Processo Buriani-Celli a San Marino, le parti civili chiedono condanne per tutti

Processo Buriani-Celli a San Marino, le parti civili chiedono condanne per tutti

Le parti civili chiedono condanne per tutti, anche per i giornalisti che scrivono la verità. Rilanciata la narrazione politica mutuata dalla Commissione di inchiesta, mentre l’Avvocatura dello Stato chiede di non rispettare le sentenze del giudice di terza istanza

ANTONIO FABBRI – È stata la volta delle parti civili, ieri, nell’ambito del processo a carico del commissario della legge Alberto Buriani, di Simone Celli e, in un procedimento riunito, di direttore e caporedattore di L’Informazione di San Marino, rispettivamente Carlo Filippini e Antonio Fabbri, accusati di pubblicazione di atti coperti da segreto per aver pubblicato notizie vere e soprattutto non segrete, tanto che sono a tutt’oggi pubblicate financo sul sito del Consiglio Grande e Generale.

Così, anche se gli avvocati Filippo Cocco e Tania Ercolani hanno sostenuto essere “indegno” che i giornalisti abbiano scritto del processo nel quale sono imputati, noi abbiamo ancor più l’obbligo di darne conto, dato che dalle parole degli stessi avvocati pare proprio di capire non si volesse che ne parlassimo. Tuttavia, se non ne avessimo scritto, non sarebbe emerso che quello che ha sostenuto l’avvocato Cocco ieri, non è esattamente quello che è successo nel processo. “Questo processo è facile facile”, ha affermato Cocco “perché nessun testimone è venuto qua a smentire le parole della parte civile e a portare elementi a sostegno delle difese”.

Ah no? Se ne citano solo alcuni: Guerrino Zanotti; Nicola Renzi; Andrea Zafferani, Gerardo Giovagnoli. Tutti questi per esempio hanno sostenuto che quanto pubblicato da “L’Informazione” era pubblico e non segreto. Anche nelle dichiarazioni dell’ex direttore Giuseppe Ucci ci sono cose che non collimano proprio con la versione Tomasetti. Poi c’è la nota di servizio della Guardia di finanza e della procura di Roma, circa contatti informali, negati sotto giuramento dalla presidente di Bcsm, che riportano la delazione, rivelatasi non vera, su due professionisti sammarinesi. Queste, evidentemente, alcune delle cose che le parti civili rappresentate dagli avvocati Cocco ed Ercolani non volevano che si sapessero, tanto da definire una cosa “indegna” l’averle scritte.

Comunque ieri, le parti civili – dall’Avvocatura dello Stato per l’Eccellentissima Camera a Banca Centrale, alla parte civile Tomasetti, alla parte civile Gozi – hanno chiesto tutte la condanna per tutti, in tutti i procedimenti riuniti con condanna al risarcimento del danno e delle spese legali. Era d’altra parte impensabile aspettarsi altro.

Altro ci si aspettava, invece, nel merito delle requisitorie. La parti civili, infatti, hanno puntato più sulla narrazione dei rapporti tra Buriani, Grandoni, Lazzari, Guidi e Celli; sui tabulati telefonici, peraltro letti solo parzialmente e in certi casi neppure correttamente, e sulle testimonianze ritenute chiave di D’Addario e Gianatti che raccontano, volendo prenderle per attendibili, situazioni risalenti a 10-12 anni prima rispetto ai fatti contestati. La narrazione è rimasta quella originaria della conoscenza, dei rapporti di familiarità, delle coincidenze temporali.

Quindi per le parti civili hanno parlato nell’ordine gli avvocati Gabriele Marra e Alberto Selva, per l’Eccellentissima Camera; Maria Selva, Tania Ercolani e Filippo Cocco per Bcsm, Tomasetti e due funzionari di Banca Centrale; Lara Conti per Sandro Gozi. I singoli fatti non sono stati però esaminati analiticamente dalle parti civili in relazione alle specifiche fattispecie di reato contestate. E’ stata fatta piuttosto una narrazione complessiva, seppure suggestiva, ma con molte falle. Non è stato cioè analiticamente dimostrato dalle parti civili che un fatto, nella sua oggettività, corrispondesse alla fattispecie di reato prevista dall’articolo del codice penale contestato. Né è stato esaminato nel dettaglio dalle parti civili l’elemento soggettivo per ciascuna condotta. Si è trattato quindi di ricostruzioni presuntive, preconcette, fatte più di impressioni, congetture, indizi, fili rossi, “unione di puntini”, ma alcuna prova. Solo in qualche caso, ma in modo superficiale ed estemporaneo, c’è stato il richiamo alle singole accuse. Anche perché, a proposito di prove, si è cercato per l’ennesima volta di fare rientrare nel processo quelle che il Giudice di terza istanza, Oliviero Mazza, ha dichiarato irrimediabilmente inutilizzabili per ben due volte per gravi violazioni di principi fondamentali. Si tratta delle prove illegittimamente acquisite con il sequestro del cellulare di Buriani e in particolare di una conversazione con Gianfilippo Dughera registrata. Che senza questa registrazione le parti civili siano in difficoltà, lo testimonia il fatto che ieri l’avvocato Gabriele Marra per l’Eccellentissima Camera, ne ha comunque citati alcuni contenuti in udienza, nonostante la loro inutilizzabilità. Non solo. Ha anche aggiunto che praticamente la sentenza del Giudice di terza istanza di fatto non varrebbe nulla nel processo dibattimentale; che a suo avviso “è nulla e abnorme” e il giudice di primo grado può anche disattenderla.

Ora, lascia quanto meno per- plessi che lo Stato, tramite i suoi rappresentati in giudizio, arrivi a sostenere che la sentenza del Giudice penale di terza istanza, che è il giudice di più elevato grado della giurisdizione penale sammarinese, possa non essere rispettata. Un assunto condiviso da tutte le parti civili e che dà la cifra delle forzature richieste nell’ambito di questo processo. Ora, a fronte di questo, che gli avvocati Cocco ed Ercolani sostengano con teatrale veemenza che quello che è “indegno” sia il fatto che i giornalisti scrivano di questo processo nel quale sono imputati per avere riportato a suo tempo cose peraltro vere e tutt’altro che segrete, non può che lasciare attoniti e appare quanto meno imbarazzante. Sta di fatto che il processo di primo grado proseguirà, adesso, il prossimo 18 ottobre con la requisitoria del procuratore del fisco Roberto Cesarini. Poi toccherà ai legali della difese, Enrico Carattoni per Celli e per Fabbri-Filippini, e all’avvocato Michela Vecchi per Buriani.

Le arringhe termineranno il 9 novembre quando presumibilmente arriverà la sentenza.

Articolo tratto da L’Informazione di San Marino pubblicato integralmente dopo le 23

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