al dolo, ha quindi fatto ricorso per ottenere una formula assolutoria più favorevole.

Il Pf Cesarini, confermando le proprie memorie, ritiene non fondato l’appello ed ha chiesto quindi la conferma della sentenza di primo grado. La difesa, che ha depositato ulteriori e nuovi documenti in appello, ha insistito per l’assoluzione ritenendo che “non solo non ci sono prove per pronunciare la colpevolezza, ma addirittura c’è la prova evidente dell’innocenza”, ha detto l’avvocato Patrizia Brandi. Le ha fatto eco il collega sammarinese Enrico Carattoni che ha inoltre richiamato la sentenza del Collegio Garante circa la natura di reato a consumazione istantanea del riciclaggio per occultamento ed ha pertanto chiesto, in subordine ad una pronuncia assolutoria, di dichiarare l’intervenuta prescrizione del reato.

Anche qui il giudice Brunelli si è riservato di decidere.

Criminal minds… ormai senza criminal Giunge in appello il filone sammarinese di Criminal minds. Il caso in primo grado aveva visto una condanna a 2 anni per estorsione a carico di Riccardo Ricciardi e Bruno Platone, ritenuti colpevoli di una estorsione da 320mila euro ai danni dell’imprenditore anconetano Claudio Vitalucci. Nell’udienza di ieri il Procuratore del fisco, nel calcolare la prescrizione, ha riscontrato essere intervenuta già nel gennaio 2018. Ha quindi chiesto di dichiarare appunto la prescrizione, non potendo addivenire ad una pronuncia più favorevole.

Ha preso atto della prescrizione l’avvocato Antonio Masiello, legale della parte civile. Non così secondo gli avvocati Lara Conti e Giuseppe Ragini, rispettivamente difensori di Platone e Ricciardi, che puntano a una formula assolutoria. I legali hanno chiesto da un lato l’assoluzione, richiamando tra l’altro la sentenza, appunto assolutoria, del tribunale di Rimini sul medesimo caso. Dall’altro hanno invocato il non luogo a procedere per il ne bis in idem internazionale, dato che gli stessi fatti sono stati già giudicati e definiti in Italia. La decisione del giudice di appello entro tre mesi.

Coniugi accusati di riciclaggio Appello per Angelo Cruso e Licia Gesulmina Nigri, coniugi oggi sull’ottantina, i quali sono stati condannati in primo grado per riciclaggio di 805mila euro, denaro ritenuto distratto dalle società amministrate dall’uomo. Per il Pf Cesarini, che ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, la responsabilità dei coniugi risulta confermata. Non così per l’avvocato Maria Selva che, ricostruendo la vicenda, ha chiesto l’assoluzione dei suoi assistiti. Il giudice si è riservato di decidere.

Firma falsa su assegni Il caso aveva visto la condanna in primo grado di Desolina Tangari a 8 mesi e 450 euro di multa, con pena sospesa, per essersi appropriata di assegni della società per la quale lavorava. Il Procuratore del fisco ha rilevato l’intervenuta prescrizione già prima del deposito della motivazione della sentenza di primo grado. L’avvocato Rossano Fabbri ha, dal canto suo, chiesto una formula assolutoria più favorevole per la sua assistita.

Il giudice Brunelli si è anche in questo caso riservato di decidere nei termini di legge.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo 

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