Accordo UE, Beccari: “San Marino si sta giocando un’opportunità unica”

Accordo UE, Beccari: “San Marino si sta giocando un’opportunità unica”

Rassegna stampa – Il Segretario risponde su lettera degli enti regolatori, residenze fiscali non domiciliate dossier banche perplessità, vantaggi e sfide impegnative dell’accordo

ANTONIO FABBRI –  In una intervista rilasciata al nostro giornale, il Segretario di stato agli esteri, Luca Beccari, risponde alle domande a 360gradi sul negoziato con la Commissione Europea. Accordo di associazione UE, dopo l’ultima tornata negoziale a che punto siamo?
“Gli appuntamenti negoziali proseguono in maniera spedita con cadenza mensile e con ordini del giorno corposi che affrontano tutte le tematiche da risolvere per addivenire, come più volte sottolineato dalla Commissione UE, alla conclusione dell’accordo entro la fine dell’anno. A Metà ottobre sarò a Bruxelles per un incontro specifico con il Vice Presidente e per fare un nuovo punto della situazione ma in ogni caso mi sento di poter dire che ci sono i tempi per completare il percorso”
.

Lei ha dichiarato che la lettera degli enti regolatori alla Commissione UE non avrebbe avuto effetti, però dopo quella presa di posizione Monaco ha lasciato il tavolo… evidente- mente qualche effetto lo ha avuto. Lei che dice? “L’uscita dal tavolo negoziale di Monaco non penso proprio sia una conseguenza della lettera degli enti regolatori. L’accordo è molto vasto a abbraccia diversi ambiti oltre quello finanziario. La valutazione che hanno fatto probabilmente tiene conto di tutto e non di un solo aspetto. Monaco è una realtà e un economia molto diversa da San Marino e Andorra. Credo che per Monaco fosse evidente fin dal principio che accedere al mercato unico fosse un’opportunità che però si scontrava con la perdita di troppe peculiarità, cosa che invece non avviene nel nostro caso”.

E’ un problema per San Marino l’abbandono di Monaco oppure no? “No lo escludo. In primis perché la Commissione ha subito ribadito che il percorso con San Marino e Andorra non cambia. In secondo luogo perché credo che nonostante questo nuovo scenario sia imprevisto, abbia come risvolto il fatto che il quadro negoziale subirà una semplificazione con una posizione in meno da mediare”.

Prima di firmare l’accordo si farà un referendum? E come pensa che potrà andare? Non teme che seppure lo sfilarsi di Monaco non abbia inciso sul negoziato, una certa diffidenza nell’opinione pubblica possa averla creata? “La decisione sul referendum non spetta certo esclusivamente a me e credo che sarà una decisione che dovremo prendere assieme ai partiti. Dal canto mio ho sempre detto di non essere contrario e non temo questo passaggio per quanto l’esito di un referendum non è mai pronosticabile. San Marino si sta giocando un’opportunità unica, spero che se si dovesse celebrare un referendum, assolutamente comprensibile come esigenza, la popolazione lo affronti con la testa e non con la pancia. Il rischio, che non ci possiamo permettere, è quello di perdere per l’ennesima volta, a causa della paura e della chiusura al cambiamento, una grande opportunità per il nostro Paese, dovendo poi, in futuro, fare i conti con le conseguenze delle nostre mancate scelte. Sicuramente l’uscita di Monaco ha dato un argomento in più a quelli che erano già contrari all’accordo per principio. Sono certo che la cittadinanza saprà valutare come esprimersi pensando alle nostre esigenze e non a quelle di altri paesi molto diversi dal nostro”.

Alcuni parlamentari Ue – sono emerse in particolare dichiarazioni di un olandese e di un tedesco – dopo la notizia della lettera degli enti regolatori hanno espresso perplessità verso il negoziato con i microstati. Questo pare essere sintomo di sensibilità divergenti a Bruxelles verso questa intesa. Un consenso non unanime verso questa firma cosa comporterebbe per l’effettività e la compiuta attuazione dell’accordo? “In politica avere l’unanimità è sempre molto difficile e pressoché impossibile. Nel gioco delle parti ci sarà sempre qualcuno che è più o meno d’accordo di altri quindi non mi spaventa se qualcuno possa aver esternato delle preoccupazioni. Il messaggio che ricevo e che mi dà fiducia, ogni volta che ho interazioni con la Commissione e il Presidente Sefcovic, è quello di una volontà comune e forte di addivenire alla conclusione in tempi brevi dell’accordo. Registro inoltre costantemente il supporto di tutti gli stati membri così come di tutti gli euro parlamentari che incontro. Per dare vigore ed esecutività all’accordo non occorre il consenso unanime di tutti gli euro parlamentari, ma l’approvazione degli organismi secondo i principi democratici che ne regolano il funzionamento”.

Il vice presidente Schinas ha affermato che i piccoli stati se vogliono muoversi verso l’Ue “non possono mantenere alcune delle loro politiche fiscali”. Quanto hanno inciso le residenze fiscali non domiciliate su queste esternazioni, giunte proprio all’indomani dell’approvazione da parte del Consiglio dell’assestamento di bilancio che contiene quel provvedimento? “Non credo proprio che le affermazioni del Vice Presidente siano riferite all’approvazione delle residenze fiscali non domiciliate ed ancor più in particolare a San Marino, ma che abbia fatto una affermazione più generale. La fiscalità, come ribadito più volte, non fa parte dell’accordo. Ciò che fa parte dell’accordo è il rispetto dei principi di good governance fiscale (scambio di informazioni, trasparenza, effettività dell’imposizione) che San Marino applica già da tempo sulla base degli accordi in vigore e degli standard OCSE. Proprio in funzione del percorso di trasparenza fiscale che San Marino ha intrapreso da tempo, riconosciuto da tutti gli organismi internazionali credo che non vi siano motivi di preoccupazione in tale ambito”.

Lei ha chiarito che le politiche fiscali non sono oggetto dell’accordo, ma se la linea è quella indicata dal vice presidente Schinas, in futuro si potrebbero incontrare pressioni sulla sovranità fiscale? “Lo confermo, la fiscalità non fa parte dell’accordo. Il meccanismo di funzionamento dell’Unione Europea prevede che gli stati mantengano una loro prerogativa nella gestione della fiscalità nazionale. Ogni paese ha il suo sistema fiscale, autonomo e indipendente. Questo varrà anche per la Repubblica di San Marino. In quanto stato associato tra l’altro, la politica fiscale rimane autonoma e prerogativa sammarinese. L’Europa ci chiede di adottare i principi di good governance fiscale, ovvero la collaborazione in materia di scambio di informazioni e l’adozione dei principi OCSE/ BEPS che applichiamo già da tempo, essendo parte dei meccanismi di monitoraggio OCSE su questi temi. Oggi siamo una piazza economica trasparente che può attrarre investitori senza distorsioni per l’Unione Europea e per gli altri Paesi con cui San Marino si relaziona”.

Tornando alle residenze fiscali non domiciliate che sono motivo della discordia perché oltre alle opposizioni incontrano la contrarietà di tutti i sindacati e delle associazioni di categoria… sia lei che il Segretario Gatti siete però determinati a portarle avanti, ma suppongo che su un provvedimento del genere non si insista se ad esempio dall’Italia non ci sia stato qualche abboccamento o benestare. Sbaglio? “Mi stupisce davvero il fatto che ci sia tanto clamore su delle residenze che altro non sono che diritti di dimora temporanei dai 30 ai 150 gg, quando invece non si è detto praticamente mai nulla di particolare su residenze elettive, atipiche o di altro genere che creano diritti fiscali molto più forti. Credo che questo sia diventato “il tema” dello scontro politico interno per ragioni tutte nostre e che stiamo alimentando come al solito un problema dal nulla. Non chiediamo mai nessun benestare all’esterno su nessuna delle nostre scelte perché siamo indipendenti e sovrani, ovviamente siamo rispettosi dei principi internazionali che ci siamo impegnati ad implementare”.

L’ultima bozza di protocollo che vi è stata consegnata riguarda il settore probabilmente più delicato, quello bancario e finanziario. Ci può anticipare qualche contenuto? San Marino che vantaggi avrà in questo settore? E quali svantaggi? “Gli operatori della Repubblica di San Marino nei settori bancario e finanziario avranno la possibilità di accedere senza alcuna restrizione al mercato europeo, di operare non più solo dentro i confini del nostro Paese ma in tutta la vasta area macro regionale europea. Allo stesso modo, nell’ambito dell’associazione, operatori europei potranno prestare i loro servizi nel nostro territorio. Il deterioramento del nostro sistema finanziario al di là delle motivazioni “domestiche” è stato determinato anche e soprattutto dalla mancanza di sbocchi e dalla ristrettezza del mercato. Oggi subiamo già concorrenza esterna e lottiamo per rimpatriare capitali sammarinesi all’estero. Il nuovo scenario darà ossigeno al comparto anche se come già detto richiederà uno sforzo di adeguamento che comunque sarà necessario anche al di fuori dell’accordo come già del resto accade”.

Più in generale lei ha già anticipato che la vera sfida sarà, in tutti i settori dell’accordo, l’impegno a 360 gradi che San Marino, dalla pubblica amministrazione all’economia privata alla finanza, dovrà profondere per adeguarsi. Il gioco varrà la candela? “Assolutamente sì. Non dobbiamo ripetere errori già commessi in passato, come ho detto in precedenza, l’inclusione del nostro Paese al mercato unico europeo non è più derogabile. La sfida è importante certo, ma l’adattamento sarà comunque graduale a seconda dei diversi settori mentre l’integrazione sarà immediata. Dovremo senza dubbio far fronte a esigenze organizzative ma non dovremo stravolgere la PA o il Paese. Ciò che dovremo fare sarebbe comunque necessario a prescindere dall’accordo. I cittadini vogliono una PA efficiente, servizi digitali, semplificazione, certezza delle procedure. L’adeguamento all’acquis aprirà una finestra di rinnovamento delle nostre procedure e delle nostre strategie organizzative che ci aiuterà a migliorare sotto tanti aspetti”.

Si stanno muovendo gruppi contrari all’accordo, ma questa firma è proprio necessaria? E se dovesse sinteticamente elencare tre vantaggi che porterà l’accordo e perché, cosa indicherebbe ai sammarinesi? “Ovviamente rispetto le opinioni di tutti, ma nei vari confronti ho avuto la percezione che spesso chi è contrario (seppur legittimamente) non ha una visione di prospettiva perché ragiona solo per comparti, guarda solo a breve termine e non ha una visione di insieme. Non si tratta solo di risolvere problematiche specifiche o di abbracciare alcuni benefici. L’Europa si sta allargando ancora e il divario fra paesi membri e paesi terzi sta aumentando. Noi abbiamo una formidabile opportunità di essere parte di quel processo senza dover abbracciare un percorso di adesione. L’integrazione al mercato unico, come già detto poc’anzi, è un obiettivo che consentirebbe a San Marino di accedere pienamente a un mercato di oltre 500 milioni di consumatori alle stesse condizioni dei paesi membri dell’Unione, è una nuova prospettiva di sviluppo per il nostro Paese. Oggi, ogni anno, ogni mese, le normative europee cambiano e creano un divario tra la regola applicabile agli stati membri dell’Unione Europea e le modalità con cui gli stati membri possono relazionarsi con gli Stati terzi. Questo divario sta diventando sempre più grande. Questa condizione, per uno Stato enclave all’interno di uno stato membro – l’Italia – determina ogni giorno degli svantaggi. Sul fronte economico le nostre imprese incontrano sempre più limiti nell’operatività con l’Europa per la nostra condizione di stato terzo. Tanti servizi disponibili in Europa non sono fruibili a San Marino con enormi disagi per l’utenza sammarinese, fin tanto che addirittura tanti cittadini sammarinesi hanno dovuto acquisire la cittadinanza italiana, o quella di un altro paese europeo, per vedere riconosciuto il proprio diritto allo studio o addirittura per espletare pratiche amministrative”.

Articolo tratto da L’informazione di San Marino pubblicato integralmente il giorno dopo

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