San Marino. Buriani-Volpinari: colpo di scena a fine processo, il giudice convoca la Pierfelici

San Marino. Buriani-Volpinari: colpo di scena a fine processo, il giudice convoca la Pierfelici

Rassegna stampa – Chiamata a testimoniare sulle indagini in pool e sulla prassi dell’epoca. Prima le difese avevano fatto le proprie arringhe chiedendo l’assoluzione piena.

ANTONIO FABBRI. Colpo di scena nel processo per abuso di potere e falso ideologico a carico dei Commissari della legge Alberto Buriani e Antonella Volpinari, accusati di avere istruito in pool l’indagine a carico degli ex vertici di Asset Banca per amministrazione infedele.

Il colpo di scena Ieri era attesa la sentenza, ma il giudice, dopo che tutte le parti hanno rassegnato le loro conclusioni, richiamando l’articolo 182 del codice di procedura penale, ha di fatto riaperto la fase dell’istruttoria dibattimentale per ascoltare come testimone l’ex magistrato dirigente Valeria Pierfelici, che sarà dunque convocata per il prossimo 15 novembre.

L’articolo 182 del codice di procedura penale richiamato nell’ordinanza dal Commissario della legge Adriano Saldarelli cita: “Può il Commissario, quando gli sembri incompleto il processo, prorogare il giudizio ad altro giorno per avere maggiori schiarimenti”.

Una decisione, rifacendosi a questo articolo, che ha colto di sorpresa sia le difese, che ieri avevano appena pronunciato le proprie arringhe, sia le parti civili, sia la procura fiscale. Infatti, se in qualche caso in passato era accaduto che, al termine della fase dibattimentale, il giudice chiedesse una integrazione probatoria documentale o testimoniale, non era mai accaduto che venisse riaperta di fatto la fase dell’istruttoria dibattimentale una volta che tutte le parti avessero rassegnato le proprie conclusioni.

Comunque, così sarà e per il prossimo 15 novembre sarà chiamata a deporre l’ex magistrato dirigente Pierfelici che dovrà riferire sulle indagini in pool ed è plausibile che successivamente le parti chiedano un termine per formulare ulteriori conclusioni rispetto a quelle già pronunciate.

Le arringhe delle difese Ieri mattina, comunque, prima dell’ordinanza del giudice Saldarelli, è stata la volta delle difese che hanno chiesto l’assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste o, in subordine, perché il fatto non costituisce reato. Ha esordito l’avvocato Michela Vecchi, difensore di Buriani, prendendo in esame i due capi di imputazione e le singole affermazioni delle parti civili. In sostanza l’accusa di abuso di potere si basa sulla contestazione di avere esercitato l’indagine in pool in assenza di apposita delega. In realtà, ha spiegato l’avvocato Vecchi, la delega c’era eccome fin dal gennaio 2014 data dall’allora magistrato dirigente Pierfelici, e si trattava di una delega di ordine generale di coordinamento e coassegnazione di fascicoli in funzione della legge 100 del 2013.

Quanto alla delega specifica la difesa ha rilevato come questa emerga dalla relazione sullo stato della giustizia firmata dalla stessa Pierfelici. Inoltre che il magistrato dirigente fosse al corrente della delega specifica è attestato, rileva la difesa, anche da delle e-mail prodotte dalla difesa stessa, scambiate tra Buriani e Pier- felici dalle quali risulta sia che gli inquirenti si interfacciavano con la dirigente come previsto dalla norma, sia l’appoggio del magistrato dirigente alle indagini in pool. In più la difesa sottolinea che già cinque giudici di diversi gradi – Esposito, Bin, Battaglino, Iadecola e Morsiani – hanno attestato la legittimità di quella indagine. L’avvocato Vecchi ha poi fortemente contestato la narrazione che viene ripetuta. “Le parti civili hanno gettato fango sostenendo che Buriani solesse distruggere Asset Banca. Ma i procedimenti devono rimanere adesi al fatto e alle prove. E anche qui le congetture restano congetture.

Il ragionamento – ha detto l’avvocato Vecchi – vorrebbe essere sillogistico, ma non è nemmeno quello. Si dice: siccome il dottor Buriani è amico di Guidi, Grandoni, Lazzari… primo fatto assolutamente indimostrato; allora voleva favorire BancaCis… secondo fatto assolutamente indimostrato; quindi per fare questo voleva danneggiare Asset.. terzo fatto indimostrato.  Non c’è la prova di alcunché”, ha detto l’avvocato Vecchi che tra l’altro ha rilevato come tali congetture non siano oggetto delle imputazioni mosse. Si contesta poi il falso in atto pubblico per le memorie che i due magistrati fecero davanti al giudice Esposito quando vennero a suo tempo ricusati. “Non c’è nessun falso”, ha affermato l’avvocato Vecchi indicando come in quelle memorie i magistrati si riferissero alla relazione della Pierfelici sullo stato della giustizia riferita al 2016 e predisposta nel 2017 nella quale si parla effettivamente dell’indagine in pool. Che non vi fossero irregolarità è confermato dal fatto, ha detto l’avvocato Vecchi, che “il dirigente, come previsto dalla legge, non ha mai avviato il procedimento disciplinare per questa roba. L’hanno avviata invece poi i denuncianti, che da un lato si difendevano non nel processo, ma dal processo a loro carico, e con l’altra facevano l’azione di sindacato”, ha affermato l’avvocato Vecchi. Chiesta dunque l’assoluzione con formula piena da tutti i capi di imputazione. Conclusione cui si è associato il codifensore, l’avvocato Gian Luca Mularoni.

E’ toccato quindi all’avvocato Sandro Mason, legale di Antonella Volpinari, che ha richiamato e integrato le conclusioni della collega Vecchi.

“Manca del tutto qualsiasi elemento per sostenere che Antonella Volpinari abbia agito per arrecare danno a Ercolani e Tabarrini. Nemmeno le parti civili se la sono sentita di affermare una cosa del genere. Una simile eventualità di danno non è stata mai esplicitata dal denunciante, ma anzi espressamente esclusa”, ha detto l’avvocato Mason.

Quanto alle doglianze del denunciante “si dice il falso quando si sostiene che i commissari della legge non avessero ammesso dei quesiti chiesti dalla difesa per il perito, perché c’è agli atti la richiesta dei magistrati di precisare alcuni di questi quesiti dato che non si capiva cosa volessero dire e si rispondeva che sarebbero state valutate emergenze istruttorie oltre al fatto che alcuni di tali quesiti non potevano essere oggetto di accertamento peritale, come le domande di natura giuridica. Si lamentano della tempestività del decreto di citazione a giudizio, quando nel decreto è spiegato che questa tempestività era dovuta al fatto che era imminente la scadenza del termine per l’istruttoria. Cosa dovevano fare? Lasciarlo scadere?”, ha chiesto retoricamente l’avvocato Mason. “Come già detto dall’avvocato Vecchi, in quel procedimento c’è stata una difesa degli imputati dal processo e non nel processo. Strategia che ha avuto successo, dato che l’amministrazione infedele andrà a finire in prescrizione”. Anche l’avvocato Mason ha rigettato tutte le accuse chiedendo l’assoluzione piena per la sua assistita.

Si è associato anche il codifensore Guido Saraceni.

Quindi era attesa la sentenza, ma, si diceva, è arrivato il colpo di scena del giudice Saldarelli che ha deciso di convocare come testimone Valeria Pierfelici, per “schiarire” i dubbi evidentemente rimasti al decidente sui fatti di cui all’imputazione “sull’esistenza di un provvedimento di coassegnazione” e sulla prassi applicativa dell’epoca circa l’applicazione della norma in materia.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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